I lavori sarebbero dovuti partire a inizio anno ma ancora nulla o quasi si muove all’Umberto I di Enna. Problemi logistici, per il trasferimento di reparti adiacenti che certo non è cosa semplice o probabilmente lungaggini pseudo-burocratiche. Come più volte detto Enna è l’unica delle nove province a non avere ancora l’emodinamica, il 2023 sarà l’anno buono?
Quest’ultima nel 2018 è stata finalmente inserita nella nuova rete ospedaliera siciliana. Il sogno nel cassetto si è quindi avverato o quasi. L’ importante risultato- come dicono gli addetti ai lavori – non è stato dovuto al caso ma all’impegno continuo dei cardiologi del reparto diretto dal primario Lello Vasco che hanno costruito , con il loro lavoro, una solida e credibile realtà: la Cardiologia dell’Umberto I, di cui il territorio ennese può farsi pregio a sentire molti pazienti.
«All’epoca incitare il governo siciliano a inserire nel piano sanitario regionale l’emodinamica presso l’Umberto I di Enna non è stata una cosa facile, né scontata- commenta con un sorriso il primario Vasco da noi interpellato- Le resistenze che si opponevano alla crescita del nostro ospedale e del nostro territorio sono state sempre forti e apparentemente insormontabili ma ce l’abbiamo fatta. Sono stati stanziati 2.450.000 euro dalla Regione e di questo va dato atto all’assessore alla sanità dell’epoca Ruggero Razza che ascoltò e fece propria la nostra richiesta, portata all’attenzione della Commissione sanità dell’Ars».
Come premesso eravamo nel 2018 al via libera e adesso siamo nel 2023. Sono passati dunque cinque anni, qualcosa è cambiato oppure no? «Il destino dell’emodinamica dipende solo da noi», chiosa Vasco. I lavori fisicamente non sono ancora partiti ma il bando è già stato pubblicato in Gazzetta- come aveva assicurato qualche mese fa il Direttore generale Francesco Iudica- e scadeva il 9 marzo.
«Purtroppo la buona volontà del management aziendale e dei cardiologi da sola non basta a fare andare avanti le cose. L’estenuante lentezza di alcuni uffici, anche se puntualmente sollecitati dalla Direzione Generale condiziona spesso la capacità dell’intera azienda di rispondere con celerità ai bisogni di salute delle comunità».
Le lentezze burocratiche- come è ben noto- sono un vulnus con il quale tutte le amministrazioni devono fare i conti ma quando in discussione c’è la salute, ogni ritardo diventa incomprensibile oltre che inaccettabile, per questo ci auguriamo che l’interesse della comunità diventi priorità anche per gli uffici preposti.