Il Covid non è più un’emergenza, lo ha certificato anche l’Oms. Ma il virus esiste ancora e continua a diffondersi seppur senza preoccupare gli esperti. E c’è ora una nuova variante di Sars-Cov-2 soprannominata Arturo. Anche se l’infettivologo Giovanni Rezza, neopensionato, raccomanda di non chiamarla variante, ma solo “ricombinazione di virus derivati da Omicron”, Arturo continua la sua crescita anche nel resto del mondo ed è stata individuata in 40 Paesi.
La stessa Organizzazione mondiale della Sanità lo ha sottolineato nel suo bollettino settimanale, precisando che al momento le varianti Covid di maggior attenzione sono due: XBB.1.5, soprannominata Kraken, e XBB.1.16, soprannominata Arturo. Per quanto riguarda quest’ultima, gli esperti hanno appurato che nella settimana dal 10 al 16 aprile rappresentava il 5,7% delle sequenze analizzate in tutto il mondo ed è in forte crescita percentuale rispetto al 2% registrato un mese prima.
Covid, fine della pandemia ma…
Sebbene l’Oms abbia assicurato che l’emergenza Covid è ormai alle spalle, ci sono alcuni scienziati americani che avrebbero raccomandato prudenza avvisando la Casa Bianca che, nei prossimi due anni, ci sarà il rischio di una nuova ondata del virus. “Le probabilità che ciò accada, ossia che ci si trovi a fronteggiare un’ondata di infezioni come quelle causate dalla variante Omicron da oggi al 2025 – ha detto al Washington Post il biologo Trevor Bedford, del Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle – sono circa il 40%. Non vedo perché un evento simile abbia meno probabilità di verificarsi oggi che nei primi due anni della pandemia e anche se oggi la pandemia appare finita, un Covid endemico resta una forte preoccupazione per la salute”.
A supporto della sua teoria ci sono anche altri scienziati come Eric Topol, direttore dello Scripps Research Translational Institute.