Il virus da immunodeficienza umana, conosciuto come HIV, aggredisce i linfociti T-helper (una tipologia di globuli bianchi) e in essi si moltiplica. Questo processo continuo riduce il numero di linfociti T, che hanno il compito di difenderci dai microorganismi che cercano di invaderci, compromettendo la capacità del corpo di reagire ad insulti esterni attraverso il sistema immunitario.
Quando il numero di cellule T diminuisce considerevolmente, le persone con HIV sono soggette a numerose infezioni causate da microorganismi opportunisti (generalmente poco o affatto virulenti, ma che diventano molto aggressivi quando incontrano una condizione di minore reattività immunologica dell’organismo ospite. Per es. da candida, criptococco, herpes, ecc.). È nel momento in cui compaiono le infezioni opportunistiche, dovute allo stato di immunodeficienza, che il paziente contrae l’AIDS (Acquired Immune Deficiency Syndrome).
Sebbene l’AIDS sia sempre il risultato di un’infezione da HIV, non tutti quelli che hanno contratto l’HIV hanno l’AIDS. In realtà, gli adulti che hanno contratto l’HIV e che assumono la terapia possono vivere in buona salute per tantissimi anni senza che si ammalino di AIDS. Per l’HIV, e per le malattie opportunistiche, però non esistono vaccini o medicine risolutive. L’unica arma efficace è la prevenzione: comportamenti e stili di vita corretti possono farci evitare il contagio.
Si tratta, di una malattia sociale in cui è preminente e centrale il ruolo dell’informazione e un approccio culturale-pedagogico volto alla diffusione di campagne di sensibilizzazione e di prevenzione che aumentino il livello di consapevolezza sull’argomento e dunque la salvaguardia della popolazione. Sul punto, però, i dati statistici dimostrano come la strada sia ancora tortuosa e lunga, perché nonostante siano stati adottati appositi programmi di educazione alla salute, a livello nazionale e anche regionale, la diffusione del virus è ancora altissima.
I dati statistici
La sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da HIV, che riporta i dati relativi alle persone che risultano positive al test HIV, è stata istituita con Decreto Ministeriale nel 2008 e dal 2012 ha copertura nazionale, quindi traccia una mappa per tutte le regioni italiane. Nel 2015, in Italia sono state segnalate 3.444 nuove diagnosi di infezione da HIV (questo numero potrebbe aumentare a causa del ritardo di notifica) pari a un’incidenza di 5,7 nuovi casi di infezione da HIV ogni 100.000 residenti. In Italia si stima che ci siano circa 140 mila persone HIV infette e di queste ¼ non è a conoscenza della propria condizione di sieropositività.
Tra le nazioni dell’Unione Europea, l’Italia si colloca al 13° posto in termini di incidenza delle nuove diagnosi HIV. Nel 2015, l’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è diminuita lievemente rispetto ai tre anni precedenti. In quest’ultimo anno di riferimento, secondo gli ultimi dati disponibili, dell’Istituto Superiore di Sanità, le regioni con l’incidenza più alta sono state il Lazio, la Lombardia (circa 800 casi ogni anno), l’Emilia-Romagna, la Liguria, la Toscana, il Piemonte e la Sardegna. Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2015 erano maschi nel 77,4% dei casi. L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di 25-29 anni (15,4 nuovi casi ogni 100.000 residenti).
In Sicilia si stima che ci siano circa 4500 persone sieropositive ed ogni anno emergono 200 nuovi casi di HIV. Secondo i dati del COA (Centro Operativo AIDS) dell’Istituto Superiore di Sanità l’incidenza di nuove infezioni in Sicilia sarebbe passata da 3,6 per 100.000 abitanti a 4,8 per 100.000 abitanti nel 2015, un trend quindi in aumento e in controtendenza rispetto al dato nazionale. Ciò deve far riflettere ai fini di una maggior sensibilizzazione sull’argomento, affinché soprattutto i giovani, assumano comportamenti e stili di vita che salvaguardino dalla trasmissione del virus.
Le cause. Perchè ci si ammala?
Nel 2015, la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV era attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituivano l’85,5% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 44,9%; MSM 40,6%). Nel 2015, il 28,8% delle persone diagnosticate come HIV positive era di nazionalità straniera. Le incidenze più elevate tra stranieri sono state osservate in Abruzzo, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. Tra gli stranieri, la quota maggiore di casi era costituita da eterosessuali femmine (36,9%), mentre tra gli italiani da omosessuali maschi (pari al 48,1%). Negli anni si osserva un cambiamento delle modalità di trasmissione: diminuisce la proporzione di consumatori di sostanze per via iniettiva (IDU), ma aumenta la proporzione dei casi attribuibili a trasmissione sessuale, in particolare tra maschi che fanno sesso con maschi (MSM).
Il Registro Nazionale AIDS è attivo sin dall’inizio degli anni ’80; nel 2015 sono stati segnalati al COA (Centro Operativo AIDS) 789 casi di AIDS, pari a un’incidenza di 1,4 nuovi casi per 100.000 residenti. Oltre il 50% dei casi di AIDS segnalati nel 2015 era costituito da persone che non sapevano di essere HIV-positive.
Nel mondo si stima che ci siano circa 37 milioni di soggetti HIV infetti. Sul piano estero, uno sguardo complessivo, secondo l’analisi del Centro Epidemiologico di Atlanta, il più importante referente a livello mondiale in tale direzione, 19 milioni di persone HIV positive si concentrano nell’Africa sub-equatoriale; 5 milioni in Asia e 2.4 milioni in Europa centrale e in America settentrionale. Ogni anno al mondo si stima che ci siano circa 2 milioni di nuove infezioni, di cui 960 mila in Africa subequatoriale, 300.000 in Asia e 91.000 in Europa centrale e America del Nord. In Europa i paesi più colpiti sono quelli dell’Europa orientale.
FINE PRIMA PARTE…
La nostra inchiesta sull’AIDS continuerà con l’intervista al prof. Antonio Cascio, virologo, direttore dell’UOC di Malattie Infettive, anche Centro di Riferimento Regionale per la diagnosi e la cura dell’HIV, del Policlinico Universitario “ Paolo Giaccone” di Palermo.