«Impossibile andare avanti così, gli aumenti impressionanti dei costi stanno piegando le nostre aziende e le tariffe sono ferme al 2004». Lo affermano A.Di.P. (Associazione Dialisi Privata), A.D.S. (Associazione Dialisi Sicilia) e A.S.C.E.A. (Associazione Siciliana Centri Emodialisi Accreditati), annunciando lo stato di agitazione.
«Negli ultimi tre anni abbiamo più e più volte interloquito con l’Assessore regionale pro tempore alla Sanità e con i suoi uffici, producendo proposte, progetti, scrivendo a più mani idee che portassero ad una soluzione condivisa ed adeguata ai tempi odierni, nella speranza che finalmente fosse la volta giusta. Purtroppo dobbiamo constatare che tutti gli sforzi non hanno portato ancora a nulla- scrivono in un comunicato stampa firmato da Giuseppe Verde, Aurelio Trupia e Costantino Bartoli– La situazione è ormai irrecuperabile. Le nostre strutture lavorano ben oltre le loro capacità finanziarie. L’ennesima batosta arriva dal rincaro energia, ormai fuori controllo e oltre ogni ragionevole sostenibilità».
«In questi anni abbiamo subito i colpi del COVID con i costi da sostenere e le perdite ingenti, senza poter accedere ad alcun sostegno pubblico- aggiungono- Abbiamo subito gli aumenti dei costi del personale con i continui adeguamenti dei contratti collettivi; i continui adeguamenti richiesti dall’assessorato come quello alla legge 231 e i costi relativi alla nuova normativa sulla verifica dell’accreditamento fino alla illogica e quanto meno contra legem richiesta di VEQ per i nostri laboratori interni di analisi».
«Le tariffe oggi applicate sono inferiori addirittura a quelle del 2004, visto che il decreto Russo del 2009 ha ridotto tali tariffe di circa il 2%. Il tutto è ormai insostenibile se si aggiungono anche gli aumenti per tutte le materie prime. Non si può continuare con questi numeri, saremo costretti a breve a portare le chiavi delle nostre strutture in assessorato. Abbiamo incontrato a dicembre l’assessore Volo ed interloquito per le vie informali con gli uffici e siamo in attesa, ma forse la gravità della situazione non è stata compresa a dovere. Con la presente pertanto proclamiamo lo stato di agitazione chiedendo che si proceda come da proposte che abbiamo depositato durante i nostri incontri».