A 10 anni esatti dal suo rientro da Philadelphia, dopo un’esperienza formativa presso il Rothman Institute, il chirurgo vertebrale Marco Fazio, racconta di aver realizzato il suo sogno: di aver eseguito così come ci ha raccontato, un intervento complesso di chirurgia complessa del rachide cervicale. Il dottor Marco Fazio è responsabile di chirurgia vertebrale presso la casa di cura “Santa Lucia” di Siracusa (dove è stato effettuato l’intervento) alla “Clinica del Mediterraneo” di Ragusa e referente nch per la Sicilia al “Maria Cecilia hospital” di Ravenna.
Dottore in cosa consiste la novità di questo intervento e che patologie riguarda?
«È un metodo innovativo per intervenire chirurgicamente per curare la mielopatia, un termine medico che indica una malattia o sofferenza del midollo spinale. La più comune, la stenosi del canale lombare. Una delle cause più frequenti di stenosi del canale lombare è lo scivolamento vertebrale».
Cosa vuol dire?
«C’è un tubo fatto di osso presente nella colonna vertebrale lombare dentro questo tubo passano tutta una serie di fili che sono i nervi, le radici nervose lombari. Nel corso della vita potrebbe crearsi un restringimento dello spazio che contiene il midollo spinale e le radici nervose con una compressione sul midollo spinale e sui nervi che decorrono attraverso la colonna vertebrale».
Quali sono i sintomi e come si interviene?
«Possiamo dire che si manifesta come una difficoltà progressiva a deambulare. Il paziente il riferisce che non riesce più a percorrere tragitti a piedi senza avere dolore o fastidio o formicolio alle gambe. Salvo rare eccezioni, si prova a trattare prima di tutto con la fisioterapia e con una terapia farmacologica. Dopodiché circa il dieci per cento dei pazienti ha una progressione dei sintomi e si ricorre alla chirurgia. Si ricorre alla chirurgia per liberare gli elementi nervosi e stabilizzare le vertebre coinvolte».
In cosa consiste questa nuova metodologia di intervento?
«L’intervento consiste nella liberazione del midollo dalla restrizione del canale dal retro del collo. Con l’intervento utilizzato più frequentemente si interviene aprendo il canale incidendo davanti al collo per accedere da lì alla colonna, ma la strada è più lunga. La metodologia di intervento da dietro, a mio avviso più semplice e più sicura, è conosciuta da anni, ma in genere non viene preferita».
Che tipo di strumentazione?
«Una testiera su cui si tiene ferma la testa del paziente. Questo è uno strumento tradizionale per i neurochirurghi e si utilizza anche per la chirurgia cranica. Attraverso questo strumento tu sei in grado di fare due cose: di avere la testa perfettamente immobile e la perfetta immobilità garantisce la perfetta precisione del medico. L’altro vantaggio è di poter decidere quale sarà il posizionamento del collo del paziente. Non è un dettaglio di poco conto perché la colonna vertebrale ha una serie di curve da rispettare e nel momento in cui si decide come fissarla (perché è una delle fasi dell’intervento è quella di posizionare dei chiodini all’interno da collegare con delle barrette), occorre fissarla in una posizione corretta, in una posizione quanto più vicina a quella fisiologica».