policlinico di messina antonio giovanni versace

Emergenza urgenza

L'appello

La SIMEU: «In Sicilia urgono assunzioni per potenziare l’Emergenza-Urgenza»

Il presidente regionale Antonio Giovanni Versace chiede alla Regione piante organiche separate e con personale dedicato.

Tempo di lettura: 3 minuti

Per mesi i medici di Pronto Soccorso e della Medicina d’urgenza hanno lavorato senza sosta, fornendo un apporto fondamentale durante le fasi più acute della pandemia, seppur con molti sacrifici. Sono diversi i problemi a cui urge fornire soluzioni e la Società Italiana di Medicina di Emergenza-Urgenza (SIMEU) sezione Sicilia, ha deciso di fare un appello alla Regione e chiedere interventi finalizzati alle assunzioni di questi specialisti in diverse città siciliane, dove la carenza di tali professionisti si fa sentire particolarmente. A illustrare queste criticità ad Insanitas è Antonio Giovanni Versace (nella foto), presidente della SIMEU sez. Sicilia e direttore del reparto di Medicina d’Urgenza del Policlinico “Martino” di Messina.«

«Durante la pandemia- afferma il dott. Versace- il Pronto Soccorso non è stato considerato un reparto che si è occupato di Covid, ma solo un punto di accoglienza dei pazienti positivi, poi smistati nei vari reparti di Malattie Infettive o Pneumologia. Occorre precisare che ricevere pazienti Covid non è affatto semplice, poiché bisogna essere organizzati adeguatamente e aver fatto una programmazione. Quest’ultima non è mai stata realizzata e né la Regione né lo Stato hanno coinvolto la SIMEU nei tavoli tecnici per la gestione dell’emergenza. Siamo infatti stati messi completamente da parte».

«Parlo oggi- prosegue il presidente della SIMEU Sicilia- perché la situazione si è temporaneamente normalizzata e finché si doveva lavorare lo abbiamo fatto senza dire nulla, anche se con molte difficoltà e senza i numeri necessari. Abbiamo diviso il Pronto Soccorso in due entità, una generale e una per pazienti con tampone positivo, i quali sono stati spostati nel triage infettivologico e gestiti in modo differente. A tutto questo ha partecipato il reparto di Medicina d’urgenza, dove ci sono medici che hanno le competenze e i privileges per occuparsi dei pazienti più difficili».

Attualmente, a mancare ad esempio ad Agrigento, Trapani, Vittoria, Ragusa, sono proprio questi specialisti. «Con il concorso di bacino che è stato fatto- precisa il direttore di Medicina d’Urgenza del Policlinico “Martino”- Catania e Palermo hanno riassorbito tutti i medici che si sono specializzati in quelle realtà. Il problema è presente in parte anche a Messina, perché sono stati assunti diversi giovani medici con i contratti Covid, ma quando il 31 luglio terminerà lo stato di emergenza, questi professionisti che hanno acquisito un’esperienza importante, rischiano di rimanere fuori».

Una situazione delicata, in cui ad essere penalizzati sono soprattutto i pazienti: «Se non c’è un medico di Medicina di urgenza che sappia come trattare il paziente nell’immediato, le conseguenze potrebbero essere molto gravi- sottolinea Versace- Non si può pensare che qualunque medico presente in Pronto Soccorso sia in grado di intervenire allo stesso modo. Spesso, infatti, troviamo chirurghi che nascono per stare in sala operatoria, ma sono lì perché idonei a partecipare al concorso per il Pronto Soccorso. Bisogna cominciare a pensare che i reparti di Medicina d’Urgenza vadano programmati e cambiare la realtà, perché in questo modo la popolazione non viene servita in maniera adeguata. Si tratta di medici che non possono e non devono rientrare nella pianta organica generale, ma in piante organiche separate. Ormai il Pronto Soccorso non è più quello di un tempo, oggi il medico che lavora in questo reparto ha una sua identità perché proviene dalla scuola di specializzazione di Medicina di Urgenza e ha le competenze per trattare i pazienti che necessitano di cure ad alta intensità».

«La richiesta fatta dalla SIMEU sez. Sicilia- conclude il presidente- è quindi quella di spingere la Regione a riempire le piante organiche dell’emergenza-urgenza con personale dedicato, facendo rientrare i concorsi banditi nel proprio budget complessivo o in quello dei diversi ospedali».

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