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Lotta ai tumori, il biologo nutrizionista: «Ecco perchè pure i broccoli sono d’aiuto»

Il dottor Massimiliano Cerra commenta lo studio dei ricercatori del Cancer Research Institute di Boston.

Tempo di lettura: 5 minuti

I broccoli contengono una molecola che attiva un gene che ripara le cellule dai danni dovuti ad errori di funzionamento nel ciclo cellulare. Secondo uno studio dei ricercatori del Cancer Research Institute di Boston si tratta di un gene utile sia in fase di prevenzione sia in fase di battaglia contro la malattia.

Sono un’ottima fonte di antiossidanti, in grado di contrastare gli effetti dei radicali liberi e ridurre eventuali infiammazioni, contribuiscono alla regolarità intestinale grazie alla presenza di fibre, utili anche per offrire un maggiore senso di sazietà. Questi i benefici dei broccoli. Molti però non sanno che i broccoli, insieme ad altre crucifere (categorie a cui appartengono i cavoli e le cime di rapa) contengono una molecola chiamata Indolo-3-carbinolo (I3C) che attiva un gene definito “onco-soppressore”.

I geni onco soppressori, ad esempio, “riparano” le cellule dai danni dovuti ad errori di funzionamento nel ciclo cellulare. Ci proteggono quindi! Sono dei meccanici in nostro supporto. Questo gene, chiamato PTEN, rimane poco attivo nelle cellule tumorali e attivarlo, tramite le molecole benefiche dei broccoli, è un aiuto in più sia in fase di prevenzione sia in fase di battaglia contro la malattia. È quanto hanno scoperto i ricercatori del Cancer Research Institute di Boston e secondo il dottor Massimiliano Cerra, biologo e nutrizionista, esperto in nutrizione clinica e nutrizione oncologica, ci sono tanti buoni motivi per rivalutare questo alimento, spesso non gradito da bambini, ma anche da tanti adulti.

Dottore, come funziona il meccanismo di protezione?
«Abbiamo un sistema di controllo nelle nostre cellule e quando anche solo una singola cellula commette degli errori nel proprio ciclo cellulare potrebbe costarci caro perché questo errore manderebbe in tilt quelle che sono le “fabbriche” della cellula stessa. Questi errori potrebbero far sì che si trasformi in una cellula cancerogena. Ci sono tanti alimenti che aiutano in questo senso, ma nel caso del broccolo si attiva una sentinella di controllo, un gene chiamato onco-soppressore. Questo gene sentinella ripara le cellule o meglio ripara gli errori».

In cosa consiste la novità riguardo questi alimenti “anti-corruzione” rispetto al passato?
«Negli ultimi anni c’è un’attenzione maggiore rispetto agli alimenti funzionali in ambito oncologico. Ad esempio, da tempo si parla dell’utilizzo della curcumina. Occorre però precisare che la curcumina contenuta nella curcuma non è molto biodisponibile, il corpo non riesce a prenderla. Pertanto, sarebbe utile fare integrazioni di curcumina, chiaramente sotto prescrizione del professionista».

Come dovrebbero essere cucinati i broccoli per far sì che mantengano le loro caratteristiche e per farli mangiare anche ai bambini?
«Il miglior modo per cucinarli sarebbe al vapore. Suggerisco sempre ricette per i bambini che ne camuffino la forma o il sapore, ma spesso, a dir la verità è l’esempio fornito dai genitori con un’alimentazione corretta che contribuisce a far abituare i bimbi a mangiare bene».

Il broccolo rientra negli alimenti antiossidanti, quali altri alimenti o ingredienti non dovrebbero mancare sulla nostra tavola?
«L’olio extravergine d’oliva è un antiossidante, un antinfiammatorio, usato a crudo fa molto bene. Abbiamo anche la frutta secca, il cioccolato fondente. Alimenti che contengono tutta una serie di molecole che svolgono un ruolo antiossidante. Contribuiscono anche fattori esterni, non pensiamo che questi meccanismi si attivino solo per fattori interni. Come, ad esempio, l’esposizione a raggi ultravioletti oppure abusare di alimenti che determinano una serie di problemi a livello cellulare».

Quando lei parla di prevenzione, in questo caso in campo oncologico, chi dovrebbe farla e da che età?
«Tutti dovremmo adottare uno stile alimentare salutare. Già in fase di concepimento i genitori dovrebbero pensare a un’alimentazione corretta. Soprattutto in caso di familiarità, nel caso di una mutazione già strutturale di alcune di alcuni geni. Per esempio, i geni BRCA1, BRCA2, che se modificati, aumentano il rischio di sviluppare tumore al seno».

Riguardo l’alimentazione in oncologia, esistono diete specifiche per diverse tipologie di tumori o si può generalizzare?
«È chiaro che un intervento nutrizionale generalizzato fa bene: abbassa i livelli di glicemia, i livelli di insulina, i livelli di infiammazione e del grasso che circola nel sangue. Ci sono tuttavia, delle specifiche rispetto a una serie di tumori piuttosto che altri. Dipende dalla localizzazione del tumore stesso, lì si bilanciano bene tutti i nutrienti».

In che direzione sta andando la nutrizione oncologica?
«C’è sempre più attenzione al paziente. Colgo l’occasione per sottolineare la presenza di chi, approfittando della vulnerabilità psicologica dei pazienti, se ne approfitta provando a speculare promuovendo prodotti miracolosi che in realtà non servono a niente, se non a spendere del denaro e far arricchire questi approfittatori. Consiglio quindi di diffidare da chi propone “miracoli” in sostituzione delle cure tradizionali e della nutrizione oncologica. Esiste anche la nutrizione integrata, cioè una nutrizione a supporto delle terapie farmacologiche».

Esistono informazioni poco chiare in merito alla nutrizione oncologica?
«Sì, ad esempio anche alcuni medici, non tutti fortunatamente, alla domanda del paziente oncologico se può mangiare tutto, dicono “sì”. In realtà non è così. Ad esempio, un paziente che ha avuto un tumore al colon deve prestare attenzione, rivolgersi nel dubbio a uno specialista della nutrizione, non è così scontato che il medico di base o l’oncologo stesso possa dare indicazioni specifiche».

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