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Grave caso di placenta percreta: Arnas Civico, in salvo mamma e neonato

Intervento in urgenza al Pronto soccorso ostetrico dove la paziente di 25 anni, incinta da 29 settimane, era arrivata con un severo dolore addominale. Il dott. Maiorana: «Un complesso lavoro di équipe. La direzione sanitaria agevola questi percorsi e ci permette di lavorare bene».

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PALERMO. Una donna con grave caso di placenta percreta– il massimo grado di accretismo- è stata salvata insieme al neonato al Pronto soccorso ostetrico dell’Arnas Civico di Palermo. La paziente di 25 anni, incinta da 29 settimane, alla sua sesta gravidanza e tre volte cesarizzata, è arrivata con un severo dolore addominale al Policlinico “Giaccone”, ma sia qui che all’ospedale “Cervello”, in cui è stata seguita, non erano disponibili posti di neonatologia. Il Civico, invece, ha dato immediata disponibilità, attivando al contempo una complessa organizzazione multidisciplinare per l’approccio a queste rischiose emergenze.

«Una diagnosi di placenta percreta è una vera tragedia, nelle ore successive la signora aveva l’utero che si stava rompendo perché, come correttamente diagnosticato al Cervello e da noi confermato con i nostri ecografisti, era una placenta percreta (placenta accreta con alcuni punti di percretismo), cioè una placenta inizialmente aderente che infiltra progressivamente il miometrio e questo diventa accreta- ha riferito ad Insanitas il dirigente del reparto di Ginecologia, Antonio Maiorana (nella foto)– Noi abbiamo operato con 4 sacche di sangue in sala operatoria e 4 di riserva, ma la signora non ne ha avuto bisogno, quindi, è stato un successo. Il bambino pesa 1,3 kg e sta bene. In genere sono molto conservativo e se avessi potuto lasciare l’utero lo avrei fatto, ma ne andava della vita della signora, per cui l’ho tolto».

Tale situazione ostetrica è descritta in letteratura come una delle più rischiose in termini mortalità madre/feto, ma al Civico hanno effettuato un intervento che ha avuto un esito ottimale in termini di outcome materno e neonatale, grazie alla collaborazione di ginecologi, ostetrici, anestesisti, neonatologi, urologi, emotrasfusionisti e del radiologo vascolare interventista, Mario Vallone.

«Sono contento perché si è attivata “una macchina” in maniera molto veloce, questa tipologia di operazioni in genere si programmano, qui invece sono arrivato alle 7 di mattina e ho trovato la signora lì con dolore, a quel punto ho organizzato tutto questo in poche ore e abbiamo fatto l’intervento in urgenza, coinvolgendo tutti: gli urologi hanno messo gli stent negli ureteri perché le vie urinarie erano fortemente attaccate, stent che poi abbiamo tolto. Gli emotrasfusionisti ci hanno dato 4 sacche di sangue che per fortuna stiamo restituendo e li ringrazio perché in questo momento di mancanza di sangue loro ne hanno trovate 8- ha spiegato ancora il dottore Maiorana- Il dottore Vallone ha posizionato i palloncini nelle arterie ipogastriche, a questo punto io ho tirato fuori il bambino e richiuso l’utero. Vallone ha gonfiato i palloncini riducendo l’afflusso del sangue alla pelvi e in quel momento io ho fatto l’isterectomia con degli strumenti multifunzione che vengono dalla mia cultura endoscopica, non abbiamo lesionato la vescica, non abbiamo lesionato gli ureteri. Terminata l’isterectomia, a campo operatorio ancora aperto, Vallone ha riaperto i suoi palloncini nelle arterie ipogastriche e abbiamo verificato che non ci fosse presenza di sangue. Si tratta di un lavoro di équipe complesso che deve essere ben organizzato. Gli anestesisti hanno mantenuto la signora sveglia e ho parlato con lei per tutto l’intervento, a volte si è costretti ad intubare ma questa volta non c’è stato bisogno, cerchiamo sempre di essere minimamente invasivi».

La procedura chirurgica è stata effettuata dai ginecologi coordinati da Antonio Maiorana e da Mario Vallone, con il supporto appunto degli urologi coordinati da Gianfranco Savoca, degli anestesisti coordinati da Vincenzo Mazzarese, dei neonatologi coordinati da Marcello Vitaliti, insieme a tutto il personale sanitario di supporto. Mamma e bimbo stanno bene e hanno un decorso clinico regolare.

«L’Arnas Civico si conferma, nel solco di una consolidata tradizione, punto di riferimento per le emergenze ostetriche e neonatali ad alta complessità assistenziale- sottolinea il ginecologo Maiorana- Per la complessità dell’intervento in regime di urgenza e per l’imprevedibilità dello stesso, ritengo che in pieno agosto sia una bella performance. Sono un appassionato della sanità pubblica e sono contento quando una squadra di un’azienda di rilievo come il Civico, possa essere al servizio di tutti. Se ciò avviene è perché c’è una direzione sanitaria che agevola questi percorsi e ci permette di lavorare bene».

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