Dal palazzo

Il dato

Centinaia di neolaureati lasceranno gli incarichi Covid per specializzarsi: Sicilia, si aggrava l’emergenza personale

Durante l’esplosione della pandemia sono stati assoldati con contratti atipici, ma ora sono attesi dalle scuole di specializzazione.

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PALERMO. Potrebbe essere una situazione paradossale se non fosse la regola in Sicilia: mentre i contagi aumentano e da oggi si passa in zona gialla- ma si rischia anche quella arancione se vedessimo la situazione sanitaria in modo realistico e non secondo la mera proiezione di ciò che potrebbe essere- alla grave carenza di organico a cui devono fare fronte diverse aziende ospedaliere siciliane si aggiungerà a breve la partenza in massa di neolaureati e specializzandi con contratti Co.Co.Co.

«Questa situazione si era già verificata l’anno scorso, infatti, in questo periodo molti dei ragazzi che avevano partecipato alla prima fase della pandemia di marzo/aprile, a settembre sono andati via perché sono entrati nelle scuole di specializzazione. Per fortuna nostra, altri medici si sono laureati e sono entrati in questo circuito- riferisce ad Insanitas Massimo Geraci (nella foto mentre si vaccina) primario del “Pronto Soccorso” dell’Arnas Civico di Palermo- Adesso le circostanze sono diverse perché quest’anno i posti di specializzazione sono veramente tanti, quindi, anche chi l’anno scorso non è riuscito ad entrare quest’anno ce l’ha fatta o ce la farà. Inoltre, ci troviamo in una fase diversa della pandemia anche da un punto di vista epidemiologico. L’anno scorso in questi periodi gli accessi al Pronto Soccorso erano più o meno dimezzati rispetto allo storico pre-pandemico, adesso gli accessi rispecchiano quelli storici e in più portiamo avanti una lotta contro il Covid che non accenna a ridursi».

Cosa dice la legge in merito?

«Durante l’esplosione della pandemia la Regione Siciliana ha aperto per la prima volta all’assunzione con contratti atipici (né indeterminato né determinato) che possono essere Co.CO.Co. o libero professionali, attraverso una procedura straordinaria gestita dal Policlinico di Messina come azienda capofila, designata per redigere degli elenchi dei soggetti disponibili, a cui non veniva chiesto altro che la laurea in medicina- spiega ancora il dottore Geraci- Si è così creata una situazione virtuosa, perché queste giovani leve sono state formate per una mono-patologia (Covid-19) e si sono trovate molto a loro agio con i periodi formazione e l’affiancamento. Hanno dato una mano non indifferente, arrivando a colmare le carenze di organico un po’ dovunque presenti, in alcuni casi mancava più del 50% del personale, per cui i neolaureati hanno dato una boccata di ossigeno in queste situazioni».

«Per legge le aziende sanitarie possono assumere i neolaureati e gli specializzandi di terzo e quarto anno, il primo e secondo anno sono sempre stati esclusi. Paradossalmente, però, molti direttori non hanno assunto quelli di terzo anno, perché preferivano mantenere la figura dello specializzando con il dirigente medico, pagati rispettivamente 40 euro l’ora e 60 euro l’ora- precisa Giuseppe Sapienza, presidente degli specializzandi di “Vivere Medicina”– L’ideale sarebbe togliere il vincolo degli anni e permettere anche ai primi anni di poter avere contratti Co.Co.Co, perché è assurdo che loro non possano accedere ma i neolaureati sì. Personalmente, da specializzando in pneumologia mi sono ritrovato ad avere come mio superiore un neolaureato, più piccolo di me sia accademicamente sia anagraficamente. Sarebbe necessario, inoltre, consentire l’assunzione degli specializzandi quarto anno, che comunque sono stati formati da quell’azienda sanitaria, con una corsia preferenziale rispetto ad un concorso».

I numeri

Come quasi sempre in questi casi, sono i numeri a dare una reale contezza della situazione generale, tenendo conto del fatto che i casi specifici descritti sono sovrapponibili a quelli delle strutture sanitarie di tutta l’isola. «Al Pronto Soccorso di Partinico lavorano medici in organico 8 su 16 che sarebbero necessari. A Villa Sofia dovrebbero avere 35 medici, invece, sono la metà- dichiara Angelo Collodoro– All’ospedale Civico dovrebbero esserci 26 medici al Pronto Soccorso e ce ne sono soltanto 19, con circa 200 accessi al giorno. Con l’esodo dei Co.Co.Co.. all’Ingrassia rimarranno al Pronto Soccorso 12 medici in totale».

Stessa storia all’ospedale Civico: «9 su 14 Co.Co.Co andranno via il primo novembre perché assegnatari di un posto in scuola di specializzazione. In realtà se ne andranno anche altri 2 che al momento della prima chiamata non sono stati convocati ma è verosimile che alla seconda chiamata saranno convocati. Da noi, a settembre sarà espletato il concorso per 6 medici di Pronto Soccorso ma potrebbero essere anche più posti perché siamo sotto organico a prescindere – conferma Massimo Geraci – Abbiamo già trovato altri tre Co.Co.Co. però questi tre sono giovani medici che devono essere formati, come i colleghi che arriveranno tramite concorso. Al Pronto Soccorso del Civico abbiamo 19 medici tra tempi indeterminati e determinati, ma l’organico dovrebbe essere di 26, quindi mancano 7 medici strutturati, che sono stati coperti abbondantemente da questi 14 Co.Co.Co. con l’orario di lavoro dimezzato, per cui corrispondono a circa 7/8 strutturati. Di fatto adesso perderemo delle “teste” lavoranti, ma anche l’esperienza che hanno accumulato qui da noi. C’è da dire, però, che il Civico ha un’attrattiva maggiore rispetto ad altre strutture ospedaliere, in cui perdere 4/5 medici può significare non recuperarli più o dopo molti mesi».

La drammaticità della problematica si fa ancora più evidente se consideriamo il fatto che questa situazione non investe soltanto i pronto soccorso ma anche tanti altri reparti Covid: «Poco prima della presa di servizio, il primo novembre, andranno via tutti Co. Co. Co che sono entrati nelle scuole di specializzazione, quindi, verosimilmente entro metà ottobre dovranno dimettersi- afferma infine Sapienza- Per quanto riguarda il Policlinico “Giaccone”, tra il reparto di Malattie Infettive Covid, Pneumologia Covid e Medicina Covid andranno via circa 15 Co. Co. Co su 50. In Pneumologia se ne andranno 4 Co. Co. Co neolaureati e altri 4 al quarto anno di specializzazione, resterebbero così 9 medici a seguire gli attuali 20 posti letto, è assolutamente impensabile».

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