Case di cura

Dieci equipe in contemporanea

CCPM di Taormina, neonato salvato durante il parto

Procedura ex-utero intrapartum e supporto ECMO con il piccolo ancora connesso al cordone ombelicale della madre, che è in prognosi riservata.

Tempo di lettura: 3 minuti

Una procedura definita EXIT (ex-utero intrapartum) è stata eseguita presso il CCPM di Taormina: 10 equipe in contemporanea hanno portato a termine una delle procedure più complesse eseguite su un feto di appena 2 kg e di 35 settimane di gestazione.

Nella notte del 02 luglio la madre veniva trasferita mediante lo STAM regionale al fine di garantire un percorso neonatale protetto presso la ginecologia dell’Ospedale San Vincenzo di Taormina diretta dalla dott.ssa Klein per rottura prematura delle membrane.

La gravidanza è stata seguita con grande attenzione per la presenza di idrotorace recidivante su base genetica, dovuto a mutazione responsabile di malformazione artero venosa di tipo 2, trattato già in epoca fetale con procedure interventistiche (una prima volta alla 25 settimana di gestazione mediante toracentesi e successivamente con l’impianto fetale di uno shunt toracico finalizzato a creare una comunicazione tra la pleura sinistra e il sacco amniotico).

La patologia genetica in questione ha determinato un alterato deflusso linfatico con accumulo di liquido ed il conseguente ridotto e incompleto sviluppo di entrambi i polmoni (ipoplasia polmonare bilaterale). Per tale motivo la nascita del piccolo doveva necessariamente avvenire in un centro con cardiochirurgia pediatrica ed annesso programma di ECMO neonatale protetto.

All’arrivo a Taormina è stato effettuato un esame ecografico che ha confermato non solo la presenza di liquido nella pleura sinistra ma la parziale compressione anche del polmone destro.

Con il coordinamento dell’equipe di Pediatria e Neonatologia (responsabile dott.ssa Lucia Manuri) e dell’Unita Semplice di Terapia Intensiva Neonatale (dott.ssa Eleonora Di Tommaso), Anestesia e Rianimazione dell’adulto (responsabile dott. Giacomo Filoni), cardioanestesia pediatrica (responsabile dott.Enrico lannace), Radiologia (responsabile dott. Salvatore Pappalardo), Ginecologia (responsabile dott.ssa Lily Klein), Cardiologia Pediatrica (dott. PaoloGuccione), Centro Trasfusionale ECMO team di EPS e Cardiochirurgia Pediatrica (responsabile dott. Sasha Agati) è stato deciso di utilizzare il supporto ECMO con il piccolo ancora connesso al cordone ombelicale della madre.

«Avevamo poco più di 5 minuti- racconta il dott. Enrico lannace, responsabile della Anestesia e Rianimazione Cardiochirurgica del CCPM- per avviare la procedura di assistenza respiratoria mediante ECMO e salvare la vita al piccolo nascituro. Abbiamo immediatamente intubato e ventilato il feto, rapidamente cannulato il bambino a livello ombelicale, avviata l’assistenza meccanica e contemporaneamente reciso il cordone ombelicale. La mamma ha assistito a tutta la procedura».

«Sono attimi molto intensi, manovre estremamente complesse che richiedono profonda capacità di lavoro in equipe, coordinazione e tempismo. Ma rappresentano quei momenti che spingono la medicina e l’assistenza intensiva verso nuovi traguardi. Sono procedure rare, complesse ma ben codificate che nel nostro centro si attuano già da diversi anni. È stata eseguita biopsia polmonare, inviata presso l’Anatomia Patologica dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma per meglio definire il quadro diagnostico e le future strategie terapeutiche». Il paziente si trova attualmente ricoverato presso la terapia intensiva del CCPM con prognosi riservata.

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