MESSINA. L’Irccs Centro Neurolesi Bonino Pulejo di Messina, punto di riferimento nel settore delle neuroscienze, per la prevenzione, il recupero ed il trattamento delle gravi cerebro lesioni acquisite, nel 2015 è stato unificato all’ospedale Piemonte.
Con tale fusione si è congiunta alla mission originaria la vocazione dell’ospedale generalista. Un passaggio storico che detta l’implementazione dei posti letto, la dotazione organica (in atto 1000 dipendenti) e amplia il novero delle attività assistenziali al cittadino che, vengono così a beneficiare delle specialità tipiche dell’ospedale (Chirurgia, Ortopedia, etc.).
La neo rete ospedaliera aumenta le potenzialità di questa realtà dove ricerca e innovazione tecnologica rappresentano un fiore all’occhiello nella Regione.
L’obiettivo futuro: esportare tale modello organizzativo in tutte le province della regione, completando la mappa dei centri satellite., come annuncia ad Insanitas il neo manager Vincenzo Barone (nella foto), già alla guida dell’Irccs dal 2011 al 2014, insediatosi nuovamente come commissario il 18 dicembre 2018, e oggi nuovamente direttore generale: 53 anni, laurea in giurisprudenza, alle spalle un expertise di lungo corso nelle pubbliche amministrazioni ospedaliere.
Direttore, la nuova rete ospedaliera cosa prevede per il “Bonino Pulejo”?
«Prevede un implemento fino a 239 posti letto rispetto all’attuale programmazione che ne vede 206, quindi 33 in più sul totale, cioè la somma di quelli IRCCS più Piemonte. Rispetto al totale sono così distribuiti: IRCCS (Casazza) vede un incremento fino a 115 posti letto (cioè ai 102 esistenti si aggiungono altri 13 posti letto) per neuro, unità spinale e neuroriabilitazione funzionale (distinti nei due codici SUAP- speciali unità per l’accoglienza permanente dei comatosi e pazienti in stati di minima coscienza che possono essere recuperati alle funzioni ordinarie, attraverso interventi riabilitativi), mentre il Piemonte registra un incremento fino a 124 posti letto, ovvero i 60 già esistenti più 64 aggiunti con la nuova rete».
La caratteristica principale dell’IRCCS?
«Svolgere attività di ricerca clinica e traslazionale, ovvero, portando i risultati dell’attività di ricerca al letto paziente, attraverso modelli innovativi di cura e gestione, sviluppando sul fronte degli interventi riabilitativi nuove modalità di cura, caratterizzate dall’avanguardia tecnologica, mediante impiego della robotica e della realtà virtuale. La neurorobotica, associata ai sistemi tradizionali, abbrevia i tempi di recupero funzionale dei pazienti mielolesi e cerebrolesi, anche grazie al costante lavoro di team specialistici e multidisciplinari: neurologi e fisiatri, oltre che da psicologi, logopedisti, terapisti occupazionali, fisioterapisti ed infermieri riabilitativi, sono affiancati da ingeneri biomedici ed informatici».
L’importanza della fusione con l’Ospedale Piemonte?
«Certamente contribuito ad ampliare l’offerta assistenziale, considerato che sia unità come la Terapia Intensiva ed il Pronto Soccorso, sia discipline quali l’ortopedia, l’urologia, la cardiologia, la chirurgia generale e la medicina interna, hanno consentito di strutturare e completare al meglio i percorsi assistenziali interni grazie ad apporti professionali di indiscusso livello, oltre alle professionalità parimenti qualificate originariamente già presenti presso l’IRCCS».
Cosa sono i Centri satellite?
«Sono nati per esportare fuori dalle strutture dell’Irccs i modelli di cura ed i setting riabilitativi, che beneficiano della robotica, per attivare in altre sedi del territorio regionale una sorta di “sanità di continuità” portando l’assistenza nei luoghi dove si trovano i pazienti. Attraverso i centri satellite gestiamo i posti di riabilitazione, che appartengono ad ASP e Aziende ospedaliere (in atto 25 posti a Catania; altri 36 a Palermo e 20 a Salemi), ma la cui gestione è nostra. Il personale di questi centri è reclutato da noi. In questo modo assicuriamo il nostro modello organizzativo- riabilitativo, che è risultato virtuoso e all’avanguardia».
