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L'approfondimento

Covid e Long Covid, il ruolo fondamentale dei fisioterapisti

Le Commissioni di Albo dei Fisioterapisti della Sicilia (Ordine TSRM-PSTRP), insieme alla sezione territoriale Sicilia di AIFI hanno deciso di celebrare la Giornata mondiale della fisioterapia, che si celebra oggi, dando la parola ai diretti interessati.

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Se ne parla poco. Sempre troppo poco. Ma il ruolo dei fisioterapisti in questo lungo periodo pandemico è stato cruciale. Questi professionisti sono in prima linea nel trattamento e nella gestione delle persone che hanno contratto il virus Covid-19 non solo durante il corso della malattia ma anche e soprattutto dopo, durante quel periodo che è ormai universalmente conosciuto come long Covid. Il lon Covid è stato definito come la presenza di segni e sintomi che si sviluppano durante o a seguito di una infezione da Covid-19 che perdura per 12 settimane o più.

Le Commissioni di Albo dei Fisioterapisti della Sicilia (Ordine TSRM-PSTRP), insieme alla sezione territoriale Sicilia di AIFI (società scientifica di Fisioterapia, ndr) hanno deciso di celebrare la giornata mondiale della fisioterapia, che si celebra ogni anno l’8 settembre, dando la parola ai diretti interessati: pazienti e fisioterapisti che li hanno presi in cura. Qui di seguito pubblichiamo le preziose testimonianze di persone che si sono ammalate di Covid-19 che raccontano la loro esperienza di malattia.

Alessandro (34 anni)

“Erano i primi giorni di marzo quando, inconsapevole di ciò a cui potevo andare incontro, contraevo l’infezione da Covid-19. Tante le paure nella mia mente, soprattutto di fare del male alla mia famiglia (soprattutto mia moglie e la creatura che portava in grembo al terzo mese di gravidanza) e a tutte le persone con cui, essendo entrato a contatto, avevo rischiato di trasmettere questo virus sconosciuto. Nei primi giorni la malattia si è sviluppata come una normale influenza con febbre altalenante tra 38° e 39°, e anche nei primi giorni di ricovero presso l’Ospedale San Marco le condizioni apparivano buone, tanto da ipotizzare di continuare la convalescenza a casa. Il 20 marzo, improvvisamente, sopraggiungeva una forte crisi respiratoria che, unitamente ai risultati del continuo monitoraggio clinico, ha condotto alla decisione di propormi la sedazione e la ventilazione meccanica. Il periodo di sedazione è durato 12 giorni, nel corso dei quali ho percepito la fortissima vicinanza di tutto il personale sanitario, che mi sento di ringraziare con tutto il cuore. Al mio risveglio avevo quasi rimosso ciò che mi era successo e percepivo solamente che mi trovavo in una situazione grave, che avevo paura di non riuscire a superare. In questa fase è stato fondamentale ricevere il supporto della fisioterapista che, con fare materno, mi ha quasi accompagnato in un percorso per ‘reimparare a respirare’: in quei momenti provavo la sensazione di combattere contro un mostro che mi opprimeva. A fianco avevo una professionista che, con la sua grande umanità, mi ha aiutato a recuperare in pochissimo tempo le funzionalità respiratorie. La ringrazio per essersi interessata delle mie condizioni anche dopo il periodo di ricovero. Ad oggi tutti i test (spirometria, tac) indicano che la funzionalità respiratoria è stata recuperata in pieno e che non figurano danni a livello polmonare. Dopo alcuni giorni sono stato trasferito nel reparto di malattie infettive dove le mie condizioni miglioravano, ma non riuscivo a deambulare e a coordinare bene i movimenti. In questo contesto prezioso è stato il supporto di un’altra fisioterapista che mi ha aiutato a recuperare in brevissimo tempo. La sua presenza, i suoi incoraggiamenti e la sua grande professionalità ed umanità sono stati fondamentali anche per consentirmi un rapido recupero sotto il profilo psicologico. Mi ha aiutato anche a risolvere alcune problematiche connesse con la sindrome dello SPE (compressione del nervo sciatico popliteo esterno, ndr), probabilmente sorte a causa della posizione assunta in terapia intensiva, e ha saputo indirizzarmi presso un centro di fisioterapia in cui sono riuscito a risolvere completamente il problema”. “Il supporto dei fisioterapisti è stato fondamentale per superare la malattia e consentirmi un rapido e completo recupero, che mi ha permesso di tornare alle mie normali attività”.

Salvatore (43 anni)

