ENNA. Il caso della persistente chiusura dell’Hospice di Enna approda anche all’Ars. Con un’interrogazione a firma degli undici deputati del gruppo Pd, infatti, è stato chiesto al presidente della Regione, Renato Schifani e all’assessore alla Salute, Giovanna Volo: “quali iniziative sono in essere o si intendano avviare per riaprire con urgenza l’Hospice dell’Umberto I di Enna reperendo nuovi e idonei ambienti al fine di garantire un’adeguata cura e assistenza sanitaria ai malati terminali e ai loro familiari” considerato che, a distanza di un anno, dalle prime dichiarazioni del Direttore generale dell’Asp interpellato da Insanitas la “sospensione temporanea” continua ad essere tale e non si intravedono soluzioni nel breve e nel lungo periodo.
Dopo la campagna di sensibilizzazione e quindi i numerosi articoli apparsi su Insanitas per interessare la direzione sanitaria di Enna affinché fosse riaperto il reparto, campagna alla quale di recente si è unito l’appello del consigliere comunale di Nc Dario Cardaci, componente del rinnovato “osservatorio sulla sanità” del Comune di Enna, non tarda ad arrivare l’attenzione dell’onorevole Fabio Venezia (nella foto), primo firmatario e dei suoi colleghi parlamentari.
L’Hospice, ubicato all’interno dell’Umberto I di Enna è l’unica struttura del genere nell’intera provincia: “Prima della sua chiusura- si legge nel testo dell’interrogazione- garantiva uno sforzo multidisciplinare restituendo dignità al morire e sottraendo il paziente, o almeno cercando di sottrarlo, al dolore garantendo il diritto fondamentale alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione”.
Nell’ambito della rete delle Cure Palliative è avamposto sanitario all’interno del quale sono garantite (in regime di residenzialità quindi h24) le prestazioni ai pazienti con malattia progressiva, in fase avanzata e in rapida evoluzione- quali ad esempio quelle oncologiche oppure respiratorie- Essendo, in altre parole, un “luogo di solidarietà” in cui la qualità della vita, cioè il grado di autonomia del paziente in fase terminale di malattia, diventa l’obiettivo principale”.
“Strutture sanitarie di tale tipologia, che garantiscono l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore a tutti i cittadini nel rispetto della dignità, non hanno forse l’obbligo di essere ubicate all’interno degli ospedali ma sono indispensabili perché danno la possibilità ai malati terminali e alle loro famiglie di essere supportati h24 veicolando, inoltre, un senso di umana pietà che oramai, in questa società, si sta perdendo” si legge nell’interrogazione firmata da Sebastiano Venezia, Michele Catanzaro, Giovanni Burtone, Valentina Chinnici, Antonino Cracolici, Emanuele Dipasquale, Mario Giambona, Calogero Leanza, Dario Safina, Ersilia Saverino e Tiziano Spada.
Ci sono centinaia di pazienti seguiti a domicilio con i servizi attivati dall’Asp, è vero, ma lo sconquasso fisico e psicologico di pazienti terminali e caregiver non può essere gestito a ore. Per non parlare di chi non possiede alle spalle una famiglia o non verte in condizioni socio-economiche adeguate, rischia di morire da solo. Tra l’altro se vi sono centinaia di persone seguite a casa, questo altro non vuole dire che vi è una richiesta in crescita e non ci si può voltare dall’altra parte.