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Colesterolo alto, anche in Italia in commercio un farmaco rivoluzionario: ecco il parere dell’esperta

Si chiama Evolocumab. La nostra intervista ad Agata Marina Floresta, dirigente medico di I livello presso la Divisione di Cardiologia di Villa Sofia- Cervello.

Tempo di lettura: 6 minuti

Le malattie cardiovascolari costituiscono ancora la principale causa di morte nel nostro Paese, essendo responsabili del 44% di tutti i decessi. In particolare, il 28% delle morti in Italia è rappresentato dalla cardiopatia ischemica, mentre gli accidenti cerebrovascolari sono al terzo posto con il 13 % , dopo i tumori.

Uno dei maggiori fattori di rischio è rappresentato dal valore del colesterolo LDL-C plasmatico. Per funzionare correttamente, il nostro organismo ha bisogno di un costante apporto di colesterolo e dunque il corpo sviluppa un efficace meccanismo per la biosintesi dello stesso. Il colesterolo viene distribuito alle cellule attraverso le LDL, ovvero le lipoproteine (una lipoproteina è una particella caratterizzata da un cuore lipidico avvolto da un guscio proteico). Le lipoproteine a bassa densità (LDL) sono chiamate colesterolo cattivo, mentre quelle ad alta densità (HDL) sono chiamate colesterolo buono. All’interno del circolo sanguigno, tutti i grassi, compreso il colesterolo, vengono racchiusi in lipoproteine e solo in questo modo possono raggiungere indisturbati i vari tessuti.

Quasi sempre la causa di un’eccessiva concentrazione di LDL nel sangue risiede nell’aumentata produzione endogena di colesterolo. Normalmente esiste una regolazione per cui, se ci sono molte LDL in circolo, la sintesi endogena viene fortemente limitata. Esistono tuttavia diverse condizioni che stravolgono questo meccanismo regolatorio, diminuendo la sensibilità delle cellule alla presenza di LDL. Meno colesterolo è portato dentro, meno colesterolo arriva e tante più LDL vengono immesse in circolo.

Una cellula, infatti, può ricavare il colesterolo dalle LDL oppure sintetizzarselo in completa autonomia. Normalmente c’è una regolazione per cui prima di tutto le cellule utilizzano il colesterolo LDL e solo in caso di carenza di queste lipoproteine danno il via alla sintesi endogena. Se il recettore che capta la presenza di LDL è mal funzionante la cellula diventa insensibile all’LDL e, nonostante l’abbondanza di colesterolo in circolo, continua a produrne dell’altro, aumentando sensibilmente il rischio di aterosclerosi e delle malattie cardiovascolari in genere.

La terapia atta a contrastare l’ipercolestemia sfrutta le statine ( molecole atte ad abbassare i livelli di colesterolo), ma la pratica clinica attesta che spesso esse vengono impiegate in dosaggio non massimale; ciò determina che il valore di LDL “target” (come indicato dalle linee guida ESC- European Society of Cardiology) venga in realtà raggiunto in una percentuale di pazienti ancora troppo bassa, esponendo gli stessi a nuovi o ripetuti eventi cardiovascolari.

Un programma di studio finalizzato alla riduzione dei valori del colesterolo LDL è il PROFICIO CLINICAL PROGRAM, che include 23 studi clinici, con il coinvolgimento di circa 35.000 pazienti ( Program to Reduce LDL-C and Cardiovascular Outcomes Following Inhibition of PCSK9 in different  POpulation ) e utilizza la nuova molecola EVOLOCUMAB. In tutti questi trials Evolocumab ha dimostrato di ridurre i livelli di colesterolo LDL dal 45 al 75 %, mantenendo tale riduzione costante nel tempo.

Dal  7 febbraio 2017 Evolocumab in Italia è in commercio e quindi è già disponibile.

InSanitas ne ha parlato con Agata Marina Floresta (nella foto giù), dirigente medico di I livello presso la Divisione di Cardiologia dell’Azienda Ospedali Riuniti Villa Sofia- Cervello, diretta dal dr. Nicola Sanfilippo.

Che cos’ è EVOLOCUMAB?

