Dal palazzo

L'intervista

Covid-19, quel documento scomodo firmato da Zambon e ritirato dall’Oms

La nostra intervista al medico che sulla vicenda ha anche pubblicato un libro dal titolo “Il pesce piccolo” edito da Feltrinelli

Tempo di lettura: 6 minuti

Non si arresta la “faida” scoppiata internamente all’Oms che vede coinvolti il direttore vicario di dell’organizzazione, Ranieri Guerra, e Francesco Zambon (nella foto) ex funzionario dell’Oms, balzato agli onori della cronaca per essere entrato in conflitto con i vertici del ente sanitario internazionale. Proprio ieri, infatti, l’avvocato Roberto De Vita che difende Guerra, ha inviato all’AGI i documenti che attestano una richiesta di risarcimento milionaria a carico di Zambon che ha recentemente pubblicato il libro dal titolo “Il pesce piccolo” edito da Feltrinelli, in cui si parla di un suo rapporto sulla diffusione del Coronavirus in Italia, ritirato dall’Oms poche ore dopo la sua pubblicazione. A sostenerlo, ci sono le associazioni dei familiari delle vittime del Covid di Bergamo, che sabato 2 agosto sono scese in piazza per chiedere verità e giustizia per i propri cari. Insanitas ha intervistato il dottore Zambon per cercare di capire meglio questa vicenda dai contorni confusi, sfociata in una inchiesta di cui si sta occupando la Procura di Bergamo.

Tutto nasce dal report da lei stilato e poi ritirato dall’Oms, ma cosa c’era scritto in questo rapporto?
«C’era una descrizione di come l’Italia aveva affrontato la risposta al Covid durante la prima ondata. Questo lavoro voleva essere utile a tutti gli altri Paesi che ancora non erano in emergenza Covid, per cui si trattava di un documento non rivolto direttamente all’Italia, nonostante il fatto che se gli altri fossero riusciti a bloccare la pandemia ne avremmo beneficiato anche noi»

Lei sostiene che a farlo ritirare sia stata la Cina
«Ho ricevuto una telefonata e una mail dall’ufficio Oms di Pechino- quindi non dal governo cinese- le quali chiedevano di ritirare immediatamente il rapporto perché secondo loro c’era una inesattezza sulla cronologia e su come si erano sviluppati gli eventi della pandemia in Cina, questo avrebbe comportato grossi problemi diplomatici tra la Cina e gli Usa. L’ho ritirato per fare questa “correzione” ma appena il rapporto fu nuovamente pronto per essere rimesso on line non è stato pubblicato».

Per quale motivo hanno continuato ad opporsi alla pubblicazione del report?
«Perché era scomodo per diverse persone, innanzitutto per Ranieri Guerra che è stato direttore del dipartimento di Prevenzione del Ministero della Salute dal 2013 al 2017, ufficio preposto anche agli aggiornamenti dei piani pandemici. Nel rapporto censurato c’era scritto che il piano pandemico in Italia non era aggiornato dal 2006 e ciò ovviamente non andava a genio a Guerra, che adesso è un alto funzionario dell’Oms. Ha quindi cercato di bloccare la pubblicazione del rapporto o fare in modo che il testo fosse diverso relativamente a questo punto. Anche altre persone che avevano interessi personali nel far cadere il rapporto nel nulla, ciò è confermato dalle chat intercorse tra il capo di gabinetto del ministro Speranza, Goffredo Zaccardi, e Ranieri Guerra che è stata riportata da Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità in cui c’era scritto “vediamo se riusciamo a farlo morire questo rapporto”».

Il piano pandemico quando è stato aggiornato in Italia?
«Finalmente un nuovo piano pandemico è stato stilato e sarà attivo dal 2021 al 2023, ma questo ci dice che è un piano limitato nel tempo, a conferma del fatto che i piani pandemici devono essere aggiornati. Quello del 2006 non ci ha messo nelle migliori condizioni per affrontare questa pandemia»

Adesso c’è in corso una vicenda giudiziaria che vede coinvolto Ranieri Guerra?
«Sì, è stata aperta un’inchiesta dalla Procura di Bergamo a causa di un problema locale con il piano lombardo e la mancata zona rossa di un comune della bergamasca. Poi si è allargata al fatto che mancava il piano pandemico aggiornato e all’Oms che ha ritirato questo report su pressioni di Guerra per il mancato aggiornamento del piano pandemico. Sono già state sentite varie persone dai procuratori di Bergamo, tra cui il sottoscritto e Ranieri Guerra, iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di aver reso false dichiarazioni al Pubblico Ministero»

A causa di questa situazione ha poi deciso di ritirarsi dall’Oms?
«Dopo 13 anni di attività non potevo più lavorare per un’organizzazione che tradiva i suoi valori fondanti, cioè la trasparenza e l’indipendenza. Sono stato diffamato più volte dall’Oms che ha cercato di difendere i pesci grossi. Per fare ciò l’unico modo era quello di dire che il rapporto andava modificato, che c’erano degli errori, ma tutto questo è stato detto sette mesi dopo che è scoppiato lo scandalo, quindi, evidentemente non era questo il motivo. Non ho gradito che per salvare la faccia di qualcuno si sia finiti a diffamare l’unica persona diffamabile, il pesce piccolo che sono io».

“Il pesce piccolo, una storia di virus e segreti” è appunto il titolo del libro che ha recentemente pubblicato sulla vicenda…
«Sì, in questo libro ho voluto raccontare tutta la storia nella sua interezza, con prove e documenti, perché non riesco a pensare che queste cose possano ripetersi, è necessario imparare dagli errori fatti. Inoltre, di solito la gente non conosce le organizzazioni come l’Oms e questo è un modo per farla conoscere»

Cosa farà nel suo futuro, come medico non sta lavorando?
«È ancora una domanda aperta. Diciamo che adesso sto cercando lavoro ma non è facile perché comunque questa vicenda è molto impegnativa e piena di conseguenze, ci sono tantissimi filoni che si aprono: quello giudiziario, quello mediatico. Per me è una storia senza fine, vorrei molto voltare pagina, ma purtroppo succede sempre qualcosa per cui questo non possa avvenire».

Che cosa sta succedendo a Bergamo? Per quale motivo i familiari delle vittime del Covid protestano?
«La commissione parlamentare d’inchiesta a maggio del 2020, in piena fase emergenziale, ha chiesto un rapporto sul Covid per capire perché ci siamo trovati in quella situazione. Recentemente, l’8 luglio di quest’anno, sono stati proposti due emendamenti alla Commissione che limitano il raggio di azione dell’inchiesta, sia temporalmente che geograficamente. In questo modo è stata completamente snaturata l’inchiesta, ovviamente per proteggere qualcuno. Gli onorevoli che hanno presentato questi due emendamenti per altro sono di Bergamo, la città martire del Covid, ma la cosa ancora più grave è che sono stati approvati dalla maggioranza, quindi M5S, Lega, Leu, Pd. Adesso passeranno alla Camera per il vaglio finale. I parenti delle vittime del Covid sono quindi indignati per il fatto che il Parlamento operi per coprire le sue stesse responsabilità. Si tratta di una cosa estremamente grave perché in questo modo il Parlamento non fa gli interessi del cittadino, ma quelli di se stesso».

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