La pandemia avanza e travolge tutti, ognuno in questa situazione di emergenza è chiamato a dare una mano nei limiti delle proprie possibilità. Lo sanno bene i medici di base, inzialmente grandi esclusi tra il personale sanitario ad occuparsi di Covid. Passo dopo passo anche loro sono scesi in campo e le loro responsabilità sono aumentate nei mesi. Per cercare di snellire il loro lavoro e semplificare le procedure, la Fimmg (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) ha presentato diverse proposte alle istituzioni nazionali e regionali. A Palermo ci sono anche seri problemi con la piattaforma per caricare i dati dei pazienti Covid. Insanitas ne ha parlato con Noemi Lopes, medico di famiglia e membro Fimmg.
Lei ha un suo ambulatorio da poco tempo?
«Sì, ho aperto l’ambulatorio lo scorso gennaio a Palermo, ma ho cominciato con delle aspettative che sono state stravolte da questa situazione pandemica».
A Palermo avete dei problemi di tipo informatico?
«In pratica, come se fossimo pubblici ufficiali, noi dobbiamo inserire in piattaforma i dati di isolamento e liberazione dei pazienti che si rivelano positivi al Covid. Quindi, nel momento in cui un paziente fa un tampone e scopre di essere positivo, ci contatta e inizia un lavoro di contact tracing e caricamento dati su una piattaforma informatica che funziona malissimo, spesso a singhiozzo, piena di informazioni ridondanti perché si devono mettere più volte i dati di una stessa persona. Tra l’altro spesso capita che dopo aver fatto tutta la segnalazione la piattaforma si blocchi. Spunta la scritta “Ops Errore” e cancella tutti i dati, quindi bisogna ricominciare daccapo».
Uno dei problemi principali è che non c’è un account per il medico
«Sì, la password e lo username sono uguali per tutti i medici, quindi, questo significa che chiunque potenzialmente può accedere ai dati dei miei pazienti o fare una segnalazione al posto mio. Se ci fosse una fuga di notizie e qualcuno riuscisse ad avere la password potrebbe anche utilizzarla perché non è associata ad alcun codice fiscale. Quando si deve inserire il nome del medico curante del paziente si potrebbe mettere qualunque nome. Per lo stesso motivo, ogni volta che entriamo per compilare una scheda dobbiamo mettere tutti i nostri dati. Oppure per segnalare i contatti stretti non possiamo semplicemente inserire i nomi delle persone che convivono con il soggetto positivo, ma dobbiamo fare una scheda completa di tutti i dati per ciascuno. Tutto ciò comporta un notevole dispendio di tempo, perché in uno studio come il mio con 1300 assistiti ci sono 150 positivi, immaginate cosa possa significare in termini di lavoro tutto questo sovraccarico burocratico. Personalmente sono pure incinta di otto mesi, ma non posso staccare, come faccio ad abbandonare i miei pazienti in un momento così delicato?».
Non potrebbe prendere un sostituto?
«Chiamerò il sostituto a ridosso della gravidanza perché ci sono due ordini di problemi in merito. Anzitutto a causa della carenza di medici è difficile trovare un sostituto in questo momento storico e molti sono impegnati nelle Usca. Poi comunque sono una libera professionista ciò significa che anche tutte le spese sono a carico mio, compreso il sostituto. Infine, ma non meno importante, in un periodo delicato come questo i pazienti vogliono parlare con il proprio medico, cercano me. Anche quando mi sono assentata qualche giorno per problemi legati alla gravidanza e ho preso un sostituto, dall’ambulatorio mi chiedevano di richiamare tantissimi pazienti, molti Covid, perché volevano il mio parere. Noi siamo il primo filtro, ma non riusciamo più a fare tutto. Siamo stati svuotati della parte clinica, per diventare burocrati. Oggi dopo mesi ho avuto un’urgenza cardiologica gestibile in ambulatorio, ma ho fatto almeno per un ora il medico. Nei giorni scorsi sui giornali nazionali è uscita la notizia che dal 6 gennaio sarebbe stato automatico il rilascio del green pass per i negativizzati, in realtà adesso emerge che deve essere redatto dal medico di famiglia. A fronte di tutti questi positivi dobbiamo fare altrettanti certificati».
Che orari di lavoro sostenete in questo periodo?
«Sono un medico Fimmg ed in questo periodo mi sono confrontata con moltissimi colleghi su questo punto, lavoriamo tutti dalle 12 alle 13 ore al giorno. Una collega raccontava qualche giorno fa che la piattaforma si era bloccata nuovamente e lei si è alzata alle 4 di mattina pur di liberare il paziente che doveva andare a lavorare, perché se i pazienti non vengono liberati sono passibili di denuncia».
Quali sono i vostri compiti totali?
«Svolgiamo funzioni degli uffici dell’Asp perché ci occupiamo del rinnovo dei presidi dei pazienti e delle esenzioni. Facciamo il lavoro del “Dipartimento di Igiene” cioè il tracciamento e l’isolamento, in più a tutto questo si aggiungono le visite domiciliari programmate ai pazienti disabili e le visite urgenti che quotidianamente si vanno a sommare. Poi ci sono le vaccinazioni sia antinfluenzali sia antiCovid. C’è chi si è organizzato anche per fare i tamponi in studio ma veramente non ci si arriva a fare tutto. Per non parlare delle telefonate, ne riceviamo un centinaio al giorno tra lo studio, il cellulare privato e WhatsApp».
Come Fimmg avete fatto delle proposte alle istituzioni per cercare di alleggerire questo carico?
«Ci sono delle proposte che sono in discussione e mirano a snellire la burocrazia per il medico di famiglia, ad esempio, isolamento e liberazione non dovrebbero essere compito nostro. Inoltre, chi fa il tampone potrebbe anche gestire questa parte, nel senso che appena viene accertata la positività con il tampone l’isolamento dovrebbe scattare in automatico. È indubbio, inoltre, che tutta la parte burocratica debba essere snellita. Capisco che siamo in un periodo di emergenza e di difficoltà per tutti, ma siamo medici e dovremmo riappropriarci della nostra professione, se otto ore al giorno faccio solo segnalazioni quando avrò tempo per fare il resto?».