IRCCS 2.0: l’obiettivo?
«L’obiettivo è creare centri satellite in tutte le 9 provincie siciliane, per migliorare l’outcome delle prestazioni nel percorso di assistenza a questi pazienti, i cui meccanismi patogenetici, ad andamento cronico, determinano situazioni di gravissima disabilità, generando costi complessivi sociali assai elevati. L’attivazione dei centri satellite, va a beneficio, dunque, dei soggetti affetti da queste patologie, dei caregiver che li assistono e anche della collettività in termini di risparmi sulla spesa sanitaria regionale, arrestando il tasso di mobilità intraregionale dei pazienti, perché ci consente di portare la cura dove è richiesto. Così si liberano risorse che potranno essere destinate altrove. Stiamo studiando nuove formule che assicurino la piena sostenibilità tecnico-finanziaria di tali iniziative, il cui buon esito dipende certamente dall’adeguamento dei flussi di cassa».
Sul fronte degli investimenti cosa c’è in agenda?
«Agli investimenti sono dedicati 91 milioni di euro (assegnati dal ministero un paio di anni fa). Questo finanziamento è in corso di formale assegnazione e sarà destinato per la gran parte ad interventi di riqualificazione dell’Ospedale Piemonte. Inoltre, si prevedono interventi mirati al potenziamento tecnologico delle strumentazioni, a supporto, tanto dell’assistenza- come la nuova RMN con metodica HIFU (ultrasuoni focalizzati ad alta intensità), la nuova Tac da 256 slice e l’Angiografo biplano per l’Ospedale Piemonte- quanto dell’attività di ricerca, come la RMN (Risonanza Magnetica) 7 tesla, per l’istallazione della quale è prevista l’edificazione di un nuovo plesso presso l’Ospedale Piemonte».
La sperimentazione di nuovi percorsi diagnostico terapeutici cosa prevede?
«Rientra nella Linea di Ricerca 1 “Neuroriabilitazione e Neurofisiologia Clinica” e rappresenta un punto centrale per noi, al fine di offrire nuove linee guida relative alla diagnosi ed al trattamento avanzato dei pazienti con cerebro e mielo lesioni. Attraverso un modello sperimentale le attività di riabilitazione si basano principalmente sull’utilizzo di innovazioni tecnologiche (robotica, realtà virtuale e neuromodulazione) e sono attualmente svolte mediante Percorso Unico della Riabilitazione. Possiamo considerare questo come un importante risultato di ricerca traslazionale».
Il percorso, risultato di ricerca traslazionale, come si compone?
«È sviluppato presso il Reparto di Neuroriabilitazione Robotica, presso il Presidio dei Colli di San Rizzo. È dotato di 24 posti letto dedicati a pazienti affetti da diverse malattie neurologiche (cerebro- mielolesioni e malattie del motoneurone). L’iter prevede una valutazione iniziale per la presenza di indicazioni/contro indicazioni all’utilizzo intensivo dei devices robotizzati e un inquadramento diagnostico avanzato (Neuroimaging ad alto campo, High Density EEg, LEP magneto-compatibili, EMg di superficie, analisi baropodometrica e del movimento)».