Spero che la mia storia sia da monito per tutti gli increduli che pensano che il Covid-19 sia una ‘stupidaggine’. Dopo circa dieci giorni di cure casalinghe, a causa di un peggioramento vengo ricoverato all’Ospedale Cervello nel reparto di terapia semintensiva, per una polmonite bilaterale, dove rimango fino al 20 gennaio, quando le mie condizioni sono tali da richiedere intubazione ed accesso alla terapia intensiva. Rimango lì per poche ore, perché subito mi trasferiscono all’ISMETT di Palermo per sottopormi ad ECMO (circolazione extracorporea, ndr). Mi risveglio a marzo con tanti problemi fisici da superare; dopo qualche settimana, passato il pericolo, vengo trasferito a Villa Sofia. Il 12 Aprile torno a casa e continuo la riabilitazione alla vita insieme ai miei cari. L’inizio della fisioterapia è stato un po’ duro, in quanto dopo circa 3 mesi di immobilità riuscivo a stento a muovere le gambe e soprattutto le braccia, ero ancora tracheostomizzato e, quindi, neanche parlavo. Ricordo persino che le mie mani tremavano ed ero molto preoccupato che fosse successo anche qualcosa di brutto a livello neurologico. Grazie però ai fisioterapisti che mi hanno seguito prima all’ISMETT, e successivamente a casa, tramite l’ADI, sono riuscito a rimettermi in piedi sia fisicamente che a livello respiratorio, ma soprattutto moralmente. La fisioterapia è stata la mia rinascita: ogni movimento ed ogni passo in più che facevo, direi anche ogni respiro, era la riprova che potevo tornare a ciò che ero stato. Grazie alla mia famiglia e grazie ai fisioterapisti che mi hanno aiutato posso dire di essere fin qui. Loro riuscivano a motivarmi ed a darmi il coraggio di fare: non dimenticherò mai le loro ‘coccole’ e la loro grande umanità nell’aiutarmi e stimolarmi. Sono proprio stati i miei angeli in terra”.

Giuseppe (59 anni):

Avevo vissuto esperienze drammatiche ma nessuna di esse può essere comparata a questa: sentire di perdere gradualmente, giorno dopo giorno, la forza fisica e di non essere all’altezza della sfida. Nel dramma mi ha sostenuto la disciplina mentale, frutto di un lungo lavoro psicologico costruito nel passato, per avere gli strumenti psichici adeguati quando l’organismo è prossimo a capitolare. Mi ha aiutato l’esperienza trascorsa nelle forze armate. Sono vivo grazie al Servizio Sanitario Nazionale, che in tutte le sue componenti sanitarie mi ha permesso di superare la malattia e di nutrire fiducia nelle cure future. La riabilitazione fisioterapica, si è prospettata nell’ultimo periodo della degenza in ospedale. Ho avuto il privilegio di essere curato in un reparto specificatamente preposto alla riabilitazione, e ho potuto usufruire di strutture adeguate alle esigenze, e di cure di professionisti con dichiarata esperienza nell’ambito della fisioterapia. Si è trattato per me della prima esperienza e, pertanto, ho preso consapevolezza della efficacia e dell’effettiva e fondamentale funzione che la fisioterapia, nelle sue numerose applicazioni, svolge nel consentire ai pazienti ricoverati opportunità e tempi di recupero altrimenti impensabili. I fisioterapisti sono stati all’altezza del compito, e ho testimoniato non solo la preparazione generale e specifica, ma l’attitudine nell’imbastire una relazione empatica con me e il mio dramma”. senza alcun dubbio tanto importante, e soprattutto, quella ‘respiratoria’. Nel contesto della completa ripresa dalle difficoltà sorte a seguito della malattia e della lunga degenza, la fisioterapia rappresenta tuttora un eccellente percorso di recupero e di ritorno alla vita per quanto riguarda vigore e fiducia in se stessi”.

La testimonianza di Angela, Fisioterapista

“Essere chiamati a svolgere il nostro lavoro all’interno di un area Covid è stato per un attimo come ritornare al tirocinio. All’inizio mi sono sentita disorientata, confusa, quasi sempre accaldata dentro quell’enorme tuta (per me era enorme anche la S). Il viso pizzicava per i numerosi cerotti applicati dappertutto, il respiro all’inizio sembrava impossibile, ma stranamente il corpo si è abituato dopo qualche minuto. Appena entrata faccio un giro e guardo le condizioni dei pazienti nelle stanze; all’inizio mi chiedo: ‘ma io cosa ci faccio qui? come posso aiutare queste persone? cosa conosco di questa patologia e di tutte le conseguenze che le hanno ridotto in queste condizioni? ecco perché mi sento come una tirocinante: devo osservare molto. Poco dopo arrivano i colleghi infermieri e mi chiedono come fare cessare un allarme del ventilatore che suona senza sosta: lo sistemo, vedo cosa manca e cosa serve nel reparto per iniziare a lavorare e collaboro con le altre figure presenti. Poi vado dai pazienti, li valuto e mi metto le mani nei capelli. Molti non muovono un muscolo da tempo, molti sono sedati o comunque non pienamente svegli, il ventilatore meccanico è sempre presente e imparo subito a guardare tutto, anche il minimo cambiamento. Studio, misuro e cerco di capire e di agire nel modo giusto. Molte volte è stata una sfida persa in partenza, alcune volte è stato un sudato successo ed i pazienti mi hanno salutata andando via con le proprie gambe. Il fisioterapista è, secondo me, una figura professionale molto adattabile alle situazioni, riesce a lavorare con un paziente anche senza nessun ausilio a disposizione, ha tutto quello che gli serve nella sua testa, che deve essere continuamente alla ricerca, e nelle sue mani, che il tempo e anche gli errori rendono esperte, e nella dedizione, che serve a voler migliorare la vita delle persone. Grazie a tutti i colleghi fisioterapisti che hanno affrontato questa nuova sfida con determinazione e dedizione”.

Un sincero ringraziamento da parte della redazione di Insanitas alle Commissioni di Albo dei Fisioterapisti della Sicilia (Ordine TSRM-PSTRP) e alla sezione territoriale Sicilia di AIFI ed a tutte le persone e tutte/i le/i fisioterapisti per aver reso possibili queste testimonianze.

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