«Nessun bonus, come erroneamente affermato da alcuni, ma semplicemente una integrazione delle esigue risorse già destinate attraverso la ripartizione del Fondo Sanitario Regionale tra le varie Aziende Sanitarie».
Lo sottolinea la Federazione Cimo-Fesmed commentando il via libera alla distribuzione della seconda tranche di finanziamenti statali che serviranno per pagare le indennità Covid agli operatori sanitari siciliani.
«L’impiego di tali risorse è disciplinato dai vigenti Contratti di Lavoro, sia del Comparto che della Dirigenza medica e sanitaria, ma lo scorso giugno si è scelto, anche in considerazione della scarsità di queste risorse aggiuntive, di articolare i criteri di ripartizione di queste somme attraverso meccanismi di “premialità” cioè di interpretare l’inciso contenuto nel Decreto 34/2002 “per la restante parte” come prioritario e unico- aggiungono Cimo e Fesmed- Ma in alcune Aziende i Fondi per la retribuzione delle condizioni di lavoro sono incapienti e adesso il rischio è che da un lato molti operatori sanitari si vedranno “gratificare” con un gettone incentivante omnicomprensivo per l’intero 2020, variabile da 200 € lordi per la Fascia C, ai 600 € per la Fascia B e ai 1.000 € lordi per la Fascia A, per poi vedersi ridurre, in alcuni casi in maniera sostanziosa, il Fondo per la Retribuzione di Risultato ordinario che dovrà andare a ripianare lo splafonamento del Fondo che serve a pagare guardie notturne e festive, straordinario e reperibilità».
Secondo Cimo-Fesmed, pertanto, «con i meccanismi di ripartizione scelti dall’Assessorato si rischia che in tanti avranno quello che alcuni definiscono “bonus” di 200 € lordi per poi perdere una cifra decisamente superiore come retribuzione di risultato. Un affare. Insomma, se da una parte l’Assessorato ha salvato la forma grazie alla convocazione serale dell’ultimo momento, dall’altra si è limitato a presentare un prodotto preconfezionato praticamente impossibile da modificare o integrare. CIMO-FESMED continua a dissociarsi da questa maniera di condurre le relazioni sindacali, che sembrano ormai derubricate a mero atto formale senza sostanza, fatto che al di là della fase emergenziale non è accettabile almeno da parte nostra».
La Federazione Cimo-Fesmed sottolinea pure: «Il criterio di riparto non sarà sulla base delle “teste” presenti nelle aziende sanitarie ma sulla popolazione per Provincia e sull’incidenza del Covid nella stessa realtà territoriale. Cimo-Fesmed non ha condiviso tale scelta, ritenendo che venga a creare uno squilibrio tra i vari territori dell’Isola a tutto vantaggio delle grandi aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina, ma la maggioranza delle organizzazioni sindacali si è espressa a favore dell’ipotesi proposta dall’Assessorato».
Infine, ribadiscono: «Il dato che è emerso dal confronto Regionale con le organizzazioni sindacali e che sembra emergere anche oggi da alcune dichiarazioni di stampa è come si continui a parlare di “bonus Covid” facendo una confusione tra le risorse erogate dallo Stato e forse quelle previste dalla Legge di Bilancio regionale (art. 5, comma 8 per chi volesse approfondire il tema). In realtà le risorse stanziate dallo Stato attraverso il Decreto Cura Italia (n. 18 del 17 marzo 2020) e il Decreto Rilancio (n. 34 del 19 maggio 2020) non sono né bonus né benefit, ma unicamente risorse economiche che vanno ad integrare solo per l’anno 2020 i Fondi Contrattuali del Comparto sanità e della Dirigenza medica e sanitaria, incrementando in particolare il Fondo per la retribuzione delle condizioni di lavoro (guardie, reperibilità, straordinario) e, per la restante parte, il Fondo per la retribuzione di risultato (c.d. incentivazione)».