La Fedir- Sindacato della Dirigenza delle funzioni locali- lancia un appello sulla corretta collocazione contrattuale della dirigenza tecnico amministrativa (ruoli PTA: Professionale, Tecnico, Amministrativo) del SSN. Il segretario regionale aggiunto Salvatore Mingrino (nella foto) si associa alle preoccupazioni del Segretario Nazionale Elisa Petrone e chiede che la Politica faccia un passo indietro sull’ingerenza nell’autonomo potere decisionale del tavolo sindacale.
«La Legge di Bilancio per l’anno 2019 – n° 145 del 30/12/2018, modificata dalla legge di Bilancio per il 2022, all’art,.1, comma 687, ha stabilito che la dirigenza dei ruoli amministrativo, professionale e tecnico del SSN (in acronimo ruoli PTA SSN) per il triennio contrattuale 2022/2024 venga spostata dalla sua attuale Area contrattuale di appartenenza delle Funzioni Locali (cioè il CCNL di tutta la dirigenza gestionale territoriale) all’Area contrattuale della Sanità (cioè il CNL della sola dirigenza sanitaria del SSN) che di fatto espropria di rappresentatività e del conseguente diritto ad avere un proprio contratto di lavoro che tenga in debito conto della propria specificità una intera categoria (quella della dirigenza PTA del SSN- circa 5.000 dirigenti operanti nella tecnostruttura delle Aziende Sanitarie) che è collocata in distinti ruoli professionali rispetto alla dirigenza sanitaria.
Secondo la Fedir, questo spostamento nell’Area della Dirigenza Sanitaria provocherebbe:
-una lesione della libertà sindacale poichè la rappresentatività deve essere dichiarata sulla base dell’attuale composizione dei tavoli contrattuali;
-un grave effetto retroattivo sulla rappresentatività e su atti già deliberati come quelli sulle prerogative sindacali, con inevitabili contenziosi conseguenti;
inoltre:
-non tiene conto della separazione dei fondi tra sanitari e PTA avvenuta negli ultimi contratti giustamente distinti tra le due categorie;
– priva la dirigenza PTA di una propria rappresentanza dal momento che i dirigenti sanitari del SSN sono 130.000 e quindi non basterebbe iscrivere ad un unico sindacato tutti i dirigenti PTA del SSN in servizio per consentire loro di essere autonomamente rappresentati per sedere a pieno titolo al tavolo ARAN e nelle contrattazioni integrative dei vari Enti;
-non riconosce la specificità della dirigenza PTA, enormemente differente dalla dirigenza sanitaria normata dal D.lgs. 502/1992 e ssmi, e molto simile invece alla restante dirigenza territoriale alla quale l’accomuna il dlgs 165/2001;
-è una complicazione che produce in contrattazione decentrata una duplicazione disarmonica di tavoli tra vecchio e nuovo contratto.
La specificità della Dirigenza della PTA, con la sottoscrizione del CCNL dell’Area Funzioni Locali 17/12/2020, ha permesso di disciplinare, finalmente in maniera di gran lunga più appropriata, lo status contrattuale della dirigenza PTA, che da sempre ha sofferto una indebita omologazione agli istituti peculiari dei medici. Tra le conquiste: l’eliminazione dell’orario di lavoro (del tutto improprio per una dirigenza puramente gestionale come la PTA), l’eliminazione del vincolo dei 5 anni di anzianità per il conferimento di incarichi anche iniziali, l’elevazione della posizione iniziale dei dirigenti non apicali a livelli retributivi maggiormente accettabili.
La Fedir, quindi, chiede l’abrogazione dell’art. 1, comma 687, della Legge 30 dicembre 2018, n. 145. Per scongiurare i pericoli paventati da alcuni, Mingrino ribadisce che tale abrogazione non ha alcun impatto finanziario ma un grande impatto di sistema; il finanziamento dei rinnovi contrattuali della dirigenza PTA resta comunque in capo al fondo sanitario nazionale e relativi fondi sanitari regionali e non può comportare ulteriori oneri a carico della finanza pubblica.