Dal palazzo

L'appello

Covid-19, Galli: «Se non si vaccinano anche i bambini il virus non si ferma»

Il primario infettivologo dell'Ospedale Sacco di Milano è intervenuto al XII congresso regionale della Simit, organizzato da Giovanni Mazzola, direttore dell'UOC di Malattie Infettive dell'ospedale Sant'Elia.

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«Se non cominciamo a vaccinare i bambini il virus non lo fermiamo. Si cominciano a vedere strani quadri di post covid non facilmente inquadrabili. Ragazzini con situazioni di post covid come la sindrome da  affaticamento cronico che finora avevamo visto solo negli adulti». Lo ha detto il professore Massimo Galli, primario infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano intervenuto al XII congresso regionale della Simit (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali) che si svolge a Caltanissetta, organizzato dal direttore dell’Unità Operativa Complessa del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Sant’Elia Giovanni Mazzola, commentando la richiesta di Pfizer negli Usa per la somminstrazione del vaccino ai bambini dai 5 agli 11 anni.

Galli è poi intervenuto sulle riaperture. «Che il ritorno alla normalità fosse qualcosa da intraprendere- ha detto- è cosa sulla quale non ci sono dubbi con qualche perplessità residua. La nostra copertura vaccinale è buona ma non ancora ottimale. Stiamo lavorando con un vaccino che mostra avere copertura nei confronti della malattia grave, sebbene non in grado di fermare la circolazione del virus. Ci sono dati che dimostrano che nelle persone fragili la terza dose prolunga la copertura. Sulle discoteche, in particolare quelle al chiuso, va detto che resta una spada di Damocle relativa alle persone non ancora vaccinate, tra i maggiori frequentatori di queste strutture».

IL PRIMARIO MAZZOLA SUL “LONG COVID”

«Il management del post covid non può che essere interdisciplinare in ragione del fatto che c’è un coinvolgimento di tutti gli organi. L’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta è in fase avanzata di composizione di uno staff plurispecialistico che possa occuparsi di pazienti con long covid, con una serie di disturbi e che hanno quindi necessità di essere trattati non soltanto dal punto di vista terapeutico ma anche dal punto di vista psicologico e quindi riabilitativo». Lo ha annunciato il direttore dell’Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive dell’ospedale Sant’Elia Giovanni Mazzola durante il XII congresso regionale della Simit, illustrando cos’è la sindrome da long covid.

Giovanni Mazzola

«Sostanzialmente i pazienti continuano ad avere i sintomi della malattia da Covid-19 nonostante siano guariti virologicamente – spiega Mazzola – cioè nonostante non abbiano più il virus in corpo continuano ad avere gli effetti di questo virus e sono degli effetti anche importanti, sia per quanto riguarda l’apparato cardiovascolare, sia per quanto riguarda l’apparato polmonare, sia per quanto riguarda il sistema nervoso centrale. I pazienti possono manifestare depressione, oppure sindrome post traumatica da stress, disturbi del sonno, possono avere necessità persistente di ossigenoterapia anche dopo la dimissione dall’ospedale, o tachicardia come nel caso della disfunzione cardiaca. I pazienti che sono stati in terapia intensiva hanno anche una maggior probabilità di avere effetti da covid-19, cioè la fibrosi polmonare, la stanchezza protratta per atrofia muscolare o altre patologie che si possono contrarre durante il ricovero in Rianimazione anche per l’allettamento prolungato».

«Le persone che hanno sviluppato il Covid-19 in maniera asintomatica ragionevolmente non hanno sintomi post covid se non quelli psicosociali, cioè quelli dovuti al coinvolgimento del sistema nervoso centrale in ambito di depressione o ansia. Ma sono stati registrati alcuni casi di paucisintomatici che poi hanno avuto persistenza di disturbi anche nel post malattia. Tra gli effetti del Covid-19 anche la perdita dei capelli. Il sistema di aggressione del virus al nostro corpo è sempre lo stesso cioè sostanzialmente è un sistema di infiammazione cronica che raggiunge tutti gli organi e apparati e anche il cuoio capelluto, ma ci possono essere anche casi di alopecia di tipo psicologico, che quindi non hanno una correlazione diretta col virus ma che sono conseguenza della malattia. Uno dei tanti motivi per cui la vaccinazione è raccomandata è proprio per il fatto che chi contrae il covid poi rischia di avere una patologia persistente da long covid di cui non si conosce esattamente quando sarà la fine, cioè quanto durerà, e quanto inciderà sulla qualità della vita delle persone».

 

 

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