PALERMO. «I medici del Territorio lavorano senza DPI e senza essere messi nelle condizioni di poterli avere anche con risorse proprie, in quanto vengono gestiti dall’Autorità ad hoc costituita».
Lo denuncia Luigi Galvano, segretario regionale Fimmg Sicilia, in una nota inviata il 3 aprile all’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza, aggiungendo: «Ciò nonostante e “a mani nude” (i più) stiamo contribuendo ad affrontare e a contenere l’Emergenza CoronaVirus».
Dalla Fimmg aggiungono: «Sul fronte dei dispositivi di protezione la nostra prima richiesta ufficiale è datata 3 febbraio e si basava sull’esperienza degli altri e dei nostri esperti e consulenti. Avremmo potuto, se fossimo stati ascoltati fare tesoro dell’esperienza degli altri».
Galvano sottolinea: «Siamo stati promotori dell’istituzione anche in Sicilia delle Task force “USCA” per decongestionare il Territorio e le strutture Ospedaliere e dare risposte ai bisogni di salute dei pazienti sospetti o COVID-19. Con meraviglia leggiamo che il tipo di DPI che utilizzeranno gli operatori sanitari sarà ‘’in rapporto alle disponibilità’’, come se proteggere gli operatori sanitari dai contagi e a sua volta essere loro stessi vettori del Virus, fosse in rapporto al caso, alla fortuna».
Infine, il segretario regionale afferma: «Siamo certi che questa frase ‘’in rapporto alla disponibilità’’ ripetuta nei pareri del CTS, sia un mero ‘’orrore’’ di ortografia e battitura e non la conclusione a cui sono arrivati degli ‘’Esperti di Sanità’’. Altrimenti da parte nostra ci sarà una ferma censura, perché non vogliamo essere corresponsabili di aver creato le premesse per far allungare la già lunga lista di medici deceduti e lasciati a mani nude nel campo di guerra».