AGRIGENTO. «Oggi si insedia, nel pieno dei suoi poteri, il nuovo Direttore Generale, Giorgio Santonocito, proveniente da altra Provincia e pertanto estraneo alle contorte logiche che a nostro giudizio hanno finora permeato l’azione amministrativa all’Asp agrigentina».
Lo scrive Giuseppe Riccardo Spampinato (nella foto), segretario regionale del Cimo, aggiungendo: «Al neodirettore, oltre ad augurare un proficuo lavoro per il bene e il rilancio della Sanità agrigentina, chiediamo di chiudere con la “stagione della caccia alle streghe”, rompendo definitivamente col fumoso passato che ancora oggi aleggia attorno ai vertici dell’Asp».
Secondo il sindacato dei medici «la mission aziendale deve unicamente essere improntata a fornire ai cittadini della Provincia servizi sanitari di elevata qualità e non a una gestione di potere di non chiara matrice, come sembra essere accaduto finora. Occorre un profondo rinnovamento della squadra che avrà in carico la governance aziendale, puntando anche, come da specifica previsione di legge, sulla necessaria rotazione dei dirigenti amministrativi, evitando le duplicazioni di incarichi e il concentrarsi di posizioni di potere che, allo stato, hanno prodotto unicamente guasti e storture».
In passato il Cimo aveva ripetutamente denunciato «la mancanza all’Asp di Agrigento di vere relazioni sindacali» e la presenza di «gravi e grossolane storture amministrative delle gestioni manageriali».
Spampinato sottolinea: «L’attività sindacale di Cimo in seno all’Asp di Agrigento, improntata alla pungolante richiesta del rispetto della trasparenza e della coerenza dell’azione amministrativa, ha invece suscitato scomposte reazioni da parte di un entourage amministrativo che, a prescindere dal vertice aziendale di turno, sembra dettare il bello e il cattivo tempo».
Secondo Spampinato «attraverso le sue iniziative Cimo è andata a toccare qualche nervo scoperto in seno alla Asp di Agrigento, la cui reazione è stata scomposta, con esponenti sindacali o semplici iscritti CIMO divenuti bersaglio di procedimenti disciplinari che, pur conclusisi con l’archiviazione degli stessi, hanno tuttavia causato serio imbarazzo a chi li ha dovuti subire, facendo fronte anche a spese legali non indifferenti».
A questo proposito, dal Cimo sottolineano: «In un caso l’Asp di Agrigento ha promosso nei confronti di un proprio dipendente, direttore di Unità operativa complessa, un procedimento disciplinare con richiesta di licenziamento, basandosi sulla sussistenza di un procedimento penale inesistente, così come ammesso successivamente dalla Commissione per i Procedimenti Disciplinari della stessa Asp».