«In questi giorni sono balzati agli onori delle cronache notizie a dir poco sconcertanti riguardanti l’utilizzo, in diverse Regioni Italiane, di Medici non specialisti, per giunta in pratica neolaureati, al fine di risolvere le carenze sempre più emergenziali di personale medico nei Pronto Soccorso Ospedalieri».
È il prologo di una nota firmata da Alessandro Vergallo (Presidente Nazionale AAROI-EMAC) e inviata agli assessori regionali alla Sanità e per conoscenza al ministro della Salute.
La missiva prosegue così: “L’ultima notizia che ha avuto risonanza mediatica a tal proposito riguarda la Regione Siciliana, la quale ha pensato bene di architettare una “formazione” dei Medici da inserire nei Pronto Soccorso affidata al Cefpas, affinchè tali medici vengano immessi in tutti gli ospedali siciliani tramite “convenzioni” presumibilmente, almeno in base a quanto è dato capire dalle parole dell’Assessore Razza, rientranti in qualche modo nell’Accordo Collettivo Nazionale della “Medicina di Famiglia”, sulla falsariga di ciò che malamente è stato fatto negli anni in molte Regioni per la formazione di personale medico da destinare al Sistema 118″.
Nei giorni scorsi lo stesso assessore Ruggero Razza aveva risposte alle critiche nei confronti di quel provvedimento con un video sulla propria pagina facebook: clicca qui.
Dall’Associazione anestesisti rianimatori aggiungono: “Restando nell’ambito dei Pronto Soccorso, iniziative più o meno simili a quella siciliana ci risultano essere in corso (oltre che essere già state adottate nel passato anche recente) in diverse altre Regioni, le quali addirittura, ancor peggio, pare intendano reclutare, o abbiano già reclutato, per il medesimo servizio. Colleghi sempre non specialisti, ma come “liberi professionisti” a P. Iva, o peggio del peggio, forniti da sedicenti Cooperative, oltretutto “itineranti” da un Ospedale all’altro, e quindi con ciò introducendo ulteriori elementi di precaria continuità al servizio che in tal modo sono o sarebbero chiamati già surrettiziamente a svolgere”.
Quindi l’appello “ad abbandonare ogni iniziativa tesa a riempire i Pronto Soccorso di Medici non adeguati al lavoro che si svolge in tale peculiare settore. Le condizioni di urgenza ed emergenza necessitano di prestazioni che soltanto Medici Ospedalieri possono e devono assicurare”.
Ed ancora: “Ci rendiamo conto che, al punto in cui è giunta oggi l’emergenza carenziale dei Medici Ospedalieri nei settori specialistici più critici, occorrono soluzioni improcrastinabili, e proprio con tale consapevolezza, sempre sostenendo, in prospettiva, la necessità inderogabile di incrementare i posti di specializzazione che realmente occorrono, rilanciamo con forza nell’immediato l’invito a riconsiderare con la massima urgenza una riorganizzazione della formazione specialistica dei medici ospedalieri finalizzata ad impiegare lavorativamente i MIF degli ultimi due anni per poter ripristinare il Servizio svolto dai Pronto Soccorso ai livelli che esso merita”.
Dall’Aaroi Emac sottolineano: “Dato che le discipline specialistiche “equipollenti” ed “affini” che consentono l’accesso alla “Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza” sono ancora numerosissime, facciamo presente che proprio tale numerosità consentirebbe di poter destinare ai Pronto Soccorso non solo i MIF degli ultimi due anni in “Medicina d’Emergenza-Urgenza”, ma anche, almeno in parte, i MIF degli ultimi due anni in tutte le suddette discipline, che certamente non tutte hanno le medesime carenze dei Pronto Soccorso”.
Insomma, una soluzione tampone anche se non la migliore possibile: “Ci facciamo fautori di questa soluzione senza alcun entusiasmo, dato che per noi affidare la gestione dei Pazienti a Colleghi senza l’avvenuta specializzazione resta comunque una modalità emergenziale di affrontare un problema che avrebbe meritato, nella programmazione dei fabbisogni di medici ospedalieri da parte dei decisori anche politici che fino a ieri l’hanno ignorato, minor miopia”.
Tuttavia, “dovendo prender atto dell’impossibilità di formare, almeno nel breve periodo, un adeguato numero di specialisti, ci pare del tutto evidente, ed inconfutabile anche da parte dell’Università, almeno di quella che conosce le realtà ospedaliere di diagnosi e cura, che siano molto più formati, per quanto in attesa di completare il loro percorso, i MIF con alle spalle 3 anni di scuola di specializzazione rispetto a neolaureati immessi in un “corso” di pochi mesi, di cui nulla si sa quanto a modalità, contenuti, docenti, certificazioni di qualità”.