Dal palazzo

La protesta

“Mamma coraggio”: «Liste di attesa e viaggi della speranza, Schifani rispetti gli impegni»

Cira Maniscalco, presidente del Cosmann, risollecita un incontro al presidente della Regione.

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«Il presidente della Regione, Renato Schifani, finora non ha mantenuto il suo impegno». Lo afferma Cira Maniscalco, presidente del Cosmann (il Comitato spontaneo regionale per le malattie rare neurologiche e neurochirurgiche) riferendosi al tema delle liste di attesa in Sicilia e dei viaggi della speranza di numerosi pazienti verso altre regioni.

Nei mesi scorsi in un’intervista a Repubblica Cira Maniscalco aveva denunciato di essersi dovuta rivolgere per un esame della figlia alla sanità privata, a pagamento, a causa delle lunghe liste di attesa di quella pubblica. Un ennesimo disagio dopo quelli già affrontati da numerosi anni con i costosi viaggi della speranza per ricevere cure altrove.

«All’inizio del suo insediamento mi aveva chiesto pubblicamente scusa, dicendo che si sarebbe personalmente interessato alla questione e promettendo un incontro con il mio comitato. Tuttavia, da circa un anno nonostante io abbia inviato diverse email per una richiesta di incontro, per impegni istituzionali non mi ha mai incontrato. Mi ha fatto  ricevere da un delegato in assessorato alla salute ma l’incontro non ha soddisfatto le mie aspettative e le mie esigenze. C’è bisogno di una presa di coscienza, c’è bisogno che il presidente in persona ascolti i problemi e le criticità economiche che affliggono la mia famiglia, tra questi un grande debito bancario per spese sanitarie sostenute in questo anni, circa 20.000 euro. Chiedo che la Regione Siciliana si faccia carico di questo danno economico che ho dovuto sostenere e che adesso non sono più nelle condizioni di poter affrontare».

Nel mese di dicembre durante una seduta dell’Ars Schifani sottolineò: «Voglio chiedere scusa a Cira Maniscalco, la mamma di una bambina malata di tumore che aveva chiesto un’indagine strumentale in una struttura ospedaliera palermitana e si è vista rispondere che l’indagine sarebbe stata possibile solo sei mesi dopo. È dovuta ricorrere al privato, pagando. Mi sento di chiedere scusa. Me ne scuso e mi assumo questa responsabilità anche se mi sono insediato da poco. Questo governo lavorerà perché questi fatti non si possano più ripetere».

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