«Qualche tempo fa abbiamo lanciato un allarme a tutti i prefetti della Sicilia, spiegando che noi medici specialisti convenzionati siamo costantemente a rischio e veniamo spesso minacciati da pazienti e loro accompagnatori, il più delle volte per i lunghi tempi d’attesa per ricevere le prestazioni, tempi che non dipendono da noi. Purtroppo, quell’allarme è rimasto inascoltato e ora è successo questo tragico episodio, che si poteva forse evitare».
A dirlo è Salvatore Gibiino (nella foto), segretario nazionale del sindacato Branca a Visita (SBV), associazione che rappresenta i medici specialisti convenzionati con il sistema sanitario regionale della quale il dottor Gaetano Alaimo, il cardiologo ucciso a Favara (AG), era vicesegretario provinciale. «Alla famiglia del collega e amico Gaetano va il cordoglio mio personale e di tutti noi e al tempo stesso rimane forte il senso di sgomento e paura tra tutti i colleghi. È infatti inconcepibile che qualcuno possa entrare armato in un ambulatorio medico e sparare a un dottore nell’esercizio della sua professione, che è quella di curare le persone».
«Non solo: il tragico episodio- aggiunge Gibiino- è soltanto l’ultimo e il più doloroso caso di minacce a cui i medici sono esposti. È ora che qualcuno prenda in mano questa situazione e risolva in maniera definitiva la questione della sicurezza del personale sanitario e amministrativo della sanità. Per quanto riguarda l’omicidio del dottor Alaimo aspettiamo l’esito delle indagini, ma il problema sicurezza nella sanità pubblica e privata non può più essere ignorato».
«FARE CHIAREZZA SU MOVENTE»
«Chiediamo che venga fatta chiarezza sulle ragioni che hanno condotto l’assassino del dottor Gaetano Alaimo a togliere la vita al nostro collega, perché quanto emerso finora attraverso i mezzi di informazione circa il presunto movente non ha alcun fondamento- aggiunge Gibiino successivamente- Alaimo non avrebbe in nessun caso potuto operare il suo assassino perché non era un cardiochirurgo, ma un cardiologo e per giunta senza il supporto di una struttura ospedaliera. Quindi attribuire ad Alaimo la decisione di non praticare l’intervento è una motivazione che non sta in piedi. Altra falsità è quella relativa al mancato rilascio del certificato medico per la patente: il certificato anamnestico può essere rilasciato solo e soltanto dal medico di famiglia, che ha completa conoscenza della cartella clinica del suo paziente e del quadro di tutte le patologie, e non da uno specialista come Alaimo».
«Abbiamo l’impressione- conclude il segretario nazionale SBV- che le motivazioni che sarebbero state addotte dall’omicida di Alaimo stiano celando altro e confidiamo che gli inquirenti e la magistratura siano in grado di far luce sulla questione evitando che le ragioni di un atto brutale come questo vengano derubricate a movente umano e parzialmente addebitate a scelte o decisioni che il nostro collega non poteva assumere».