Blocca la malattia determinata dal Coronavirus, evitando i gravi danni polmonari causati dallo stesso. Sembra, inoltre, evitare l’aggregazione di piastrine che provocano trombosi nel 90% delle persone infettate: è il Niclosamide, farmaco usato oggi contro le infezioni da tenia, patologia meglio conosciuta sotto il nome di “verme solitario”. La ricerca è stata condotta sull’asse Trieste-Londra nei laboratori del “King’s College London” e dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (Icgeb) in Area Science Park, in collaborazione con l’Istituto di Anatomia patologica dell’Università di Trieste e dell’Istituto di biofisica del Cnr di Trento, sotto la direzione dello scienziato triestino Mauro Giacca (nella foto tratta da “Il Piccolo”, autore Andrea Lasorte), docente di scienze cardiovascolari al King’s College, sentito sul tema da Insanitas.
In che modo avete scoperto che il farmaco antitenia può essere efficace contro il Coronavirus?
«Sono docente al King’s College da due anni, prima ero direttore di un centro di ingegneria genetica all’Università di Trieste, in cui continuo a insegnare. Succede che nel marzo dell’anno scorso arriva la pandemia, grande paura e lockdown generale. Le attività chimiche relative ai pazienti morti con Covid vengono bloccate un po’ in tutto il mondo, per la paura. A Trieste, invece, l’anatomopatologa Rossana Bussani, professoressa della facoltà di Medicina, ha continuato a fare autopsie anche sui pazienti che morivano per Covid. Pertanto, è stata la prima a vedere cosa succedeva nei polmoni di queste persone e il quadro è stato impressionante, perché c’è una devastazione del tessuto polmonare tale che i polmoni sembrano fegato. La professoressa Bussani fa autopsie da trent’anni e ha detto che in tutta la sua carriera non ha mai visto un quadro cosi devastante causato da una malattia infettiva. Studiando il fenomeno ci siamo resi conto che si verificano numerose trombosi, quindi, coaguli nelle piccole o grandi arterie e vene, infatti, il 90% delle persone muoiono di Covid proprio per trombosi massicce, ma ancora non avevamo una spiegazione in merito. Poi abbiamo notato la presenza di cellule anormali, cioè delle grandi cellule che nascono dalla fusione delle cellule normali del polmone. Questa fusione è indotta dalla proteina Spike del Coronavirus, infatti, quando il virus attacca una cellula questa comincia a fondersi progressivamente con le cellule che le stanno vicine (sincizi). A questo punto, abbiamo deciso di utilizzare le strutture robotizzate di cui disponiamo a Londra per fare degli screening ad alta progressività. Al King’s College abbiamo una collezione di 3800 farmaci già approvati per la terapia umana, in uso per altre indicazioni, per cui abbiamo deciso di vedere se esistessero dei farmaci utili a bloccare queste fusioni cellulari, inibendo questa capacità della proteina Spike».
Arriva qui la svolta…
«Sì, perché abbiamo trovato un farmaco estremamente efficace: il Niclosamide. Si tratta di un farmaco sintetizzato dalla Bayer più di 50 anni fa e da 30 anni si usa contro la tenia, c’è pure il farmaco generico che è molto semplice e costa poco. Quindi, abbiamo scoperto che il niclosamide blocca il meccanismo di fusione delle cellule, in cui la Spike attiva la proteina TMEM16 normalmente espressa nel polmone e nell’intestino, che è l’altro organo interessato dal Covid. Modificando la membrana delle cellule, la Spike fa in modo che esse si possano fondere, la cosa interessante è che queste fusioni molto probabilmente sono anche quelle che impediscono al sistema immunitario di riconoscere e distruggere le cellule infettate, per cui parliamo di una componente importante del danno che causa il Covid. Questo meccanismo è essenziale per l’attivazione delle piastrine, quindi il primo passaggio per la coagulazione del sangue, per cui abbiamo deciso di fare altri esperimenti, che al momento sono in fase di pubblicazione, i quali hanno mostrato proprio come la Spike attivi la coagulazione delle piastrine e come il niclosamide blocchi questo processo».
Dove state conducendo le attuali ricerche scientifiche?
«La sperimentazione viene fatta in India, non si poteva fare in Inghilterra e in Italia perché non c’è sono un numero sufficiente di persone in terapia intensiva in questo momento. Abbiamo deciso di testarlo nelle fasi avanzate della malattia perché nelle prime fasi molti guariscono di per sé. In questo caso, avremmo dovuto testare il farmaco su 10.000 pazienti e sarebbe stato impossibile farlo in tempi brevi. In questo modo lo stiamo testando efficacemente sulle persone ospedalizzate».
Così è nato lo spray nasale contro il Coronavirus?
«In realtà noi stiamo sintetizzando farmaci orali, ma ci sono altre aziende- in Belgio, Corea e Inghilterra- che stanno creando delle soluzioni spray dello stesso farmaco. Al momento il niclosamide è al centro di varie sperimentazioni, anche negli Stati Uniti. La nostra ricerca sul farmaco è già uscita su “Nature” un mese fa e ha avuto una risonanza enorme, con più di 40.000 downloads. Quello sulle piastrine invece lo stiamo scrivendo adesso, dovrebbe uscire tra un mesetto, però ci sono già diverse conferme in letteratura sull’efficacia del niclosamide contro il Coronavirus, che blocca la malattia salvando vite. Potrebbe essere una valida terapia in attesa che nascano dei farmaci specifici, infatti, anche secondo il direttore di virologia del King’s College, si tratta del migliore farmaco antivirale attualmente usato contro il Coronavirus».