Le innovazioni tecnologiche in riabilitazione quindi training più efficaci…
«Sì, la ricerca clinica dimostra che i soggetti con lesione acquisita del sistema nervoso centrale hanno un grande potenziale di recupero se eseguono una riabilitazione intensiva, ripetitiva ed orientata al compito; tale recupero non è facilmente raggiungibile con terapia tradizionale, ma con l’ausilio dei device robotizzati e della realtà virtuale. Il robot garantisce assoluta aderenza all’esercizio fisico anche in soggetti fortemente compromessi da un punto di vista motorio, nonché una ripetibilità del movimento, con un’intensità tarata sulle capacità residue del soggetto mantenendo il ruolo centrale del paziente. Gli outcomes funzionali, sia motori che cognitivi sono decisamente migliori. L’apporto delle restanti articolazioni funzionali dell’Istituto- preposte al trattamento delle cerebrolesioni, nonché a quello innovativo di patologie come Alzheimer, SLA, Parkinson ed altre malattie neurodegenerative- sia in regime di ricovero che in regime ambulatoriale rappresentano altri motivi di orgoglio di questa struttura».
Il vostro “portafoglio” robotico è tra i più completi ed avanzati in Italia…
«È corposo l’elenco dei nostri robot. Ne cito solo alcuni: Erigo, che genera i movimenti fisiologici delle gambe; Ciclo- Fes Arti Superiori ed Inferiori, che consente un potenziamento della forza muscolare con riduzione della spasticità; LoKomat– presente nelle tre tipologie NANOS- PRO-Free-D (le ultime due dotate di realtà virtuali 2D)- che favorisce la deambulazione ed un miglior recupero funzionale dell’arto inferiore, soprattutto nei casi più gravi e trattati in fase subacuta; Ekso: esoscheletro indossabile che facilita il recupero deambulatorio in diverse patologie neurologiche ed è l’unico device che consente di riabilitare il paziente emiplegico; Alter G traedmill, che consente di applicare una forza di sollevamento al corpo, alleggerendolo fino all’80% del peso, permettendo così ai pazienti di camminare e correre e facilita il recupero motorio anche nel paziente emiparetico».
L’IRCCS vanta anche C.A.R.E.N. (Computer- Assisted Rehabilitation Enviroument»)…
«Si tratta di una piattaforma con tapis-roulant a doppio scorrimento, telecamere ad infrarossi e schermo a 180° per una riabilitazione con realtà virtuale immersiva di pazienti neurologici ed ortopedici e per il recupero funzionale degli sportivi. Ce ne sono una decina in tutto il mondo, ed è l’unico presente in atto in Italia».
Per garantire la continuità assistenziale dei pazienti affetti da patologia neurologica, sono presenti dei protocolli…
«Stabiliscono percorsi dedicati che prevedono l’uso di strumenti di telemedicina, per teleconsulto e teleriabilitazione. Il nostro centro è capofila di una rete finanziata dal Ministero della Salute, con la coordinazione di vari progetti sperimentali nazionali e regionali (i cui protocolli pilota su Ictus, Demenze, Parkinson, SM sono stati già avviati). La robotica per la Teleriabilitazione territoriale o domiciliare sfrutta modalità on line e attraverso controllo remoto interagisce in tempo reale, mentre offline il paziente esegue esercizi con l’ausilio di un assistente virtuale per la riabilitazione dell’equilibrio e alla prevenzione delle cadute».
Lei agirà nel segno della continuità o della discontinuità con la precedente gestione?
«Ho la mia idea delle cose; idea che affermo in modo graduale. Sono per valorizzare e migliorare le cose fatte. Se in tale direzione posso personalizzare un contributo dentro una logica di sistema lo apporto, ma non amo lo sport “dell’azzeramento precostituito”. Mi piace piuttosto pensare a quello che dovrebbe essere sempre il ruolo di un leader, ovvero quello- come diceva Henry Kissinger- “di portare la sua gente da dove si trova a dove non è mai stata prima”. E questo non è possibile farlo, se si guarda indietro».
La Neurologia del Piemonte viene confermata UOC con Stroke Unit. È annosa la questione della rete tempo-dipendente dello Stroke in Sicilia ed in particolare nella Provincia di Messina.
«Sul punto attendo gli esiti di un tavolo tecnico che si attiverà in assessorato, che è l’organo a cui spettano le valutazioni sulla capacità responsiva delle strutture nell’ambito delle reti tempo-dipendenti, ed alle cui decisioni mi atterrò».