PALERMO. «I problemi che attanagliano il Pronto Soccorso di Villa Sofia non risiedono unicamente nella storica carenza di personale medico». Lo affermano Giuseppe Bonsignore e Stefano Mandalà, rispettivamente segretario aziendale e fiduciario aziendale Cimo-Fesmed, aggiungendo: «Certo, questo è un problema lungi dall’essere risolto e infatti dopo l’avventuroso ricorso ai Neurologi in Pronto Soccorso che abbiamo contrastato e dopo un anno e mezzo in cui si è fatto ricorso alla mobilità d’urgenza di chirurghi, internisti, gastroenterologi e pneumologi, adesso tocca anche a cardiologi e internisti. Il provvedimento del direttore generale e del direttore sanitario abbraccia un arco temporale dal 9 maggio al 10 agosto e ha scatenato il malumore dei medici destinatari dello stesso ma anche dei rispettivi Primari che si vedranno privati di personale medico proprio nel periodo estivo».
Bonsignore e Mandalà aggiungono: «Non possiamo, come organizzazione sindacale, che reiterare la nostra contrarietà a tali provvedimenti e continuiamo ad assistere all’inerzia dell’Assessorato Regionale della Salute. Altro enorme problema è quello della mancanza di posti letto per acuti con pazienti che languono nei corridoi del Pronto Soccorso di Villa Sofia anche per giorni interi in attesa della possibilità di un ricovero. La carenza di posti letto esiste da anni e di questo dobbiamo ringraziare i tagli selvaggi operati da una politica nazionale miope e sparagnina che si è riverberata sui provvedimenti regionali, dalla Rete Ospedaliera agli Atti Aziendali che hanno disegnato un’ospedalità pubblica non in linea con le esigenze di salute dei cittadini siciliani».
«Il Covid ha rappresentato la ciliegina sulla torta, in particolare a danno di Villa Sofia con la blindatura che ancora persiste dell’ospedale Cervello adibito quasi esclusivamente ai pazienti Covid- aggiungono dal Cimo-Fesmed- Il pronto soccorso del Cervello viaggia con indici di sovraffollamento ben al di sotto della media (anche al 25%), al contrario di quello di Villa Sofia che fa registrare quotidianamente un indice di sovraffollamento variabile dal 200 al 300%. La causa risiede proprio nel protrarsi, a questo punto immotivato, della destinazione dell’ospedale Cervello al solo ricovero dei pazienti Covid, nonostante il calo dell’occupazione dei posti letto abbia un trend in discesa ormai da tempo».
«Mediamente in Italia vengono occupati in atto circa il 4% dei posti letto delle terapie intensive e il 13% nelle aree non critiche; quindi, i letti dei Reparti Covid restano per la maggior parte vuoti, mentre i pazienti non Covid vengono sottoposti ad attese infinite. La lentezza con cui gli Ospedali si adeguano al varia della situazione epidemiologica è quindi diffusa sul territorio nazionale».
Infine, l’appello: «L’ospedale Cervello va liberato da questa etichetta Covid che sta finendo per annientare una serie di attività assistenziali che fino al 2019 erano di alto livello, mortificando nel contempo professionalità che vengono oggi adibite a tutt’altra attività rispetto al bagaglio di conoscenze acquisite e consolidate nel tempo. Bisogna ricostruire una realtà assistenziale che è sospesa ormai da più di due anni, adottando tutte le misure necessarie per riconvertire le strutture ospedaliere attraverso una rimodulazione organizzativa rapida e che rimanga sempre pronta nel caos in cui l’autunno prossimo ci riservi qualche altra sorpresa».