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Lo sciopero nazionale degli infermieri: «Imperativo uscire dal comparto e debellare il demansionamento»

La segreteria siciliana dell'Associazione avvocatura di diritto infermieristico interviene in vista della protesta del 23 febbraio.

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Sullo sciopero nazionale degli infermieri, previsto per il 23 febbraio, interviene l’Associazione avvocatura di diritto infermieristico. «Speriamo che vi sia un massiccia adesione perché, comunque, denota finalmente un risveglio di una categoria dormiente ormai da troppo tempo», scrive il segretario regionale in Sicilia, Matteo Incaviglia (nella foto).

Ed aggiunge: «Gli infermieri italiani sono considerati fra i più preparati d’Europa, eppure sono i peggio pagati e la loro professionalità non è riconosciuta come negli altri paesi Europei, non a caso tutti i giornali parlano della fuga degli Infermieri verso altri paesi, Regno Unito in primis, nonostante la acclarata carenza di infermieri nelle nostre strutture sanitarie».

Incaviglia sottolinea: «La politica deve forza maggiore prendere in considerazione alcune questione non più procrastinabili e per le quali come Associazione stiamo spingendo intensamente».

Ecco le richiesta dell’Aadi:

1) «Prevedere una sezione contrattuale apposita per gli infermieri, fuori dal comparto in modo da valorizzare realmente il percorso formativo, come previsto dall’art. 40 co. 2 del D.Lgs 30 Marzo 2001 n 165. Riteniamo fuori contesto la collocazione contrattuale attuale, è infatti inconcepibile svolgere una professione per la quale è necessario aver conseguito una laurea, con tutte le responsabilità annesse e connesse a tale status giuridico professionale, per poi essere inquadrati con un contratto che ci relega tra i mestieranti».

2) «Gli infermieri devono poter svolgere la libera professione come già avviene per i medici, quindi via l’esclusività».

3) «È necessaria una congrua assunzione di personale OSS in modo da permettere agli Infermieri di svolgere le proprie delicate attività senza occuparsi di tutte quelle attività alberghiere incompatibili con una professione connotata dal carattere intellettuale Art. 2229 C.C. (come peraltro costante giurisprudenza afferma)».

4) «Le richieste deroghe alle 11 ore di riposo consecutive, oltre ad essere inopportune perché espongono il personale e soprattutto i pazienti ad episodi di malpractice dovute all’eccessiva stanchezza, si palesano illegittime come qualche autorevole giurista ha già avuto modo di sottolineare.

Infine, Incaviglia sottolinea: «La Politica prima o poi dovrà fare i conti con queste questioni, dunque scioperiamo in massa ma che sia solo l’inizio di una protesta che dovrà essere sempre più intensa e finalizzata al riconoscimento della professionalità. L’imperativo è uscire dal comparto e debellare il demansionamento. Senza aver risolto queste due questioni, nessun riconoscimento congruo, sia sociale che economico vi potrà essere».

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