Sono 23 i responsabili di centri clinici italiani che hanno partecipato alla sperimentazione con Covitar, che chiedono l’inserimento nell’anagrafe vaccinale dei soggetti vaccinati con Reithera e, quindi, il rilascio del Green Pass per loro, al ministro della Salute, Roberto Speranza. Tra i firmatari del documento (clicca qui) c’è Antonio Cascio (nella foto di Insanitas), direttore dell’Unità di Malattie Tropicali e Infettive del Policlinico “Giaccone” di Palermo secondo cui «i risultati della sperimentazione sono assolutamente incoraggianti».
«I dati preliminari di sicurezza e immunogenicità delle prime cinque settimane di studio, analizzati dal Safety Monitoring Board, Comitato indipendente per la valutazione della sicurezza, e dallo Steering Committee, Comitato scientifico per la valutazione dell’efficacia, hanno mostrato un profilo favorevole. Per quanto riguarda l’efficacia, misurata come immunogenicità i dati mostrano una sieroconversione del 93% dopo la prima dose e del 99% dopo la seconda dose. Il livello degli anticorpi è comparabile a quello misurato in un gruppo di riferimento di pazienti convalescenti dall’infezione COVID-19», scrivono i medici nella lettera inviata al Ministero.
Il problema di Reithera, in effetti, non è mai stato quello dell’efficacia perché già da marzo l’azienda aveva annunciato che il proprio vaccino, secondo gli studi clinici intermedi, provocava una forte risposta immunitaria e nessun effetto collaterale. La sperimentazione clinica in fase 2 è stata condotta da 25 gruppi di ricerca in tutta Italia coinvolgendo più di 900 volontari. Secondo il comunicato rilasciato dall’azienda il 12 luglio, i risultati preliminari confermavano ampiamente quelli della fase 1. Il vaccino ha indotto una risposta anticorpale in più del 93% dei volontari tre settimane dopo la prima dose, raggiungendo il 99% dopo la seconda dose. Non sono stati segnalati effetti collaterali gravi. A pesare sulle spalle di Reithera è infatti un problema di natura burocratico sollevato dalla Corte dei Conti, la cui sezione contabile ha bloccato il progetto di investimento di 80 milioni di euro non ritenendolo «un valido e sufficiente investimento produttivo».
In particolare, i magistrati contabili hanno spiegato che il programma prevedeva un progetto di investimento finalizzato all’ampliamento dello stabilimento produttivo sito in Castel Romano e un progetto di ricerca industriale e sviluppo sperimentale destinato a completare la sperimentazione clinica (studi clinici di fase 2 e 3) del vaccino anti Covid-19. Ampliamento ritenuto, però, “inconciliabile” con la condizione posta dal decreto ministeriale 9 dicembre 2014, secondo cui le spese sono ammissibili “nella misura necessaria alle finalità del progetto oggetto della richiesta di agevolazioni e non, come invece risulta dal progetto presentato, per le finalità generali – produttive o di ricerca, anche per conto terzi – perseguite da ReiThera, né per le ancor più generali finalità di rafforzare la consistenza patrimoniale dell’impresa”. Secondo la Corte, il progetto di investimento produttivo, infatti, ai sensi dello stesso decreto ministeriale, “non può riguardare l’intero complesso aziendale ma solo determinate unità produttive”.
Adesso, delle 900 persone che hanno partecipato alla sperimentazione, 300 hanno avuto il placebo e, quindi, devono essere vaccinate a prescindere. Le altre 600 che hanno ricevuto il vaccino e sviluppato una risposta anticorpale non possono però avere il Green Pass.
«I volontari che sono stati sottoposti alla vaccinazione si trovano in una condizione in cui non è indicata, né necessaria una ulteriore vaccinazione per cui, se non inseriti nell’anagrafe vaccinale non potranno MAI ottenere una carta “verde” di effettuata vaccinazione- scrivono ancora nella lettera i 23 medici italiani- Noi, come responsabili dei centri clinici che hanno partecipato alla sperimentazione COVITAR, supportata dagli enti regolatori italiani (AIFA), chiediamo che i nostri volontari che hanno risposto alla vaccinazione vengano inclusi nell’anagrafe vaccinale italiana e non siano discriminati per aver partecipato alla prima sperimentazione vaccinale italiana con grande entusiasmo e coraggio e fiducia nelle istituzioni e nel sistema nazionale italiano».