«È un anticorpo monoclonale completamente umanizzato (prodotto introducendo geni di immunoglobuline umane nei topi che attraverso vari incroci diventano dei topi “ingegnerizzati” “xeno mouse” che producono proteine totalmente umane, con un potenziale immunogenico basso) che inibisce la proteina PCSK9 (Proprotein Convertase Subtilisin Type 9). Essa interviene nella regolazione del  riciclo del recettore epatico per l’LDL (colesterolo nel sangue) che ha un ruolo determinante nell’efficienza della clearance plasmatica delle particelle di LDL. La riduzione del numero di  tali recettori sulla superficie della cellula epatica, con  la  conseguente possibile riduzione della clearance (cioè la rimozione del colesterolo LDL dal circolo plasmatico) porta ad elevati livelli di LDL plasmatico».

Evolocumab bloccando l’interazione di  PCSK9 con il recettore LDLR fa sì che il numero di recettori LDL sulla superficie della cellula epatica sia maggiore, così da rimuovere efficacemente le particelle di LDL colesterolo dal sangue. «Sappiamo- aggiunge la cardiologa- che un alto livello di colesterolo LDL plasmatico è uno dei fattori di rischio maggiori per lo sviluppo di malattie cardiovascolari».

«Le LDL in eccesso- evidenzia la dottoressa Floresta- possono andare incontro a modificazioni strutturali, causate da agenti ossidanti come i radicali liberi e infiltrarsi sulle pareti dei grossi vasi arteriosi facendo da ostacolo al flusso sanguigno, cosicché in tali sedi cominciano a moltiplicarsi anche le cellule muscolari che costituiscono la parete del vaso, favorendo la formazione di una placca, detta aterosclerotica, che nel tempo riduce progressivamente il lume del vaso fino all’ostruzione dello stesso con conseguenze catastrofiche sulla circolazione distrettuale dell’organo interessato».

I RISULTATI OTTENUTI

Il 17 marzo durante il congresso annuale dell’American College of Cardiology sono stati presentati i risultati dello studio FOURIER (Further cardiovascolar Outoutcomes research with Inhibition in subjectswith  Elevated Risk (un trial del Proficio Programm) finalizzato alla dimostrazione della riduzione dell’incidenza di eventi avversi cardiovascolari maggiori in corso di terapia con Evolocumab.

«Il trial- precisa l’esperta- ha coinvolto 27.500 pazienti di tutto il mondo, che registravano già nella loro storia clinica un evento cardiovascolare (pregresso infarto del miocardio,  stroke o patologia vascolare periferica) in terapia stabile con statina. Lo studio ha confermato che la molecola EVOLOCUMAB, in aggiunta alla terapia con statine, consente di ridurre i livelli di LDL Colesterolo del 59%. Inoltre, l’impiego del farmaco ha ridotto l’incidenza di morte cardiovascolare, infarto miocardico acuto e stroke del 20% ad un anno e del 25 % a tre anni.

«Tali evidenze- rileva ancora la studiosa- ben si correlano all’altro importante studio, il GLAGOV, i cui risultati, presentati a novembre al congresso dell’American Heart hanno dimostrato l’efficacia di Evolocumab nel ridurre il volume della placca aterosclerotica e nel rallentare la progressione della malattia coronarica».

«Nello studio FOURIER- dice la cardiologa- non vi sono state differenze significative di eventi avversi rispetto al trattamento con statine. Inoltre, l’aggiunta di Evolocumab alla terapia con statina non ha avuto effetti avversi sulla funzione cognitiva, come ha dimostrato il sotto-studio EBBINGHAUS».

«L’inibizione di PCSK9- sottolinea il medico- con l’utilizzo di EVOLOCUMAB in aggiunta alla statina, in sostanza, ha ridotto i livelli dei colesterolo LDL e pure il rischio di eventi cardiovascolari  in un contesto di sicurezza».

La responsabile dell’ambulatorio dedicato allo scompenso cardiaco del presidio ospedale “Cervello” conclude: «Nel nostro centro abbiamo già in trattamento alcuni pazienti con Evolocumab: mostrano una netta riduzione dei livelli plasmatici di colesterolo LDL, in linea con i risultati dei trials recenti».

Agata Marina Floresta

 

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