Sicilia in zona gialla dal 23 agosto, sembrava sicuro; alcuni paventavano la possibilità che già venisse disposta addirittura la zona arancione senza passar nemmeno dalla prima. E invece la Sicilia è restata “in zona bianca”. Ma come? Siamo la prima regione per numero di contagi e restiamo in zona bianca, che è quasi sinonimo di regione “covid free”. E già, sono stati aggiunti posti in terapia intensiva, un po’ qua, un po’ là. Ma, al di là di questa tarantella politica, serve tutto ciò?
Mi chiedo questo da medico igienista, dopo un’attenta riflessione elaborata sul campo in questi due anni di emergenza, e penso fermamente che tutto ciò non serva adesso; sarebbe servito prima. Questo mio pensiero sulle zone a colori non è un segreto, l’ho esternato più volte e molti me ne chiedono il motivo.
È semplice: penso che a rispettare le restrizioni imposte dalla zona gialla o arancione saremmo noi cittadini onesti, noi che da due anni lavoriamo per arginare i contagi. Sono quei cittadini che si sono affidati alla scienza e hanno completato il ciclo vaccinale; quegli imprenditori che, già durante la prima ondata, si sono adeguati alle misure di restrizione e, senza porre resistenza, hanno collaborato fattivamente affinché il numero dei contagi fosse contenuto. Questi e non altri rispetterebbero le misure disposte con le zone a colori.
La zona gialla, o arancione, intesa come adesso contribuisce a danneggiare oltre misura solamente una parte della popolazione, quella con uno spiccato senso civico. Chi non si è vaccinato, chi non ha mai creduto all’esistenza dell’infezione prodotta da Sars-CoV-2, alle conseguenze che l’infezione comporta, chi non si è mai curato di proteggere sé stesso e gli altri, vaccinandosi, non rispetterà le restrizioni imposte con la zona gialla, né con quella arancione.
“Questi colori sotto il profilo sanitario non servono a nulla, se non ad alimentare la polemica politica”, ha affermato qualche giorno fa un membro del CTS regionale. Il sistema dei colori così come è concepito, non conterrà il contagio, non arginerà la pandemia. Così come non la conterrà il tracciamento che stiamo facendo da settimane, senza sosta.
Sono 1.739 i nuovi casi di Covid-19 in Sicilia, su 20.812 tamponi processati; l’indice di positività giunge all’8,4%. La Sicilia nei giorni scorsi ha registrato il triplo dei contagi della Lombardia. Attualmente ci sono 22.629 positivi in Sicilia, di cui 677 ricoverati in ospedale in regime ordinario, 84 in terapia intensiva e circa 22.000 in isolamento domiciliare.
Lo scorso anno in questo periodo contavamo i nuovi positivi delle 24 ore sulle dita delle mani. Il boom dei contagi che nell’ottobre/novembre 2020 ha determinato la seconda ondata, quest’anno è arrivato molto prima determinandone la quarta ondata già ad Agosto. Per il secondo anno consecutivo siamo intervenuti a valle del problema: quando ormai il numero dei ricoveri e dei contagi è diventato incontrollabile. E, se mai qualcuno decidesse di istituire la zona gialla o arancione, nulla di fatto cambierà.
Sarebbe opportuno invece prevenire questo disastro, prevenire le ospedalizzazioni ed evitare che il tasso dei nuovi positivi aumenti di giorno in giorno. Prendere coscienza di ciò che accade a valle è semplice. Pianificare per prevenire e contenere è compito di Noi professionisti di sanità pubblica e dell’Assessorato alla Salute.
Il governo regionale avrebbe dovuto, da un lato, imporsi meglio, sottolineando di più l’importanza di mantenere le misure di contenimento all’aperto e del distanziamento, assicurare maggiori controlli e sottolineare l’importanza della vaccinazione, adottando restrizioni per i soggetti non vaccinati, punendo quegli imprenditori che disattendono le regole: sono tanti i giovani che si riversano nelle piazze, fuori dai locali, per ballare e accalcarsi; il governo regionale avrebbe dovuto sovvenzionare quel settore dell’economia che vive di turismo, limitando al minimo le situazioni di assembramento che si creano quando l’unico obiettivo dell’imprenditore diventa quello di recuperare tutte le perdite dell’anno in cui non si è lavorato.
La Sicilia soffre oggi e soffrirà di più tra non molte settimane quando il numero dei positivi, oggi ancora gestibile a fatica, diventerà incontrollabile e non più tracciabile. Perché si è verificato di nuovo questo disastro? Perché l’epidemiologia e la sanità pubblica, ancora una volta, sono vittime dell’inesperienza della politica e, soprattutto, delle mediazioni che la politica è costretta a fare. Con la scusa di salvare l’economia oggi, il governo regionale opera scelte contro la salute dei siciliani portando così la nostra Regione verso nuove chiusure, determinando presto il collasso degli ospedali.
La Sicilia, dunque, almeno per il momento resterà zona bianca, diventerà presto arancione e magari rossa per colpa di coloro i quali non seguono le regole, vivendo fuori dagli schemi, per colpa di un governo regionale che confida ancora nel buon senso dei siciliani. Il giallo, così come l’arancione, non è un problema e non arresterà di certo la crescita del numero dei positivi; a breve, anzi, ne son certo, seguiranno colori più scuri con restrizioni più importanti. Oltre ovviamente ad una maggiore pressione sul comparto ospedaliero.
Stiamo pagando oggi il prezzo di una campagna vaccinale efficace a tratti; un milione sono i siciliani che, ad oggi, non hanno ricevuto neppure una dose di vaccino. Quasi un quarto della popolazione regionale non è immunizzata contro Sars-CoV-2. Un dato che dovrebbe far riflettere. Molto ha a che fare con ragioni di ordine socio-economico e culturale. Siamo ultimi per paura e diffidenza diffusa nei vaccini, frutto di enorme ignoranza e della clemenza della prima ondata che non ha fatto le migliaia di morti del nord.
Siamo l’Isola dei no-vax. Nonostante lo sforzo organizzativo della Regione, con open day, vaccinazioni nei luoghi di movida, nei quartieri e nelle periferie, molti non vogliono vaccinarsi. Il concetto del “liberi tutti” va bene dove il senso civico è ben radicato. Non è il nostro caso!
Dott. Enrico Alagna