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Cardioaritmie, Sgarito: «All’Arnas Civico la più moderna tecnologia disponibile»

L'ospedale palermitano tra i 9 nuovi Centri di riferimento in Sicilia per le patologie ad alta specializzazione. Il responsabile: «Utilizziamo la crioablazione, l’ablazione con i palloni laser e la radiofrequenza».

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La tecnologia ormai permette a tante persone di vivere anche con organi mancanti o parte di essi, ciò però non è valido per quegli organi il cui corretto funzionamento pregiudica la prosecuzione della vita e determina la morte. Il cuore è uno di questi, motivo per cui è stata creata una rete ad hoc per le malattie tempo-dipendenti. All’Arnas Civico di Palermo è presente dunque il “Centro di riferimento regionale per la Cardioaritmologia e il Trattamento delle aritmie”, istituito dall’assessore alla Salute regionale, Ruggero Razza, con decreto n. 112 del 2022 per 9 patologie di alta specializzazione e di alto interesse sociale e sanitario. Insanitas ha parlato dell’argomento con il responsabile del centro regionale del Civico, il dottore Giuseppe Sgarito (nella foto), rieletto da poco presidente in Sicilia dell’AIAC (Associazione italiana aritmologia e cardiostimolazione).

In che modo possono essere distinte le cardioaritmie?
«Sono disturbi del ritmo cardiaco che possono essere distinti in bradicardia, cioè quando il cuore batte eccessivamente piano, e in tachicardia, quando il battito cardiaco è molto accelerato. Nell’ambito delle tachiaritmie distinguiamo le aritmie benigne come le aritmie atriali che possono essere fastidiose, ma non mettono a rischio di vita il paziente. Esistono, però, anche delle aritmie ventricolari che in alcuni casi mettono a rischio la vita del paziente, per cui vanno affrontate in urgenza».

Recentemente il vostro centro è stato designato Centro di riferimento regionale per la cardioaritmologia…
«Ho iniziato a occuparmi di aritmie circa 15 anni fa e il Civico era uno dei pochissimi centri a occuparsi di trattamento ablativo. Da allora il laboratorio è cresciuto moltissimo in termini di volumi e di complessità di interventi eseguiti. Adesso siamo il Centro che in Sicilia registra il maggior numero di ablazioni effettuate per il trattamento delle aritmie cardiache. Inoltre, utilizziamo la più moderna tecnologia a disposizione sul mercato, tra cui i tre sistemi di mappaggio elettro-anatomico tridimensionale più utilizzati al mondo, la crioablazione, l’ablazione con i palloni laser e la radiofrequenza».

Come vengono trattate questo genere di patologie?
«Per le bradiaritmie, nella quasi totalità dei casi, si interviene con l’intervento classico e anche molto diffuso di impianto del pacemaker, perché non ci sono farmaci correttivi per il cuore che batte patologicamente piano. Per le tachiaritmie, ovviamente dopo un’adeguata diagnosi, un primo approccio è sicuramente farmacologico, ma ci sono pochi farmaci antiaritmici a disposizione e tra l’altro vanno usati con cautela, da specialisti del settore, perché hanno un basso indice terapeutico, quindi possono facilmente passare dal beneficio clinico al danno o addirittura alla proaritmia. Quando la terapia farmacologica risulta inefficace si può procedere all’impianto di un defibrillatore o all’intervento di ablazione, che andrà valutato caso per caso».

Ci sono delle tachiaritmie che colpiscono anche i giovani?
«Sì, alcune aritmie sono molto frequenti soprattutto tra i giovani, ma colpiscono trasversalmente tutta la popolazione, parliamo delle tachicardie parossistiche sopraventricolari, che possono determinare una frequenza cardiaca talvolta anche superiore ai 200 battiti al minuto. Si verificano spesso in cuori sani e per questo motivo sono difficili da diagnosticare. Molto spesso c’è una latenza di tempo tra l’insorgenza dei sintomi, il cardiopalmo, e la diagnosi perché i sintomi sono improvvisi, parossistici e spesso di breve durata e risulta quindi difficile ottenere un elettrocardiogramma durante i sintomi».

