PALERMO. Un successo dietro l’altro per la Cardiologia dell’ospedale Civico. Dopo il primo intervento di ablazione di tachicardia ventricolare eseguito in emergenza in paziente di 56 anni in storm aritmico e mediante supporto di circolazione extracorporea (il cosiddetto Ecmo), il reparto (nella foto di Vincenzo Ganci, il team) si prepara alla crescita, non solo nel mondo della ricerca e nelle tecnologie ma anche nella formazione professionale.
L’intervento di qualche giorno fa, realizzato grazie all’Ismett che ha prestato il macchinario ed ha messo a disposizione il cardiochirurgo per usare la macchina e l’anestesista rianimatore, apre scenari interessanti per il reparto diventato fiore all’occhiello dell’Arnas e hub di riferimento per tutto il Sud Italia.
«Chi lo ha detto che le eccellenze si trovano solo al Nord?- dice il primario di Cardiologia, Gilberto Cellura– La prima volta dell’Ecmo nelle nostre sale operatorie è un passo significativo verso traguardi ancora più importanti da raggiungere». Il reparto non dispone di un Ecmo di proprietà «ma ho già chiesto alla direzione di acquistarne uno tutto nostro», aggiunge Cellura.
La nuova procedura di urgenza realizzata al Civico è solo una delle migliaia che viene eseguita ogni giorno dai medici specializzati del reparto. In media al Civico accedono 130 mila pazienti. Di questi, almeno il 10 per cento, quindi 13 mila, necessitano di una visita cardiologica e di un esame specifico. Si può, così, avere la contezza di che mole ci sia per questo reparto, nel quale, però, operano 24 medici. «Sembrano tanti- dice Cellura – ma se si pensa ai turni e alle guardie, siamo davvero striminziti per gestire i laboratori, le sale operatorie e le visite”.
E la sala d’attesa, infatti, “scoppia” di pazienti. «Questa- spiega Ignazio Smecca, direttore responsabile dell’Unità semplice di Terapia intensiva cardiologica- è l’unica struttura del Meridione in grado di garantire l’assistenza cardiaca meccanica ai pazienti».
La formazione è uno snodo cruciale per far crescere ancora di più il reparto: «Puntiamo alla formazione del personale afferma Smecca- Qui ci sono eccellenti medici e infermieri professionali in grado di assistere questa tipologia di malati, che non possono essere assistiti in altre strutture».
Poi Smecca ricorda l’intervento dell’altra volta: «Molto complesso, perché il paziente mentre era ricoverato in terapia intensiva è andato in arresto cardiaco e sono state necessarie 20 minuti di procedure di rianimazione per stabilizzarlo. L’ablazione consiste nella necrotizzazione delle zone aritmogene per quei pazienti che soffrono di tachicardia incessante ed in cui i farmaci non hanno più effetto».
«Il nostro è un progetto molto importante- dice Giuseppe Sgarito, responsabile del programma di elettrofisiologia e ablazioni- L’intervento effettuato dimostra di come un’Unità operativa debba agire, a stretto contatto e in simbiosi. Tra l’altro, fino a sette anni fa pazienti con simili aritmie venivano trasportati negli ospedali del Nord Italia, con costi mostruosi per la Sanità siciliana, se si pensa alle spese dell’aereo militare e dell’equipe per accompagnarlo. Adesso, invece, siamo in grado di gestire da soli la situazione».
Ma, come detto, manca il macchinario: «Non possiamo sempre farcelo prestare – dice Cellura- mi auguro che il direttore Giovanni Migliore possa attivarsi per acquistare l’Ecmo».
Cardiologia ogni anno riceve 300 pazienti vittima di infarti che vengono sottoposti ad angioplastica primaria. In totale, sono più di mille le angioplastiche effettuate; 30 mitraclip; 20 chiusure di Fop, Forame Interatriale Pervio; oltre 300 Tavi, cioè l’impianto percutaneo della valvola aortica; 200 ablazioni; oltre 500 impianti tra pacemaker e defibrillatori. Insomma un super lavoro.
«Noi facciamo ogni giorno il nostro lavoro con passione e professionalità- conclude Cellura- Questi risultati bellissimi sono il frutto del lavoro di tutta l’equipe».