La polemica sulla riforma dell’Adi, l’assistenza domiciliare integrata per disabili, anziani e malati cronici
che si è consumata in queste settimane approda in aula. Ieri prima di iniziare i lavori, il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché ha comunicato ai parlamentari di aver ricevuto la lettera tanto attesa, dopo giorni di botta e risposta con l’Assessore Ruggero Razza, da parte del presidente Nello Musumeci. Nella quale in sostanza – dopo l’alta tensione tra Commissione Sanità e assessore alla Salute, che non avrebbe tenuto conto dei rilievi fatti da quest’ultima prima di pubblicare i decreti in Gazzetta Ufficiale – il governatore Musumeci precisa: “alcuni rilievi della Commissione, nell’ultima versione del decreto – a giudizio degli uffici competenti – non meritavano una revisione dello stesso, perché già contenuti nel richiamo del codice degli appalti (si pensi ai principi generali in materia di avvalimento che consentono una più ampia partecipazione dei soggetti accreditati) o perché integrabili nell’avviso pubblico che precederà la presentazione delle domande”. Il Presidente rassicura: “Se così non dovesse essere l’assessore al ramo sarà certamente disponibile a discutere e si potranno valutare nuovi provvedimenti integrativi”.
Se la risposta in qualche modo ha soddisfatto il presidente dell’Ars, che della commissione Sanità con a capo Margherita La Rocca Ruvolo aveva preso le parti, no ne è altrettanto convinto il parlamentare Antonello Cracolici. “C’è un punto che continuo a trovare insoddisfacente anche nella risposta del presidente: gli atti della programmazione, in particolare quelli che hanno effetti pluriennali nell’organizzazione finanziaria della Regione, o di norma o di prassi, devono essere corroborate dal parere obbligatorio ancorché non vincolante – nel merito – da parte delle commissioni. L’assessore non ci ha fatto alcuna cortesia a presentarsi, ha un obbligo. Il parere della commissione è un atto endoprocedimentale non una cortesia. Pertanto la sua mancanza potrebbe essere usata come rilievo formale ai fini della valutazione della legittimità dell’atto stesso”.
A replicare anche il grillino Giorgio Pasqua, che ha avanzato la richiesta di sentire nuovamente Razza in VI Commissione. “Rimane al momento un impegno su parole, perché allo stato attuale i decreti sono vigenti e su questi i lavoratori, le cooperative, stanno conformando le proprie attività per poi andare a chiedere l’accreditamento.“ E continua: “Noi dobbiamo stare attenti perché ci sono centinaia e centinaia di operatori che lavorano nelle cooperative siciliane che non sanno che fine faranno, a maggior ragione che manca il decreto che fissa le tariffe”.
La riforma dell’assistenza domiciliare da 400 milioni – con 3 mila possibili assunzioni – prevede, così come avviene oramai da anni per i laboratori analisi, che i pazienti, abbiano la possibilità di scegliere a quale gestore rivolgersi, dopo che questi avranno ottenuto l’iscrizione a un albo e l’accreditamento da parte della Regione. Dunque non saranno più le Asp ad assegnare il servizio ai gestori sulla base di specifiche gare d’appalto, piuttosto le cooperative e gli enti che vorranno accedere all’albo che dovranno dunque garantire requisiti strutturali ed economici robusti, con elevati standard per quanto concerne le prestazioni. Saranno anche obbligati a trasformare i contratti flessibili e le partite Iva in contratti a tempo indeterminato.