Dal palazzo

La nota del Cimo

«Green pass negli ospedali, il paradosso dei controlli per chi ha l’obbligo vaccinale»

Il sindacato dei medici sottolinea: «La vaccinazione obbligatoria per gli operatori sanitari è stata largamente disattesa e di quelle paventate sospensioni dal servizio a carico degli inadempienti ne sono in realtà state applicate ben poche anche in Sicilia».

Tempo di lettura: 4 minuti

«Sembra paradossale che negli ospedali si debbano controllare i green pass degli operatori sanitari dal momento che questi soggetti sono obbligati per esplicita norma di legge ad essere vaccinati contro il Covid 19, con esclusione solo nei casi di controindicazioni attestate dal medico di medicina generale e rientranti nelle previsioni esplicitate in una relativa Circolare del Ministero della Salute. Ma, il decreto legislativo n° 44 che reca la fatidica data del 1° aprile 2021 (e forse non è un caso perché di pesce d’aprile si è nei fatti trattato) non è in pratica stato applicato se non a macchia di leopardo su tutto il territorio nazionale, isole comprese».

Lo afferma Cimo Sicilia, sottolineando: «Quell’obbligo vaccinale, che avrebbe reso del tutto inutile e ridondante il controllo quotidiano sui green pass per gli operatori sanitari, è stato largamente disatteso e di quelle paventate sospensioni dal servizio a carico degli inadempienti ne sono in realtà state applicate ben poche anche in Sicilia».

«Stando alla norma di legge, i termini per la sua applicazioni dovevano essere brevi e perentori- aggiungono dal sindacato dei medici- Entro 5 giorni dall’entrata in vigore del Decreto governativo (poi trasformato in Legge dello Stato n° 76 del 28 maggio 2021) gli Ordini professionali interessati avrebbero dovuto inviare gli elenchi dei propri iscritti alla Regione così come, sempre entro 5 giorni, i datori di lavoro del suddetto personale sanitario avrebbero dovuto inviare alla Regione gli elenchi del personale in servizio presso la struttura da loro diretta».

«A loro volta, la Regione entro 10 giorni dal ricevimento degli elenchi avrebbe dovuto verificare lo stato vaccinale dei soggetti rientranti negli elenchi, segnalando alle ASP di residenza i nominativi dei soggetti non ancora vaccinati. Sarebbe stato compito della ASP, a questo punto, invitare i soggetti interessati ad adempiere all’obbligo vaccinale e, in caso di diniego, decorsi 5 giorni, procedere alla sospensione dal diritto di svolgere mansioni che comportino il rischio di diffusione del contagio da Sars-Cov2, comunicando tale sospensione dal lavoro all’interessato e all’Ordine Professionale di appartenenza. La sospensione dal lavoro non comporta sanzioni disciplinari ma implica la sospensione della retribuzione fino ad assolvimento dell’obbligo vaccinale e comunque fino al 31 dicembre 2021».

Da Cimo Sicilia aggiungono: «Tutto ciò non risulta sia stato fatto o, almeno, i risultati non si vedono, visto che ancora oggi, a distanza di oltre 6 mesi dall’entrata in vigore del Decreto Legge 44, troppi operatori sanitari risultano non vaccinati e regolarmente in servizio, contribuendo ad elevare il rischio di diffusione del contagio e in barba alle misure di contenimento della pandemia. Dove si inceppata la catena predisposta dal legislatore con cronometrica precisione? Chi è stato, e continua ad essere, l’anello debole della catena? La Regione, i datori di lavoro o le ASP? E perché non è stata fatta osservare la norma di Legge?».

«Al di là dell’identificazione del colpevole, perché di questo flop qualcuno la colpa ce l’ha, oggi assistiamo al paradosso delle aziende sanitarie, nel cui ambito il datore di lavoro è il direttore generale, che delegano i Primari e li investono del controllo sui green pass e questi a loro volta delegano al medesimo compito i Coordinatori infermieristici e tecnici, in un consueto scarica barile fin troppo conosciuto nella nostra povera sanità pubblica».

«La situazione è tragicomica visto che si va a controllare il green pass su operatori che hanno insita nella loro qualifica l’obbligo vaccinale e quindi non potrebbero essere in servizio al 15 ottobre, a distanza di mesi, qualora la legge fosse stata rispettata e fatta rispettare. I motivi della mancata applicazione stanno forse nell’aver voluto chiudere un occhio benevolo piuttosto che correre il rischio di trovarsi con Reparti, già con organico ridotto, a corto di un personale che, nonostante la perdita dello stipendio, si fosse voluto testardamente astenere dall’obbligo di legge. I direttori generali non hanno voluto quindi fidarsi della funzione di convincimento che con ogni probabilità la sospensione dal servizio (e soprattutto dallo stipendio) avrebbe avuto su tali soggetti».

Infine, da Cimo Sicilia affermano: «Oggi siamo al paradosso del controllo del green pass su soggetti che si sa già che non possono non averlo in quanto vaccinati e, nel contempo, al controllo e alla validazione dei non vaccinati che con un semplice certificato di esecuzione di un tampone rapido permangono in servizio nonostante una Legge dello Stato non glielo consentirebbe. Tutto ciò, oltre che paradossale, è pertanto illegale e qualcuno, prima o dopo, potrebbe essere chiamato a rispondere di tale gravissima inadempienza che potrebbe anche comportare la diffusione del contagio».

Contribuisci alla notizia
Invia una foto o un video
Scrivi alla redazione




    1


    Immagine non superiore a 5Mb (Formati permessi: JPG, JPEG, PNG)Video non superiore a 10Mb (Formati permessi: MP4, MOV, M4V)


    Informativa sul trattamento dei dati personali

    Con la presente informativa sul trattamento dei dati personali, redatta ai sensi del Regolamento UE 679/2016, InSanitas, in qualità di autonomo titolare del trattamento, La informa che tratterà i dati personali da Lei forniti unicamente per rispondere al messaggio da Lei inviato. La informiamo che può trovare ogni altra ulteriore informazione relativa al trattamento dei Suoi dati nella Privacy Policy del presente sito web.

    Contenuti sponsorizzati

    Leggi anche