ASP e Ospedali

L'intervista di Insanitas

«Indolore e precisa nella diagnosi: ecco i vantaggi della videocapsula endoscopica»

Il dottor Giuseppe Scarpulla sollecita all'assessorato alla Salute l'introduzione della PillCam nel Prontuario Regionale per le indagini dell’apparato digerente: «Garantirebbe un notevole risparmio economico».

Tempo di lettura: 5 minuti

In tempi di Coronavirus ci sono altre patologie ed esami diagnostici passati in secondo piano a scapito della salute dei pazienti. In questo contesto si inserisce l’esame diagnostico della gastroscopia, utile a investigare numerose problematiche e a scongiurare, in molti casi che la patologia peggiori. L’emergenza sanitaria COVID-19 ha messo in evidenza la necessità di una rivisitazione dei regimi di erogazione delle prestazioni, incentivando la de-ospedalizzazione, la riduzione delle degenze ospedaliere e garantendo appropriatezza di cura, sicurezza e sostenibilità. In Sicilia, nonostante le indicazioni della Società Scientifica ESGE (European Society of Gastrointestinal Endoscopy) ne raccomandino l’uso in regime ambulatoriale, le procedure di indagine del piccolo intestino mediante videocapsula endoscopica sono ancora realizzate in regime di ricovero ordinario, prevedendo un’ospedalizzazione di due o più notti e dei costi.

È possibile, infatti, effettuare indagini dell’apparato digerente, in totale sicurezza limitando l’interazione tra operatore sanitario e paziente attraverso l’utilizzo di dispositivi all’avanguardia come la video capsula. Si tratta di una capsula ingeribile dotata di una o due telecamere che acquisiscono immagini dell’intestino mentre lo percorrono, sfruttando la sua naturale peristalsi. L’indagine con Video-Capsula Endoscopica (VCE) rappresenta una soluzione sicura, tecnologicamente avanzata e non invasiva (senza dolore, senza anestesia né mezzi di contrasto). Purtroppo non tutti i centri ne sono provvisti e in particolare in Sicilia il suo utilizzo è poco diffuso. Ne abbiamo parlato con il dottor Giuseppe Scarpulla (nella foto), Componente Commissione Scientifica Nazionale Video Capsula Endoscopica, già Direttore UOC di Gastroenterologia dell’ASP di Caltanissetta, Libero Professionista. Ne promuove l’adozione insieme al Professor Socrate Pallio, Presidente SIED Sicilia- Società Italiana Endoscopia Digestiva Regione Sicilia e Responsabile U.O.S.D. Endoscopia Digestiva presso A.O.U. Policlinico “Martino” di Messina.

Da cosa nasce l’idea di utilizzare PillCam?
«L’idea nasce dalla necessità di esplorare il piccolo intestino o intestino tenue (tratto del nostro apparato digerente lungo circa 7 metri, posto dopo lo stomaco e che si collega al colon), un tempo indagabile in maniera approssimativa con la radiologia o con l’intervento chirurgico».

Rispetto all’esame tradizionale cosa cambia (pro e contro)?
«PillCam ci permette di visualizzare con la registrazione video gli angoli più remoti e le minime lesioni non visualizzabili con le metodiche tradizionali. L’iniziale utilizzo della Video capsula era per lo studio del piccolo intestino soprattutto nei sanguinamenti oscuri, dopo una gastroscopia e una colonscopia negativa. Subito dopo i primi esami, l’estensione all’esame venne esteso per lo studio della malattia celiaca refrattaria, Morbo di Crohn non stenosante, lesioni da antinfiammatori, poliposi del piccolo intestino, patologia neoplastica, diarrea cronica».

Ci sono casi specifici in cui è sconsigliata?
«In tutti quei pazienti in cui si sospetta un’occlusione intestinale. In questi casi se la stenosi non è nota si può far precedere l’esame con una capsula spia chiamata Patency, che non registra e che è costituita da materiale che dopo qualche giorno, nel caso di un restringimento, si dissolve e viene espulso solamente un piccolo tag identificabile con la radiofrequenza. In questo caso non si procede all’esame con la video capsula. Una complicanza per fortuna rara è la ritenzione della video capsula, cioè la sua mancata espulsione nelle feci entro due settimane».

Da quando e dove viene utilizzata in Sicilia?
«Qui la video capsula è stata utilizzata per la prima volta su un paziente il 3 maggio del 2003 nell’UOC di Gastroenterologia di Caltanissetta di cui ero direttore. Altri centri si sono dedicati a questo tipo di indagine quell’anno, fra questi la Gastroenterologia del “Vittorio Emanuele” di Catania”».

Dal 2003 è cambiata la tecnologia del suo funzionamento? Se sì, in che modo?
«Questa tecnologia ci ha permesso di ridurre le metodiche tradizionali, per le quali occorrevano ed occorrono almeno in media cinque tipologie di esami, con i relativi tempi di attesa e costi. Con la video capsula ne basta uno ed i risultati sono non solo affidabili ma in alcuni casi ci mostrano molto di più di altri esami. Già da alcuni anni, inoltre si sono aggiunte la video capsula per lo studio del colon e la video capsula per lo studio del Morbo di Crohn».

E in termini di costi, cosa è cambiato?
«Purtroppo, in Sicilia questa tecnologia, pur essendo stata inserita nel LEA (ndr: livelli essenziali di assistenza, prestazioni e servizi che il SSN è tenuto a fornire a tutti i cittadini), dall’Assessorato della Salute, non è stato a tutto oggi integrata nel Prontuario Regionale, per cui i pazienti che devono effettuare questi esami devono ricoverarsi per due/tre giorni con costi che superano i 2.500 euro, contro i mille in media, nelle regioni (ormai tante) dove l’esame viene effettuato ambulatorialmente».

Intende lanciare un appello a chi di dovere affinché ne venga promosso l’utilizzo?
«Il mio appello, condiviso dai colleghi che utilizzano questa tecnologia e probabilmente anche dai pazienti che necessitano di questo esame, è rivolto all’assessore regionale della Salute affinché possa introdurre nel Prontuario Regionale questa metodica, possibilmente individuando quei centri di eccellenza che già da molti anni effettuano questi esami, rispettando le corrette indicazioni cliniche. L’introduzione in Sicilia della video capsula endoscopica permetterebbe di ridurre notevolmente i tempi per giungere ad una corretta diagnosi, con un notevole risparmio economico. È questo è stato documentato ampiamente nelle regioni dove già da anni viene utilizzata in regime ambulatoriale. Alcuni anni fa ho presentato insieme ad altri due colleghi una documentazione in Assessorato, dove si indicavano le corrette indicazioni per l’utilizzo della video capsula, che poi sono indicate nei LEA, evidenziando il risparmio che la Regione avrebbe ottenuto inserendo l’esame nel Prontuario Regionale, ma ad oggi nulla è stato fatto».

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