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Interventi sulla frattura del femore, l’Ortopedia del Sant’Elia quinta in Italia

Il reparto dell'ospedale di Caltanissetta tra quelli che hanno eseguito più di 150 interventi in un anno, entro 48 ore, su pazienti over 65. L'unità operativa è diretta da Massimo Siracusa.

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Il reparto di Ortopedia dell’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta è quinto in tutta Italia, e primo in Sicilia, tra le unità operative che hanno eseguito più di 150 interventi in un anno, entro 48 ore, su pazienti over 65 con frattura di femore. L’unità operativa è diretta da Massimo Siracusa. «Un risultato che- dice- sarebbe stato impossibile realizzare senza il lavoro di squadra e i colleghi che operano con me in reparto, i medici Giovanni Alongi, Anna Arancio, Antonio Bugea e Michele Palumbo».

La classifica è stata pubblicata dalla Otodi (Ortopedici Traumatologi Ospedalieri d’Italia), presieduta dal professore Vincenzo Caiaffa. Nella classifica rientrano i soli ospedali che hanno eseguito oltre 150 interventi su fratture di femore in un anno, e tra questi sono state ulteriormente valutate quelle unità operative che li hanno realizzati in 48 ore, quel lasso di tempo massimo stabilito dalle linee guida che garantisce migliori postumi in termini di funzionalità motoria e sopravvivenza.

Il reparto di Ortopedia del Sant’Elia ha raggiunto il 93%.«Parliamo di pazienti complessi sul piano delle comorbilità- spiega Siracusa- e quindi il risultato non è encomiabile soltanto sul piano dei numeri ma anche sulla capacità di gestire il paziente dal punto di vista medico e assistenziale con risultati eccellenti. Il numero di ricoveri per questa patologia, in ragione dell’avanzare dell’età legata ai progressi della medicina, è aumentato costantemente. All’interno del reparto ci occupiamo di chirurgia traumatologica (compresi i traumi di bacino), chirurgia protesica di spalla, ginocchio e anca, chirurgia artroscopica e chirurgia mininvasiva».

Ma c’è un altro obiettivo raggiunto dal reparto guidato da Siracusa. «Nella chirurgia protesica otteniamo ottimi risultati in termini di recupero funzionale e di minimizzazione delle complicanze, quali ad esempio infezioni, patologie tromboemboliche e fallimenti di impianto», afferma. (ANSA).

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