Livio Blasi CIPOMO

Salute e benessere

La Giornata mondiale

Lotta al tumore del pancreas, Blasi: «Ecco gli obiettivi della ricerca scientifica»

L'oncologo palermitano, Past president del CIPOMO: «L’evoluzione sarà quella di fare indagini genetiche molecolari per trovare tutta una serie di biomarcatori che possiamo colpire utilizzando farmaci già in commercio per altre patologie»..

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Novembre è il mese dedicato alla sensibilizzazione sul tumore al pancreas e oggi si celebra la giornata mondiale per la lotta contro tale neoplasia che ancora risulta avere la più bassa percentuale di sopravvivenza. Per il “World Pancreatic Cancer Day 2021” saranno illuminati di viola moltissimi edifici pubblici e privati in tutta Italia e nel mondo, con lo scopo di attirare l’attenzione della popolazione sulla prevenzione e sui controlli di screening. Insanitas ha approfondito la spinosa tematica con l’oncologo palermitano Livio Blasi (nella foto), Past president Cipomo (Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri) e direttore dell’Uoc di “Oncologia Medica” dell’Arnas Civico di Palermo.

Quando parliamo di tumore al pancreas a quali patologie ci riferiamo?
«Esistono due tipologie principali di tumori del pancreas: quelli di tipo endocrino e i tumori del pancreas esocrino, cioè i carcinomi duttali. I tumori neuroendocrini del pancreas hanno decorsi clinici-gestionali diversi perché sono più curabili rispetto all’adenocarcinoma pancreatico classico».

Ci sono dei miglioramenti in merito alla sopravvivenza dei pazienti?
«I dati sulla mortalità sono relativi al 2019 perché le nostre linee guida, quelle dell’Aiom, sono state pubblicate nel 2020, quindi nei primi 5 anni dalla diagnosi è stata registrata una sopravvivenza dell’8%, a 10 anni si scende al 3%. Benché abbiamo migliorato i trattamenti sia in fase preoperatoria che postoperatoria, la sopravvivenza rimane ancora bassa».

In relazione ai trattamenti, ci sono quindi novità?
«Ci sono differenze sono dal punto di vista qualitativo, perché oggi prima di intervenire con la chirurgia è preferibile fare il trattamento preoperatorio, basato su tutta una serie di parametri clinici e strumentali in cui il paziente può ridurre il carico della malattia e rendere più agevole la fase chirurgica. I pazienti che vengono sottoposti a questa tipologia di trattamento sono quelli che potrebbero avere una sopravvivenza più elevata negli anni. Trovare un tumore al pancreas che sia operabile è difficile perché si tratta di una malattia subdola, che quando viene diagnosticata generalmente è già in fase avanzata, con l’invasione dei vasi sanguigni attorno al tumore, per cui diventa problematico operare. Inoltre, spesso ci troviamo di fronte a pazienti che presentano micro-metastasi epatiche che sfuggono agli esami strumentali».

Il tumore al pancreas è così difficile da trattare perché è per lo più asintomatico?
«È un tumore difficile da diagnosticare perché può essere asintomatico e quando si presentano i sintomi è già una malattia in stato avanzato, se non addirittura metastatica. Altre motivazioni possono basarsi su alcun fattori biologici perché abbiamo visto come ci siano pazienti che possono presentare la mutazione del gene BRCA, che serve per la riparazione del Dna. Questa tipologia di pazienti, successivamente al trattamento chemioterapico, potrebbe eventualmente giovarsi di terapie bersaglio, come i trattamenti che usiamo per il tumore ovarico o della mammella».

C’è un modo in cui le persone possono tenere sotto controllo questo tumore?
«No, è necessario puntare sulla prevenzione, infatti, si è visto che il fumo di sigaretta è il fattore di rischio più comune per il tumore del pancreas, poi ci sono la vita sedentaria, l’obesità, la dieta non ricca di verdure e frutta fresca. Inoltre, è stata evidenziata un’incidenza maggiore al Centro-Nord rispetto al Centro-Sud, molto probabilmente a causa della vita più frenetica e dell’inquinamento ambientale maggiore. Questa è la prevenzione primaria, poi c’è una prevenzione secondaria da screening, per cui chi ha sofferto o soffre di pancreatite deve essere attenzionato perché qui spesso può insorgere un tumore del pancreas».

Quindi il cancro al pancreas non è legato all’ereditarietà?
«No, è dovuto principalmente a fattori ambientali e comportamentali. Dal punto di vista genetico il tumore del pancreas può essere determinato soltanto dal gene BRCA mutato, verificabile con l’analisi molecolare oppure studiando l’albero genealogico, ma la percentuale di persone che rientrano in questa categoria è molto bassa, intorno al 9% dei casi totali».

La ricerca scientifica in che modo si sta muovendo per studiare questo particolare tipo di tumore?
«L’evoluzione sarà quella di fare delle indagini genetiche molecolari con l’obiettivo di trovare tutta una serie di biomarcatori che noi possiamo colpire utilizzando dei farmaci già in commercio per altre patologie. Pertanto, andremo ad identificare attraverso un sistema di Board Molecular le possibili alterazioni e proveremo a somministrare dei farmaci in commercio che non hanno indicazioni per la patologia che andiamo a trattare, ma potrebbero avere un impatto favorevole sulla sopravvivenza del malato o sulla progressione della malattia stessa. Tutto ciò però è sempre successivo alla somministrazione della chemioterapia codificata per il tumore del pancreas, non ci sono farmaci biologici che al momento possono sostituire la classica chemioterapia o gli specifici farmaci usati per il pancreas, sono due schemi terapeutici ben codificati, al fallimento di queste terapie si opta per questi nuovi trattamenti».

All’ospedale Civico di Palermo è presente un Pdta dedicato al tumore del pancreas. Qual è la peculiarità dell’equipe con cui lavora?
«Il tumore del pancreas deve essere curato in una struttura in cui è presente un team multidisciplinare dedicato che possa discutere del caso clinico del paziente, come noi all’Arnas Civico. Al tavolo di questo team ci devono essere l’endoscopista, il chirurgo, l’oncologo, il radioterapista e il nutrizionista perché man mano che il tumore al pancreas cresce il malato va incontro ad un progressivo deterioramento fisico, che determina una cachessia importante. Per cui è necessaria la presenza di una figura che dia la sua expertise per mantenere un certo stato nutrizionale del paziente stesso, infatti una dieta congrua ha un impatto favorevole sulla sopravvivenza dei pazienti affetti da tumore, in generale. Al Civico abbiamo un Pdta per il tumore del pancreas a cui lavoriamo da circa un annetto, con regolari riunioni settimanali, in cui discutiamo dei casi che giungono alla nostra osservazione all’interno dell’ospedale. In questo modo definiamo chi deve fare prima una chemioterapia e chi va direttamente in chirurgia. La decisione sul percorso di cura di un determinato paziente non è presa dal singolo, ma tutte queste figure professionali collaborano per decidere in che modo intervenire».

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