RAGUSA. Presentato il primo anno di attività della Breast Unit istituita dall’ASP di Ragusa, che ha cambiato il volto dell’assistenza per le pazienti affette dalla patologia mammaria. Una nuova realtà che si è sviluppata secondo quanto previsto dal PDTA Regionale, ovvero il “Percorso Diagnostico Terapeutico per la paziente affetta da CA. Mammario nella Regione Siciliana”.
Il Centro di Senologia dell’ASP di Ragusa si avvale di un’equipe multidisciplinare composta dal servizio di Chirurgia senologica e dalle unità di Anatomia Patologica, Radioterapia, Oncologia, Riabilitazione, Diagnostica per immagini e servizio screening Mammografico. Il progetto, condiviso con l’Azienda Ospedaliera “Cannizzaro” di Catania, è stato illustrato nella sede dell’Ordine dei Medici alla presenza, tra gli altri, del direttore generale dell’ASP di Ragusa Angelo Aliquò, del direttore sanitario degli ospedali riuniti di Ragusa, Giuseppe Cappello e di Francesca Catalano, responsabile dell’Unità Operativa di Senologia del “Cannizzaro” di Catania.
Inoltre dal primo febbraio è in servizio anche un dirigente medico di chirurgica plastica e ricostruttiva. La chirurgia plastica garantirà un importante aiuto psicologico alle pazienti che si traduce in una migliore qualità di vita.
Abbiamo approfondito l’argomento con Giuseppe La Perna (nella foto), direttore U.O.S. Screening di Senologia dell’ASP di Ragusa, coordinatore della Breast Unit e componente della commissione di senologia regionale che ha lavorato alla definizione del PDTA.
Dottor La Perna, in cosa consiste questa nuova organizzazione?
«La Breast Unit di Ragusa si inserisce in un ambito regionale riorganizzato ed integrato per coprire il fabbisogno della popolazione iblea, integrando l’offerta di aziende pubbliche e private coinvolte nella gestione della patologia mammaria. Questo percorso rappresenta una significativa inversione della tendenza a utilizzare strutture extra provinciali da parte delle pazienti affette da patologia neoplastica della mammella, riconvertendo tale necessità sulle strutture della nostra ASP, che sono ormai in grado di offrire un percorso assistenziale completo e di alto profilo. Insieme ai vertici dell’ASP e di altri colleghi, tra cui il dottor Marco Ambrogio e il dottor Gianluca Di Mauro, abbiamo creduto fortemente nella rinascita di un percorso “Breast Unit”, che garantisca un approccio multidisciplinare. Il servizio favorisce il raggiungimento di un’alta prestazione delle cure, a partire dallo screening fino alla riabilitazione, ottimizzando qualità e tempistica delle prestazioni».
Quando e come si è concretizzato il cambiamento nell’attività di Brest Unit?
«Il cambiamento è avvenuto sulla base delle indicazioni dell’apposita commissione ed è avvenuto con la creazione del GOM, il Gruppo Oncologico Multidisciplinare per la mammella, che ha rappresentato la chiave di volta. Il GOM mediamente coinvolge una dozzina di professionisti, ai quali si aggiungono di volta in volta, altri professionisti. A questo tavolo, in cui vengono discussi i casi afferiscono radiologi, oncologi, chirurghi, radioterapisti, anatomopatologi. Le decisioni da assumere, circa la terapia da effettuare, sono collegiali. Non è mai un singolo che decide. Questo rappresenta il valore aggiunto del servizio, perché vengono messi in pratica i protocolli più aggiornati e la paziente non ha più la necessità di recarsi fuori provincia per essere seguita. Altro valore aggiunto, il fatto di poter essere seguita vicino casa, elemento più confortevole e rassicurante dal punto di vista psicologico».
Qual è il ruolo del Cannizzaro?
«La convenzione siglata con la senologia dell’ospedale “Cannizzaro” di Catania rappresenta un supporto fondamentale per la Breast Unit, sul piano tecnico, ma anche formativo per il personale dell’ASP che rappresenta l’ulteriore aspetto saliente di tale collaborazione. L’equipe dell’Unita Operativa di Senologia, diretta della dottoressa Francesca Catalano, interviene direttamente all’attività organizzativa del GOM e all’attività chirurgica nella divisione di Chirurgia dell’ospedale “Giovanni Paolo II”, affiancando l’attività svolta dai chirurghi della suddetta Unità Operativa».
Si può quantificare l’incremento delle attività in territorio ibleo? Tenendo conto che dietro questi “numeri” ci sono pazienti, persone, ciascuno con la propria storia…
«In provincia di Ragusa, di media ci sono 200 nuovi casi all’anno di tumore alla mammella. Per fare un esempio, nel 2019 sono state operate 29 pazienti, prima nell’unità chirurgica dell’ospedale “Civile”, poi da quanto è diventato operativo, presso il “Giovanni Paolo II”. Complessivamente sono stati trattati nel 2020, 115 casi. Di questi, 80 pazienti sono state trattate con terapia chirurgica, 35 sottoposte invece a chemioterapia preventiva per poi essere trattate chirurgicamente in un secondo tempo. 22 le sedute del GOM. Abbiamo recuperato, in un solo anno, gran parte della componente affetta dalla patologia. Questo traguardo raggiunto ha ancora più valore se si considera la pandemia in atto».
Quanto ha inciso il covid sullo screening?
«Moltissimo, purtroppo la pandemia ha creato un grosso problema in termini di minore adesione da parte della popolazione allo screening, con la conseguenza che nell’ultimo anno abbiamo riscontrato un significativo aumento della patologia in fase avanzata nelle donne giovani perché hanno saltato i controlli. Colgo l’occasione per invitare le donne a non sottovalutare la prevenzione».
Da che età occorre iniziare con i controlli nell’ambito della prevenzione del tumore mammario?
«Dai 40 anni con la mammografia. Inoltre l’Asp a partire da oggi, compatibilmente con le attuali normative vigenti per contenere la diffusione e l’incremento dei contagi, ha organizzato delle attività di screening relativi alla salute della donna e si svolgeranno diversi consulti gratuiti».