AGRIGENTO. Vendere i propri immobili non più idonei a fini sanitari, con l’obiettivo di fare cassa per gli investimenti. E, quindi, migliorare la qualità dei servizi offerti agli utenti.
È la strategia che l’Asp di Agrigento sta attuando– e pure con ottimi risultati- tanto da meritare un encomio dall’Agenzia regionale del Demanio: risulta, infatti, nell’elenco delle amministrazioni italiane più attive su questo fronte.
Già, perché l’azienda dispone di svariati stabili e terreni su tutto il territorio nazionale e, in buona parte, frutto di passati lasciti o donazioni. Si tratta dei cosiddetti “beni non disponibili”, cioè di quel patrimonio non utilizzabile a fini sanitari che, in molti casi, non è remunerativo per l’Asp o, addirittura, rappresenta un peso economico.
Fra i beni sinora alienati con procedure ad evidenza pubblica, si annoverano i fondi del cosiddetto “feudo di Roccamena”, il cui ricavato ammonta a circa settecentomila euro, ed alcuni locali in via san Vincenzo ad Agrigento venduti a poco più di duecentomila euro.
Inoltre sono in definizione gli iter di dismissione relativi ad alcuni appartamenti a Roma, Palermo ed Alessandria, per i quali sono pervenute offerte per due milioni di euro in totale.
E uno degli obiettivi principali è quello di completare (in sinergia con l’Agenzia del demanio) le procedure di alienazione del vecchio ospedale di Sciacca: si prevede che il ricavato garantirà all’Asp agrigentina un ulteriore introito di circa otto milioni di euro, da reinvestire appunto nei servizi sanitari.