La nuova direttiva firmata dall’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, per prevenire e contrastare la corruzione nella Sanità siciliana (leggi qui) sta facendo tanto discutere il mondo degli addetti ai lavori.
Ecco le prime reazioni.
Giuseppe Riccardo Spampinato (nella foto), segretario regionale del Cimo, plaude all’iniziativa dell’Assessore alla Sanità “come atto di risposta all’ultimo scandalo che ha segnato la Sanità pubblica, ma la direttiva potrebbe non essere risolutiva per arginare e debellare la piaga della corruzione nel mondo della sanità riguardante soprattutto i grandi appalti e invece potrebbe essere ancor più penalizzante per gli operatori sanitari, che sarebbero ulteriormente gravati da moduli burocratici aggiuntivi che verrebbero conservati nei magazzini degli atti dimenticati”.
Interviene pure Carmelo Puglisi, presidente dell’Osservatorio Buona Sanità: “Iniziativa lodevole e tempestiva, sicuramente spia di una sensibilità “proattiva” da parte dell’Assessore, ed evidentemente in reazione a quanto di recente è stato evidenziato da parte delle inchieste che hanno sollevato scandali nella Sanità Siciliana”.
“Ad esempio, la pratica illecita del comparaggio di accettare denaro o ricevere regali, in varie forme, in cambio di prescrizioni pilotate è un reato previsto dal Codice deontologico dei medici, ma anche dal Codice del farmaco. Eppure alcune case farmaceutiche negli anni, nonostante gli scandali, hanno continuato su questa strada, architettando diversi sistemi illegali che medici corrotti hanno accettato”.
“Questa direttiva prevede la produzione di una serie di documenti che certamente rendono più difficile la corruzione, ma è necessario però che siano letti nel modo corretto da chi è deputato al controllo e che non diventino al contrario una penalizzazione immotivata”.