PALERMO. Un test sierologico rapido “pungidito”, due ambulatori mobili e un esito che arriva tempestivamente (entro circa 10 minuti): si tratta dell’iniziativa dell’Asp di Palermo a supporto dello screening per la prevenzione del Covid-19, rivolto al personale docente e non docente degli istituti palermitani.
Oggi, per la prima giornata in programma, sono stati effettuati 235 test sierologici, rispettivamente 115 al liceo classico “Garibaldi” e 120 all’istituto professionale “Pietro Piazza”.
«La nostra presenza qui è un chiaro segnale dell’impegno che stiamo portando avanti per la sicurezza nelle scuole e creare quindi quelle condizioni che possano far riprendere la quotidianità, adeguandosi alle nuove esigenze imposte dalla pandemia- afferma Daniela Faraoni, direttore generale dell’Asp Palermo- Questa è un’attività che abbiamo voluto destinare alle scuole più grandi della Città metropolitana e che va a supportare il sistema complessivo».
«Domani- aggiunge- saremo, dalla ore 9 alle 16, al liceo scientifico Cannizzaro e all’istituto comprensivo statale Giovanni Falcone».
Venerdì 4 settembre, invece, i camper, con a bordo medici ed infermieri saranno all’istituto comprensivo Perez-Calcutta e all’istituto tecnico economico per il turismo Marco Polo.
«Questo test- spiega Teresa Barone, Direttore del Dipartimento di Diagnostica di Laboratorio dell’Asp di Palermo- è finalizzato ad individuare gli anticorpi anti IgG e IgM nella popolazione che è venuta a contatto con il virus SARS-CoV-2. Il risultato viene dato in maniera abbastanza veloce, entro circa dieci minuti. Come definito dalle ultime linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblicate ad agosto, il tampone molecolare comunque resta tutt’oggi l’unico test diagnostico». (Per la differenza tra test sierologico e tampone vedi la video intervista completa, ndr).
E allora questa mattina al liceo Garibaldi, dove ci siamo recati, ecco in azione, nel cortile interno, medici ed infermieri, pronti ad effettuare il test sierologico. Intorno al camper bianco dell’Asp si mantiene la distanza di sicurezza. Tutti con le mascherine, muniti del documento di riconoscimento.
«Per una questione di sicurezza, ma soprattutto per essere tranquilla: per questo credo sia opportuno fare questo test», afferma un docente appena arrivato. Intervistato da InSanitas, ha chiesto di rimanere anonimo: «Quando ho saputo dell’iniziativa non ci ho pensato due volte a fare qui il test. Preferirei che non scrivesse il mio nome in questa intervista. E per favore non mi riprenda, non voglio essere riconosciuto».
Tra i presenti c’è chi compila il modulo per il consenso informato, altri sono in attesa che venga pronunciato il proprio nome e di avvicinarsi così all’area allestita ad hoc sotto il gazebo, dove viene effettuato il test.
«Fatto – dice una donna dal volto coperto da mascherina e occhiali scuri, toccandosi il polpastrello. Si gira verso di noi. “Velocissimo. Per favore non mi riprenda però».
La nostra presenza, così come quella di molti altri giornalisti con la telecamera e di fotografi, provoca in questa circostanza alcuni momenti di dissapore e piccole tensioni, anche a mezzi tecnologici spenti. «Non vogliamo comparire. Non vogliamo essere riconosciuti, ha capito?».