MESSINA. Direttore del Distretto Sanitario di Caltanissetta fino al marzo del 2018 e commissario straordinario del Papardo, Paolo La Paglia (nella foto) è il nuovo direttore generale dell’Asp di Messina.
Laureato in Medicina e chirurgia, specializzato in pediatria, il nuovo manager ha iniziato da subito a studiare lo stato dell’arte dell’azienda messinese, precedentemente diretta da Gaetano Sirna, così da permetterne lo sviluppo e migliorare le sue prestazioni.
Ecco la sua intervista, la prima di quelle che Insanitas dedicherà ai nuovi direttori della Sanità siciliana.
Una nuova sfida nella sua carriera…
«Devo ringraziare l’assessore Ruggero Razza e la giunta di Governo regionale perché avendomi individuato hanno ritenuto che potessi svolgere bene questo ruolo. Pertanto farò di tutto per non deluderli e non deludere la popolazione dell’area metropolitana di Messina».
L’attuale stato della Sanità siciliana?
«L’assessore Razza sta facendo un gran lavoro, come dimostra la recente l’approvazione, con determinate prescrizioni così come indicato dal ministro Grillo, della nuova rete ospedaliera. Questo consentirà di dare il via libera a tutto il piano di riordino della sanità e alle aziende sanitarie di iniziare il reclutamento del personale a tempo indeterminato, andando così a colmare i vuoti di organico».
Quali sono gli aspetti positivi e le criticità?
«La tanto vituperata Sanità siciliana non è da buttar via. Siamo stati condizionati dal piano di rientro voluto dal Ministero affinché la Sicilia rientrasse rispetto alle valutazioni economiche stilate negli anni precedenti, per riallinearci alle regioni più virtuose. Questa fase di riallineamento è stata quasi completata ma ci vorrà ancora del tempo, mentre l’uscita dal piano di rientro avverrà a breve. Ciò significa avere invertito la rotta rispetto agli anni precedenti. L’assessore si è avvalso della collaborazione dell’Agenas, facendo affiancare le aziende con maggiori criticità dai loro funzionari che monitorano la situazione. A livello nazionale la Sicilia ha dato un’immagine di trasparenza, dimostrando di rimboccarsi le maniche sotto la guida dei funzionari di Roma».
Quali sono le problematiche principali dell’Asp di Messina?
«È un’azienda grande e complessa, operante in territorio disomogeneo. Non ho una visione ospedalocentrica, però devo mettere gli ospedali in condizione di poter lavorare più serenamente, per quanto mi permetteranno le risorse di cui disporrò. Ho già iniziato un giro di valutazioni, andando a Mistretta, Sant’Agata, Patti, Barcellona e Milazzo e mi sono reso conto di tante cose. Bisogna mettere gli ospedali in condizione di funzionare e assicurare una buona sanità e di essere utilizzati in maniera propria, sviluppando i servizi territoriali, non solo i servizi di emergenza -urgenza».
Importante quindi anche il ruolo dei medici di famiglia…
«Questa è una provincia nella quale c’è una grande collaborazione con i medici di famiglia, di questo ringrazio il presidente della Fimmg e presidente dell’Ordine dei Medici, Giacomo Caudo, con la quale c’è grande sinergia. Bisogna anche far funzionare a pieno regime le guardie mediche, i servizi consultoriali e i PPI (Punti di Primo Intervento) per dare le giuste risposte sia agli adulti sia ai bambini nei luoghi in cui loro si trovano. Questi servizi devono funzionare h 12, ove possibile, andando a coprire la più alta fascia possibile di domanda per abbattere le liste di attesa e disingolfare gli ospedali».
Può anticipaci alcuni progetti?
«Lanceremo una campagna di comunicazione, perché molti cittadini che si lamentano di essere stati in attesa 4/5 ore nei pronto soccorso come codici bianchi o verdi, non sanno che il problema gli poteva essere risolto, in maniera molto più celere, dai servizi territoriali. Se riusciremo a fargli capire che troveranno efficacia, efficienza e rapidità spostandosi un po’ anche loro privilegeranno questa impostazione. Spero di poter discuterne con i sindaci, in quanto interlocutori privilegiati, che poi riverberano sugli assistiti e sulla popolazione. Un altro atto che ho intenzione di compiere è il censimento del patrimonio dell’Asp: ci sono strutture da razionalizzare, ove possibile, utilizzando la possibilità di finanziamenti dei progetti anche europei per ripristinarle e renderle fruibili dalla popolazione, mentre quelle che non ci servono le alieneremo»
Come procederà con gli ospedali di Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo?
«Sono due belle realtà a distanza di pochi chilometri l’una dall’altra. L’ospedale di Barcellona nella rete ospedaliera precedente veniva fortemente ridimensionato, fortunatamente questo non è avvenuto. La nuova rete ospedaliera lo potenzia e noi daremo corso a questa disposizione. Nello stesso tempo, sempre secondo la logica per cui non si può avere tutto sotto casa, considero Milazzo e Barcellona funzionalmente come un unico bacino sanitario. È mia intenzione fare in modo che si offrano servizi efficaci distribuiti sull’asse Milazzo-Barcellona, fruibili da entrambe le popolazioni, in modo da superare le criticità quali la carenza di anestesisti, di medici di pronto soccorso e di personale in generale. Lo si potrà fare lasciando tutti i servizi di emergenza, puntando a fare di questo polo un’eccellenza pur nel rispetto delle specificità singole».
Quindi diversificando…
«Sì è possibile, anche perché ogni ospedale come struttura fisica ha una sua peculiarità e i suoi spazi. Dobbiamo tenere conto di tutto assicurando ai cittadini entrambe le realtà».
E l’ospedale di Mistretta?
«Non ci sarà alcun depotenziamento. Ci sono solo criticità da superare dovute al fatto che negli ospedali della zona montana della provincia di Messina c’è difficoltà a reperire personale. A Mistretta dobbiamo fornire i servizi di base, un buon pronto soccorso, magari potenziandolo. Inoltre c’è quell’eccellenza della “Fondazione Salvatore Maugeri” che tutta la Sicilia e il Nord Italia ci invidiano. Dobbiamo assicurare il decoro delle prestazioni in tutte le sedi e garantire un’offerta sanitaria di emergenza efficace, dando risposte più immediate. Per quanto riguarda le prestazioni più complesse, i cittadini capiranno che nel loro stesso interesse sarà necessario spostarsi di qualche chilometro».
Come ha trovato e lasciato l’ospedale Papardo?
«Insieme al Policlinico, il Papardo è l’ospedale dei messinesi ma paga il fatto di essere decentrato. Ha notevoli professionalità sotto forma di personale medico e sanitario, però deve essere ripensato perché ha avuto un calo di produzione, non per colpa di qualcuno ma proprio perché la gente preferisce recarsi in centro. Deve essere ripensato come un polo di eccellenza, dandogli alcune specificità che gli consentano di aumentare la produzione, perché purtroppo al momento non riesce ad avere un pareggio di bilancio».