«Prezzi e condizioni di vendita allo Stato poco trasparenti e costi di sviluppo dei medicinali sconosciuti, così la spesa pubblica lievita a livelli insostenibili». Lo denuncia Altroconsumo, la principale organizzazione di consumatori in Italia, che promuove e difende gli interessi dei cittadini, sviluppando azioni e progetti volti a garantirli come singoli e collettività. Insanitas ha parlato dei prezzi di farmaci di nuova immissione nel mercato con Riccardo Di Grusa, rappresentante regionale per la Sicilia di Altroconsumo.
Perché i prezzi dei farmaci di nuova generazione, o comunque di nuova immissione nel mercato, sono generalmente poco trasparenti in tutta Europa?
«Principalmente perché sulle negoziazioni tra aziende e agenzia del farmaco è mantenuto il riserbo. Condizioni e sconti previsti dal contratto non sono noti e il vero prezzo pagato dallo Stato rimane segreto. Ciò vale nel nostro Paese, così come negli altri Stati europei. Spesso noi cittadini dobbiamo attendere che trapelino informazioni o che i contratti vengano parzialmente pubblicati con “omissis” su cifre e conti. Dati che, quando vengono portati alla luce, lasciano spesso stupiti sulle cifre pagate dallo Stato».
Come mai spesso non conosciamo i veri costi di sviluppo dei medicinali?
«I costi di ricerca e sviluppo di un farmaco non sono mai noti. Non sono dati pubblici e non sono richiesti di norma nelle trattative con le aziende. Esistono stime su quanto costi sviluppare un nuovo farmaco, ma oltre a non essere pienamente trasparenti nel modo in cui vengono realizzate, sono di solito commissionate dall’industria e si rivelano sovrastime utili a giustificare il prezzo- altissimo- dell’innovazione».
In che modo funziona il processo per stabilire il prezzo di un farmaco in Italia?
«Se ne occupano gli enti regolatori, come l’agenzia italiana del farmaco (AIFA), che si siedono al tavolo con le aziende farmaceutiche per contrattare il prezzo di un farmaco di nuova generazione. Le agenzie del farmaco chiedono alle aziende di produrre una serie di informazioni per valutare il valore del farmaco e la ragionevolezza del prezzo. Purtroppo, però, in quel momento non hanno tutte le informazioni necessarie per stabilire se il prezzo richiesto dall’azienda sia un giusto prezzo, ovvero che tenga conto del valore terapeutico del farmaco e che consenta alle aziende di recuperare gli investimenti in ricerca e sviluppo. Ovviamente l’azienda farmaceutica deve anche generarne un profitto, ma questo non deve diventare eccessivo, al punto da diventare insostenibile per il servizio sanitario e un ostacolo all’accesso alle cure per il cittadino».
Siamo invece informati sulle spese in ricerca e sviluppo sostenute dalle aziende farmaceutiche che vogliono immettere nel mercato un nuovo trattamento?
«No, anche gli investimenti in ricerca e sviluppo fatti dalle aziende per portare il nuovo trattamento sul mercato non sono informazioni pubbliche. Le aziende non li svelano, né sono tenute a fornirle alle agenzie regolatorie».
Perché i prezzi alti dei farmaci mettono a rischio il sistema sanitario nazionale?
«La spesa crescente per farmaci innovativi, dai prezzi eccessivamente elevati, grava sulle risorse limitate destinate alla sanità, con l’effetto di erodere l’offerta di servizi e prestazioni sanitarie altrettanto utili, in ambiti spesso cronicamente carenti o in difficoltà, come l’assistenza alla disabilità o il contenimento delle liste d’attesa. Per il singolo cittadino, inoltre, c’è il rischio concreto che l’accesso alle cure di cui ha bisogno sia ritardato o razionato proprio per via dei prezzi insostenibili, come è già successo nel caso dei farmaci per l’epatite C, che ha visto molti cittadini costretti a pagare di tasca propria le cure per poter accedere al trattamento, sborsando anche cifre importanti, o a cercare cure low cost in India o in Egitto per non dover aspettare di peggiorare la propria situazione di salute per avere la cura».
Cosa sappiamo su come vengono spesi i soldi pubblici investiti sulla ricerca pubblica?
«Neanche su questo punto abbiamo informazioni chiare e complete, ma neppure su quanto un nuovo farmaco abbia beneficiato del contributo della ricerca pubblica o di investimenti e incentivi pubblici. Un ruolo spesso minimizzato, ma fondamentale allo sviluppo di qualunque farmaco. Sia i singoli paesi, sia l’Unione Europea finanziano direttamente numerosi progetti di ricerca, poiché l’investimento “pubblico” rimane il finanziatore principale della ricerca di base, da cui parte qualunque altro stadio dello sviluppo di un farmaco».
Che sgravi fiscali spettano alle aziende farmaceutiche?
«L’industria farmaceutica beneficia di numerosi sgravi fiscali sulle spese sostenute per gli studi clinici richiesti dalle agenzie regolatorie del farmaco per l’autorizzazione dei nuovi medicinali, un incentivo governativo pensato per stimolare proprio la ricerca, ma che proviene sempre dalle nostre tasche».
In che modo i cittadini pagano i farmaci due volte?
«La realtà è questa: paghiamo due volte per le nostre medicine. La prima volta con le tasse finanziamo la ricerca biomedica che sta alla base dello sviluppo di qualunque farmaco e che le aziende utilizzano per sviluppare i propri farmaci. La seconda volta quando sempre con le tasse finanziamo l’acquisto di questi farmaci. Ovviamente, questa è una semplificazione di un processo complesso, ma è importate ricordare che il peso della ricerca farmacologica non grava sulle sole spalle dell’industria».
Cosa è possibile fare per avere dei prezzi più giusti e trasparenti?
«Altroconsumo chiede più trasparenza e prezzi più giusti per i farmaci, affinché il cittadino non si trovi a pagare troppo cara la propria salute. Per ottenere questo obiettivo è necessario, però, che alcuni meccanismi cambino. Abbiamo individuato, assieme ai colleghi delle altre organizzazioni europee, cinque azioni (che sono anche cinque richieste) per rendere più trasparente questo processo e poter avere finalmente una spesa sanitaria più sostenibile per la comunità:
1. Trasparenza su prezzo e rimborso dei farmaci. I cittadini devono avere accesso chiaro e puntuale alle informazioni sul prezzo dei farmaci rimborsati dal servizio sanitari e quindi pagati con denaro pubblico.
2. Trasparenza sui costi di ricerca e sviluppo sostenuti delle aziende. In questo modo le agenzie del farmaco avranno maggior potere per stabilire prezzi più giusti nelle trattative con l’industria.
3. Trasparenza sul contributo pubblico. Servono informazioni pubbliche dettagliate sui finanziamenti pubblici e gli incentivi dati alle aziende.
4. Condivisione a livello europeo delle informazioni sui prezzi dei farmaci. Gli stati europei dovrebbero stabilire per legge la possibilità che le agenzie del farmaco nazionali o gli enti preposti possano condividere le informazioni sul prezzo reale dei farmaci, a cui si arriva al netto di sconti e di eventuali altre contrattazioni.
5. Maggiore collaborazione tra paesi e agenzie del farmaco. I paesi europei devono collaborare maggiormente, non solo scambiando informazioni, ma promuovendo una rete permanente tra le agenzie del farmaco, che diffonda le migliori prassi per la contrattazione del prezzo con le aziende. Vanno inoltre promosse tutte le attività congiunte di negoziazione del prezzo e approvvigionamento dei farmaci».