PALERMO. Sulla possibile vendita dei farmaci di fascia C nelle parafamarcie e nella grande distribuzione è ancora scontro. Federfarma Palermo, basandosi sui dati dell’Aifa, si schiera contro, sostenendo che “in quei punti vendita dal 2006 al 2013 si è verificato un aumento dei prezzi dei medicinali da banco del 9,6%”.
«I dati dell’Aifa menzionati da Federfarma Palermo sono falsi perché frutto di analisi errata», ribatte il “Movimento nazionale liberi farmacisti” (che associa i farmacisti delle parafarmacie), aggiungendo: «Quei dati prendono spunto da una colpevole dimenticanza, lo spostamento di numerosi farmaci ‘con obbligo di ricetta’ a ‘senza obbligo di ricetta’, che ha determinato statisticamente un aumento del costo medio dell’intero comparto dei farmaci d’automedicazione. Consigliamo a Federfarma Palermo di andarsi a leggere i report di ‘Altroconsumo’, decisamente più obiettivi di quelli di Aifa».
Ma Federfarma Palermo non ci sta e controreplica: «È necessario fare subito chiarezza su questa gravissima accusa – tuona il presidente Roberto Tobia (nella foto)- e, se il caso, che si esprima direttamente l’Aifa, a tutela dell’assoluta credibilità dell’istituzione, ma anche nell’interesse dei farmacisti tutti e dei cittadini. Abbiamo il diritto di sapere se, come dichiarato dal Mnlf, l’Aifa ha ‘taroccato’ i conti e li ha addirittura ‘strutturati’ per sostenere una tesi costruita ad arte. Questa ricostruzione ci sembra assurda e incredibile, ma è bene che qualcuno dica ufficialmente come stanno le cose».
«Ne va di mezzo la sopravvivenza del modello italiano di farmacia che dovrebbe essere difeso dall’intera categoria, identica per etica e qualità professionale, ma pur tenendo conto delle obiettive specificità delle farmacie territoriali, che non possono essere paragonate alle parafarmacie per via della differenza di regole, controlli e obblighi, a partire dai turni diurni e notturni».