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Anticorpi monoclonali, altri trattamenti in Sicilia dopo il primo effettuato al Civico

La cura, somministrata per la priva volta martedì, come anticipato da Insanitas, a una paziente dell'Arnas palermitana, è stata poi effettuata il giorno dopo a Catania e giovedì al "Cervello".

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PALERMO. La cura con gli anticorpi monoclonali contro il Coronavirus sarà disponibile anche a Messina e Siracusa, le cui strutture si vanno ad aggiungere a quelle che ne avevano già fatto richiesta a Palermo, Catania, Trapani, Enna e Ragusa. A dare notizia dell’arrivo del superfarmaco all’ospedale San Marco di Catania è stata la testata etnea “La Sicilia”. Subito dopo, come anticipato da Insanitas, il farmaco è arrivato anche a Palermo all’ospedale “Cervello” designato come centro hub per i monoclonali per la Sicilia occidentale.

«Il mio ufficio si occupa dell’erogazione degli anticorpi monoclonali per Catania, Enna, Ragusa e Siracusa. Il 17 marzo abbiamo ricevuto 52 dosi di Bamlanivimab, l’anticorpo prodotto dall’azienda italiana Ely Lilly, che è stato erogato mercoledì 24 marzo ad un paziente che di Enna» spiega il professore Filippo Drago (nella foto), ordinario di Farmacologia all’Università di Catania e responsabile della farmacologia del Policlinico.

La prima inoculazione degli anticorpi monoclonali in Sicilia, invece, era stata effettuata martedì 23 marzo alle ore 12 presso l’ospedale Civico di Palermo, come annunciato in anteprima da Insanitas: «La prima paziente a cui abbiamo inoculato gli anticorpi monoclonali ha appena subito un trapianto di polmone all’Ismett ed è tutt’ora in trattamento con gli immunosoppressori- ha dichiarato Francesco Di Lorenzo, direttore del reparto di “Malattie Infettive” del Civico- Dato che si tratta di una cura ambulatoriale, cioè dedicata a persone che non sono ricoverate, stiamo monitorando la situazione tramite telefono e con le visite dell’Usca, al momento la situazione della paziente è stabile».

La terza somministrazione in Sicilia è stata effettuata nella mattinata di giovedì 25 marzo presso l’ospedale “Cervello” di Palermo: «Pur avendo una sintomatologia lieve il paziente è stato reclutato perché è ad altissimo rischio, infatti, presenta ipertensione, diabete ed è cardiopatico, quindi rientra nella categoria dei soggetti “fragili” candidabili alla somministrazione dei monoclonali – ha precisato ad Insanitas la dottoressa Tiziana Maniscalchi, responsabile del Pronto Soccorso del Cervello- Anche se il farmaco è già in commercio è ancora nella fase 4 della sperimentazione, pertanto stiamo effettuando degli studi osservazionali in questi pazienti non ospedalizzati e senza necessità di ricevere l’ossigeno, che presentano un alto rischio di una grave progressione della malattia. Adesso il paziente è a casa e al momento è stabile, l’effetto dei monoclonali dovrebbe essere proprio la mancata progressione della patologia. Ci sono già altri due candidati e sono stati contattati, con uno procederemo sicuramente perché è pienamente eleggibile, all’altro dovremo fare ancora qualche test prima di decidere».

Giovedì sono arrivati al San Marco gli altri anticorpi monoclonali che vengono usati insieme al Bamlanivimab: «Sono arrivate 196 dosi di Etesevimab, quindi abbiamo tali dosi di anticorpi associati e 51 dosi di solo Bamlanivimab. Il problema riguarda il fatto che è necessario il coinvolgimento dei medici di medicina generale altrimenti rischiamo che questi anticorpi non vengono utilizzati. Gli anticorpi in associazione ovviamente hanno un effetto da maggiore rispetto a quello in monosomministrazione. In questo caso l’inoculazione viene effettuata con le stesse modalità ma dura circa 10 minuti in più. Praticamente sono due flaconi che si aggiungono nella stessa sacca- riferisce ancora il professore Drago- La procedura è molto chiara, infatti, inizia con l’identificazione del paziente positivo al tampone molecolare e sintomi di non più di 10 giorni. Bisogna poi valutare i fattori di rischio per patologia e per età. Compilata la scheda da parte del medico di famiglia, lo stesso deve mettersi in contatto con il centro clinico territorialmente più vicino al domicilio del paziente. A questo punto, il medico del centro riceve la scheda e concorda con il medico o il pediatra di famiglia l’ingresso del paziente in ambulatorio».

Poi Drago aggiunge: «Il centro ospedaliero invierà l’autoambulanza al domicilio del paziente che sarà portato all’ospedale dove gli sarà somministrato il farmaco. C’è un periodo di attesa e poi sarà riportato a casa. Al momento in Sicilia abbiamo usato solo tre dosi in una settimana circa. Quello degli anticorpi monoclonali è uno strumento validissimo per ridurre il peso delle ospedalizzazioni, infatti, l’Aifa con un atto di coraggio ci ha messo a disposizione anticorpi che ancora non sono stati autorizzati da Ema ed ha fatto un ottimo lavoro. Ma penso che la nostra priorità al momento sia anche quella di vaccinare il maggior numero di persone, per questo motivo spero che Aifa con le stesse modalità decida di autorizzare i vaccini sicuri come lo Sputnik russo per garantire le dosi all’Italia in tempi brevi e avviarci alla ripartenza».

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