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Endometriosi, via libera in Sicilia alla prescrivibilità della terapia antidolorifica

Approvata la norma relativa agli antinfiammatori non steroidei in fascia A. «Un grande passo di civiltà per la nostra regione», dichiara ad Insanitas il deputato del M5S e primo firmatario Antonio De Luca.

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PALERMO. In Sicilia la terapia antidolorifica per endometriosi diventa prescrivibile grazie all’approvazione da parte di tutte le forze politiche all’Ars dell’art.63 della Finanziaria regionale che al secondo comma recita: “Al fine di garantire la maggiore accessibilità alla terapia antidolorifica nelle pazienti affette da endometriosi, in ottemperanza a quanto stabilito dalle società scientifiche del settore, l’assessore alla Sanità è autorizzato a consentire la prescrivibilità dei farmaci antinfiammatori non steroidei in fascia A in deroga ai vincoli previsti dalla nota AIFA 66 per tutte le pazienti in possesso del codice di esenzione 063”.

Secondo la relazione, infatti, dal gennaio del 2017 l’endometriosi, al terzo e quarto stadio, è stata inserita nei Lea (Livelli essenziali di assistenza) e quindi tra le malattie corniche e invalidanti, per le quali vengono garantite in esenzione alcune prestazioni specialistiche di controllo. “Svincolando la prescrizione dei Fans dai limiti previsti dalla normativa vigente- si legge ancora nella nota- si garantirà alle donne affette da endometriosi di accedere alla prescrizione dei farmaci che riducendo il dolore, ne migliorino la qualità della vita in maniera significativa”.

«L’approvazione della norma che consente la prescrivibilità dei farmaci antinfiammatori non steroidei in fascia A per tutte le pazienti affette da endometriosi in possesso del codice esenzione 063 è un grande passo di civiltà per la nostra regione- dichiara ad Insanitas il deputato del M5S, Antonio De Luca, primo firmatario della norma- Dopo l’approvazione della legge sull’endometriosi, oggi è stato compiuto un passo concreto per centinaia di donne che patiscono dolori lancinanti a causa di questa patologia poco conosciuta e quindi spesso diagnosticata tardivamente in stato avanzato. Il legislatore regionale deve proseguire nel percorso virtuoso intrapreso e investire risorse nella prevenzione e nella formazione dei medici in modo da consentire una diagnosi sempre più precoce, unico vero mezzo di contrasto alla patologia».

 

 

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