PALERMO. Il Documento Metodologico per la riorganizzazione dell’emergenza-urgenza siciliana? «Sembra sia stato scritto dalla Chimera, il mostro della mitologia greca con una testa e il corpo di leone, una seconda testa di capra e la coda di un serpente anch’essa fornita di una testa».
Il giudizio, impietoso, è di Giuseppe Bonsignore (segretario aziendale del Cimo a Villa Sofia- Cervello), che aggiunge: «In pratica un mostro a tre teste. Ma, in senso figurativo, il vocabolario Treccani, definisce la chimera come un’idea senza fondamento, una fantasticheria strana, un’utopia. La nuova Rete Ospedaliera partorita dall’Assessorato Regionale alla Sanità si accosta ad entrambe le definizioni, quella mitologica e quella figurativa. Infatti se si legge attentamente quel Documento Metodo-illogico, già dalle prime pagine si comprende che è stato redatto a più mani e a più … teste».
Poi il sindacalista lo passa in rassegna: «Le prime dieci pagine sono dense di tecnicismi e di dati epidemiologici stilati da persone certamente competenti della materia a cui non è stato poi affidato alcun ruolo nella stesura delle parti rimanenti, strutturate in maniera molto meno tecnica, molto più politica e faziosa. Nel testo si dice tutto e il contrario di tutto. Ci si rifà al DM 70 (il decreto ministeriale sugli standard ospedalieri) e al suo allegato Regolamento e poi ci si arrampica sugli specchi per giustificare le scelte finali riportate nelle tabelle allegate al documento medesimo».
Secondo il Cimo «dapprima si sostiene che le strutture ospedaliere a complessità crescente (ospedali di base, ospedali di I livello o spoke e ospedali di II livello o hub) andrebbero meglio distribuiti sul territorio per garantire una maggiore copertura della popolazione anche in considerazione della particolare connotazione oro-geografica dell’Isola e dei problemi legati alla viabilità, ma alla fine ci si arrende davanti alla triste constatazione della realtà: molti territori sono in atto totalmente sprovvisti di strutture etichettabili come hub e non ci sono le risorse economiche e i tempi per la loro realizzazione, con particolare riferimento alle province di Trapani, Agrigento, Siracusa e Ragusa. Bene. È vero che in queste province non esistono strutture di dimensioni e con strutture tali da essere Hub, per cui di necessità virtù, non potranno che essere Spoke che faranno riferimento agli hub più vicini».
IL DECLASSAMENTO DI VILLA SOFIA- CERVELLO
«Sarebbe stato consequenziale identificare i due hub previsti per Palermo rispettivamente ai due poli opposti del territorio: uno all’Arnas Civico e il secondo a Villa Sofia- Cervello- aggiunge Bonsignore- Quest’ultimo sarebbe stato l’hub di riferimento per metà città e provincia ma anche per la provincia di Trapani che è dotata, come si diceva, solo di spoke. Ma tutto ciò sarebbe stato troppo logico. Invece questa parte del Documento Metodo-illogico è stata scritta dalla testa di capra della Chimera, con qualche suggerimento pervenuto dalla coda del mostro tricefalo».
«Quindi tanto per il piacere di smentirsi, l’ineffabile Chimera-Assessorato Regionale della Salute indica i due hub nell’Arnas Civico e nel contiguo Policlinico (Hub maior … minor cessat) che logica e buona fede avrebbero voluti accorpati in unico Hub. Villa Sofia e Cervello vengono quindi candidamente declassati a ospedali di I livello, giustificando la scelta con la “eccessiva distanza tra i due Presidi Ospedalieri” (3.300 metri, fonte Google Maps). Sulla base del kilometraggio ci viene infatti propinata la fregnaccia dell’impossibilità di configurarsi come Ospedali Riuniti, mentre il medesimo parametro kilometrico non vale per la provincia nissena dove il S. Elia di Caltanissetta e il Maddalena Raimondi di San Cataldo distano tra loro 9,3 Km ma possono tranquillamente riunirsi in unico hub».
«C’è chi può e chi non può– sottolinea Bonsignore- Pretestuose giustificazioni kilometriche a parte, il “declassamento” di Villa Sofia-Cervello è grave perché, a fronte di quella che viene propinata come offerta sanitaria più adeguata e rispondente alle peculiari necessità del territorio e della popolazione, in realtà provocherà incresciosi ritardi diagnostici e soprattutto terapeutici, e finirà per disseminare letteralmente di cadaveri le strade di una buona fetta di Sicilia occidentale. Non è un’esagerazione ma la semplice constatazione della realtà di chi la sanità la vive e non la osserva da dietro una comoda scrivania da burocrate».
«Il DM 70 prevede che lo Spoke si configuri con determinate branche specialistiche e non con altre che rimangono prerogativa degli Hub. A Villa Sofia- Cervello (checché ne scrivano i burocrati assessoriali) non sarebbero più previste numerose discipline come Neurochirurgia, Chirurgia Toracica, Chirurgia Vascolare, Chirurgia Plastica, Emodinamica cardiologica, Neuroradiologia, Radiologia Interventistica, ed altre. Se allora un paziente, proveniente dalla provincia di Trapani o da quella parte della provincia di Palermo orientata verso occidente, dovesse avere un ictus cerebrale, un infarto miocardico, un politrauma o un’altra grave patologia soggetta ad intervento terapeutico tempo-dipendente, dovrebbe attraversare l’intera città di Palermo, magari all’ora di punta, per arrivare fino all’Ospedale Civico o al Policlinico. Chissà quale delle tre teste della Chimera ha partorito un simile modello organizzativo».
Infine, il segretario aziendale del Cimo conclude: «La frittata sembra ormai fatta, ma siamo ancora in tempo perché la ragione spicchi sugli interessi di bottega (pubblici e privati) almeno quando si gioca con le vite umane. Se questo Governo regionale ha ancora un briciolo di coscienza e non voglia macchiarsi di una simile ignominia, ci ripensi, recuperi il ben dell’intelletto e ridisegni una Rete Ospedaliere nel vero interesse dei cittadini e non d’altro».