PALERMO. «L’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, ha disatteso le “promesse” fatte non più tardi di un mese fa nel corso della conferenza stampa indetta da Cimo e Cimo-Fesmed. Dopo quell’intesa verbale, non arrivando segnali concreti, abbiamo rilanciato inviandogli una proposta per affrontare la grave crisi che attanaglia i Pronto Soccorso siciliani che continuano a soffrire enormemente e che, a cascata, determinano pesanti ricadute assistenziali su interi ospedali».
Lo dichiarano, in una nota, il segretario regionale CIMO Giuseppe Bonsignore e il presidente regionale della Federazione CIMO-FESMED Riccardo Spampinato, aggiungendo: «Abbiamo chiesto la temporanea sospensione dei PTE periferici che non raggiungono gli standard dei 3000 accessi/anno per portare quei medici sottoutilizzati all’interno degli ospedali e, allo stesso modo, di coinvolgere i medici di continuità assistenziale in questo momento di massima crisi. Per frenare la fuga dei medici dalle Aree di Emergenza e provare a rendere più digeribile la scelta da parte dei giovani medici, la nostra proposta a livello regionale è quella di corrispondere un’indennità di funzione ai medici di Pronto Soccorso di 1000 euro lordi mensili e in più di aumentare il gettone delle guardie notturne e festiva dagli attuali 120 a 300 euro per turno. Solo con una proposta economica seria si può immaginare di rendere appetibile un lavoro che ha in sé tanti svantaggi».
Bonsignore e Spampinato aggiungono: «La Regione Veneto ha da poco adottato un provvedimento che, nel tentativo di arginare la fuga dei medici dai Pronto Soccorso, si basa su un presunto aumento di stipendio, ma a costo di un maggiore impegno orario. A partire da oggi e fino al 31 dicembre 2023 le prestazioni aggiuntive, cioè i rientri e le ore di lavoro che superano l’orario istituzionale, saranno pagate a 100 euro/ora, in pratica quanto guadagnano, per il lavoro ordinario, i cosiddetti gettonisti, medici pagati appunto a gettone per coprire i buchi nei Pronto Soccorso».
«Non è certo la soluzione a tutti i problemi- sottolineano i due dirigenti sindacali- anzi molti dei diretti interessati hanno subito storto il naso perché gli si propone non di andare in ferie a rifiatare bensì di raddoppiare gli sforzi e le ore di lavoro. Ma non è detto che il dio denaro riuscirà a sostituire il desiderio di dedicare il proprio tempo libero alla famiglia e alla vita sociale. Tuttavia il tentativo della Giunta Veneta rappresenta pur sempre un segnale di attenzione della politica regionale al problema della sanità e della carenza di medici nei Pronto Soccorso in particolare».