Sin dai primi mesi in cui il Coronavirus si è diffuso a livello mondiale, le disfunzioni del gusto e dell’olfatto sono state tra i sintomi fortemente predittivi di infezione da Sars-Cov-2. L’elevata incidenza di perdita dell’olfatto senza rinorrea o congestione nasale significativa suggerisce che il Coronavirus prenda di mira i chemocettori degli organi di senso, attraverso meccanismi distinti da quelli utilizzati dai Coronavirus endemici o da altri comuni agenti influenzali, che provocano anche essi alterazioni sensoriali, ma con una incidenza molto più bassa.
I problemi maggiori vengono, però, riscontrati da coloro che continuano a mostrare segni di anosmia e ageusia anche mesi dopo essere risultati negativi al Covid-19. Tutto questo impatta negativamente sulla qualità della vita degli ex pazienti Covid, che manifestano ripercussioni emotive. Nasce da qui l’esigenza di trattare un sintomo forse sottovalutato, ma fondamentale, a cui hanno pensato il Policlinico “Giaccone” di Palermo e il Policlinico “Rodolico” di Catania, che hanno costituito nei reparti di “Otorinolaringoiatria” degli ambulatori Long Covid dedicati.
L’ambulatorio di Palermo
È stato il primo ad aprire i battenti in Sicilia e non solo, infatti, si è trattato da subito di un unicum a cui fare riferimento per il trattamento dei pazienti con sintomi Long Covid legati alla disfunzione di gusto e olfatto. «L’ambulatorio dedicato al recupero dell’olfatto prevede un percorso terapeutico combinato con un farmaco attivo contro i processi neuro-infiammatori, somministrato per bocca per un periodo non superiore ai 30 giorni- ha spiegato ad Insanitas il professore Salvatore Gallina (a sinistra nella foto), direttore del reparto di “Otorinolaringoiatria” del Policlinico di Palermo – Questa terapia medica viene associata ad una riabilitazione olfattiva chiamata “Sniff Test”. In primis, nella fase diagnostica, cerchiamo di capire quanto olfatto ha perso il paziente attraverso delle essenze odorose. Successivamente creiamo un percorso di riabilitazione olfattiva indirizzando il paziente alla fornitura di alcuni olii essenziali, che ricordano degli odori noti al paziente stesso: l’agrume, il parmigiano, la menta. Il paziente deve “sniffare” questi profumi più volte al giorno in maniera tale da allenare il nervo, che magari conserva un minimo di funzionalità, e recuperare il più possibile». Per contattare l’ambulatorio del Policlinico “Giaccone” di Palermo è possibile mandare una mail all’indirizzo ambulatorionaso@policlinico.pa.it.
L’ambulatorio di Catania
«Una nostra ricercatrice è stata in Germania dal professore Hummel, un grande studioso dei problemi dell’olfatto, per permetterci di adeguarci al protocollo internazionale in uso- precisa ad Insanitas il professore Igo la Mantia (a destra nella foto), direttore del reparto di “Otorinolaringoiatria” del Policlinico di Catania – Utilizziamo degli integratori alimentari per il recupero del disturbo neuro-infiammatorio, che in linea di massima non sono dei veri e propri farmaci. Poi usiamo uno spray a base di vitamina A e facciamo la riabilitazione olfattiva con olii essenziali, nel senso che abbiamo coinvolto farmacisti ed erboristerie che producono questi olii essenziali per la stimolazione olfattiva. Sottoponiamo il paziente più volte nella giornata a degli stimoli olfattivi, il quale acquista il kit e lo fa da sé». Per contattare l’ambulatorio del Policlinico “Rodolico” di Catania è possibile mandare una mail all’indirizzo ambulatorio.olfatto.policlinico@gmail.com.
Perdita di gusto e olfatto: quali sono le cause?
Iposmia, anosmia, ageusia, disgeusia, parosmia: sono tutti termini che indicano in varia misura una perdita o una disfunzione del gusto e dell’olfatto, due dei nostri cinque organi di senso. «Questo tipo di problematiche sono generalmente causate da traumi cranici o da forme virali diverse dal Covid, perché anche una banale influenza può determinare un’anosmia, anche se più raramente del Sars-Cov-2 che dà una percentuale altissima di casi- riferisce ancora il professore Gallina- Il gusto è sostanzialmente collegato all’olfatto e ci permette di recepire i sapori elementari, cioè salato, dolce, amaro, aspro. Tuttavia, noi sentiamo gli aromi grazie all’olfatto, pertanto quando mettiamo in bocca l’aragosta il gusto ci dice che è un cibo salato, ma l’aroma dell’aragosta lo percepiamo grazie all’olfatto. Spesso il paziente riferisce di aver perso il gusto, ma in realtà ha perso l’olfatto, perché perdere completamente il gusto è molto più raro. Nella stragrande maggioranza dei casi post Covid noi ritroviamo la perdita dell’olfatto, in questo modo si perde buona parte del piacere della tavola, ma bisogna anche considerare che l’olfatto è un organo di senso che ci garantisce una certa sicurezza. Ad esempio, è un allarme per fughe di gas e in tutte le condizioni che possono rappresentare un pericolo da cui l’olfatto in genere ci protegge. Perderlo significa, quindi, perdere anche parte della propria sicurezza, soprattutto tra le mura domestiche».
«Il problema legato al Coronavirus è neuro-infiammatorio, infatti, nei soggetti allergici, che hanno difficoltà legate al naso chiuso, lo stimolo olfattivo non riesce ad arrivare al recettore. Nel post Covid, invece, viene danneggiato il recettore nervoso, per questo motivo più tempo passa e più difficile è il recupero- afferma il professore La Mantia- In merito sono stati pubblicati molti studi in tutto il mondo, perché sono pazienti affetti da una neuroinfiammazione che poi finiscono sempre in otorinolaringoiatra. Invitiamo dunque i pazienti a farsi vedere precocemente, non dopo mesi che non recuperano l’olfatto».
L’importanza di un intervento precoce
Una volta negativizzati dal Covid, i pazienti che manifestano perdita o disfunzioni del gusto e dell’olfatto recuperano spontaneamente nel giro di 15/20 giorni, ma ci sono pazienti che non riescono a recuperare autonomamente: «Sarebbe scorretto e illusorio da parte mia garantire il recupero della capacità olfattiva di tutti i pazienti, però devo dire che la riabilitazione olfattiva ha dato dei risultati incoraggianti in una buona percentuale di pazienti con un miglioramento e un recupero, a volte, anche totale- chiarisce infine Gallina- Le persone che si rivolgono a noi, sono pazienti che da mesi hanno perso l’olfatto totalmente o quasi, per cui non hanno avuto alcun recupero spontaneo. C’è una percentuale di pazienti, che non è la maggioranza ma va considerata, che non recupera neppure nonostante le terapie. Ovvio che in questo caso mai dire mai, nel senso che non sappiamo come questi pazienti evolveranno e se avranno questo problema a vita, però è chiaro che più tempo passa senza il recupero e più le speranze di poter recuperare l’olfatto stesso si riducono».