Qual è la causa e il trattamento di questo tipo di aritmie?
«È di natura elettrica, infatti, nel cuore si viene a creare un cortocircuito tra due vie di conduzione in maniera parossistica. Il trattamento più efficace per questo tipo di aritmie è proprio l’ablazione, grazie alla quale si raggiunge l’interno del cuore attraverso la vena femorale, parliamo quindi di un trattamento interventistico percutaneo con cui si induce la tachicardia per studiarne il circuito elettrico. Identificato il problema, il passo successivo è quello di effettuare una bruciatura più o meno estesa del tessuto cardiaco responsabile dell’aritmia. Nel caso specifico delle TPSV (tachicardia parossistica sopraventricolare) è importante segnalare l’efficacia eccezionale dell’ablazione, perché riesce a risolvere più del 95% dei casi in modo definitivo. È un intervento a cui qualsiasi cardiologo dovrebbe pensare, anche prima della terapia farmacologica, visto l’alto tasso di efficacia dell’intervento».

Come agite in caso di fibrillazione atriale?
«L’aritmia che si riscontra più frequentemente nella popolazione generale è proprio la fibrillazione atriale, per cui l’intervento di ablazione ha un tasso di risoluzione un po’ meno brillante e si attesta intorno al 75-80% di successo, ma sicuramente è una percentuale superiore a quella della terapia farmacologica, tanto che ci si sta spostando sempre più verso l’intervento di ablazione anche dopo il fallimento di un solo farmaco antiaritmico. È un intervento che viene fatto sempre per via percutanea, ma è un po’ più complesso del precedente, perché prevede l’isolamento elettrico delle vene polmonari che sboccano nell’atrio sinistro. Questo isolamento può essere ottenuto con diverse fonti di energia, tra le metodiche più utilizzate ci sono la radiofrequenza e i criopalloni che vengono raffreddati da protossido di azoto, ma spesso usiamo anche i palloni che erogano energia laser. Comunque lo si effettui, questo intervento ha una percentuale di successo del 75-80%. In circa un terzo dei pazienti è però necessario ripetere l’intervento, perché le vene polmonari tendono a riconnettersi nel tempo».

Usate anche anticoagulanti i cui effetti devono essere tenuti sotto controllo?
«Gli anticoagulanti nello specifico vengono associati alla terapia antiaritmica della fibrillazione atriale, perché questo tipo di aritmia pone il paziente a rischio di ictus».

Ci sono altre patologie di cui vi occupate esclusivamente nel centro di riferimento regionale dell’Arnas Civico?
«Sì, ci occupiamo di tachicardie ventricolari, che trattiamo con tutte le metodiche disponibili, sia per via endocardica, quindi dall’interno dei vasi e del cuore, sia per via epicardica, cioè con un accesso sotto sternale, indicata per un certo tipo di cardiopatie con dei circuiti che si sostengono nell’epicardio, la parte esterna del cuore. Questo tipo di interventi sono molto delicati e vengono effettuati su pazienti severamente malati, che presentano cardiopatie dilatative idiopatiche, spesso post infartuati, in cui la frazione di eiezione è molto bassa. Nella maggior parte dei casi questi pazienti sono portatori di defibrillatori impiantabili, dispositivi che vengono messi per prevenire la morte cardiaca improvvisa per arresto cardiaco da aritmie ventricolari. Tali pazienti arrivano all’ablazione quando il numero di scariche del defibrillatore diventa eccessivo. Noi trattiamo pazienti che arrivano in ospedale dopo 60-80 scariche al giorno di defibrillatore. Ciò diventa una vera emergenza medica, infatti, i pazienti ci arrivano in elisoccorso da tutta al Sicilia e li trattiamo con i sistemi di mappaggio elettro-anatomico, cioè il nostro vero ausilio in sala operatoria perché ci consentono di ricostruire in maniera tridimensionale la morfologia e l’anatomia del cuore, caratterizzarne la conduzione elettrica, le aree di cicatrice e possiamo caratterizzare la propagazione delle aritmie all’interno del cuore. Nello specifico abbiamo provato in anteprima mondiale un nuovo sistema di mappaggio tridimensionale con cui abbiamo validato un algoritmo di propagazione vettoriale delle aritmie che ci ha consentito di migliorare molto l’efficacia delle procedure».

Avete anche una struttura importante di telemedicina…
«Noi siamo stati pionieri dell’utilizzo del controllo remoto dei dispositivi in Sicilia. Ormai sono più di dieci anni che arruoliamo e seguiamo pazienti in telemedicina e questo ci è tornato molto utile in epoca Covid perché abbiamo potuto seguire i pazienti da casa e monitorarli in maniera sicura ed efficace. Attualmente sono circa 1500 i pazienti che seguiamo con controllo remoto».

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