Dal palazzo

Impugnata la legge approvata dall'Ars a marzo

Lo stop alle nomine dei manager della Sanità siciliana? Il Consiglio dei ministri: «Norma illegittima»

Impugnata la legge di proroga dell'esercizio provvisorio approvata a marzo, nella parte in cui (articolo 3) blocca le nomine dei direttori generali e prevede i commissariamenti.

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Lo stop alle nomine dei manager della Sanità siciliana approvato dall’Ars a marzo è illegittimo. La bocciatura giunge dal Consiglio dei Ministri, che ha impugnato  la legge di “Proroga dell’esercizio provvisorio 2017” nella parte in cui (l’articolo 3) prevedeva di bloccare le nuove nomine nei casi di direttori generali in scadenza e disponeva eventualmente il ricorso ai commissari straordinari.

Secondo il Consiglio dei Ministri, questa norma eccede le competenze attribuite alla Regione dallo Statuto speciale e, in quanto prevede i commissariamenti non consentiti dalla normativa statale di riferimento, si pone in contrasto con i principi fondamentali in materia di tutela della salute (in violazione dell’art.117, terzo comma, della Costituzione) e dei principi di ragionevolezza, di adeguatezza, e di buon andamento dell’amministrazione (di cui agli artt. 3 e 97 della Costituzione).

«La decisione del Consiglio dei ministri conferma i dubbi che avevo già espresso in Aula al momento dell’esame della norma», afferma Alice Anselmo (capogruppo del Pd all’Ars), mentre Michele Cimino (portavoce e deputato regionale di Sicilia Futura sottolinea: «Sulla legge regionale per le nomine nella Sanità, impugnata ora dal Consiglio dei Ministri, avevamo bene noi di Sicilia Futura uscendo dall’Aula al momento del voto ritenendola incostituzionale. Si provveda nell’immediato a modificare tale norma con un apposito testo all’Ars che superi i rilievi del Governo nazionale».

La maggior parte dei manager delle aziende sanitarie sono in scadenza e nei mesi scorsi si era accesa la polemica proprio sulle eventuali nuovi nomine nell’ultima fase del governo Crocetta. Da qui la previsione di quell’articolo inserito nella legge di proroga dell’esercizio provvisorio ed ora bocciato dal Consiglio dei ministri.

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