PALERMO. «Contro gli episodi di violenza bisogna essere uniti, bisogna mobilitare le coscienze, bisogna rivolgere un appello a tutti coloro che si indignano ad uscire fuori dai social e a scendere in piazza».
Lo ha dichiarato l’Assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, intervenendo al sit-in contro le violenze nei confronti degli operatori siciliani. promosso dall’Ordine dei medici provinciale (in alto le interviste video a cura di Insanitas).
E ha aggiunto: «La sanità siciliana è fatta di migliaia di professionisti in ogni ruolo che giorno per giorno affrontano con difficoltà il contatto con i cittadini e dai cittadini meritano rispetto come loro devono rispetto».
Sono tre gli aspetti da curare emersi durante il vertice tenutosi in Prefettura: «Quello della security per rafforzare tutte le azioni relative alla vigilanza- spiega Fabrizio De Nicola, Commissario del Policlinico “Paolo Giaccone”- Poi c’è un’altra strada che è quella della comunicazione, cioè cercare di comunicare bene ai nostri cittadini quale sia il supporto e l’aiuto che danno i nostri operatori sanitari. Ovviamente noi da manager- precisa De Nicola- dobbiamo rinforzare la nostra attività di controllo delle attività degli ospedali ma dobbiamo anche rinforzare e migliorare l’attività del front office, le attività relative al pronto soccorso dove devono essere sempre più snelli, più operativi, dove le liste d’attesa devono essere più brevi cercando di limitare al massimo quello che possono essere le disfunzioni”.
Ma non solo un problema relativo alla gestione sanitaria. Secondo la CIMO le aggressioni nei confronti degli operatori sanitari rappresentano un problema sociale in quanto si tratta di «violenza gratuita con la quale ormai il cittadino ritiene di fare per sé giustizia all’interno di un ospedale aggredendo l’operatore che non è più la figura che ne garantisce la salute ma è visto come un nemico», spiega Giuseppe Riccardo Spampinato, segretario regionale CIMO.
Tra le modalità per arginare gli episodi di violenza la CIMO propone di attivare il Daspo urbano «per dare un segnale dicendo a questa gente che non potrà più avvicinarsi ad un ospedale perché sono un pericolo e debbono essere immediatamente allontanati».
Ad estendere la problematica ad una prospettiva nazionale la Cisl Medici: «Il problema parte da un’analisi non perfettamente aderente ai bisogni di questa regione. L’intasamento dei pronto soccorso- spiega Massimo Farinella, segretario regionale Cisl Medici- deriva non tanto e non solo da un mancato filtro esercitato dalla medicina del territorio ma dipende anche dall’impossibilità dei pronto soccorso a smaltire l’utenza. Tutti i pezzi del servizio sanitario dovrebbero essere nelle condizioni di offrire un’appropriata risposta».
L’iniziativa è stata sposata anche dal movimento Cittadinanza Attiva: «Credo che la cosa migliore sia che i luoghi più critici possono diventare il presidio per quanto attiene la presenza civica, per esempio nei pronto soccorsi- ha dichiarato il segretario regionale Giuseppe Greco– Non sarebbe male cominciare anche a interessarci, naturalmente integrando la presenza delle forze dell’ordine, anche nei luoghi più sensibili che sono stati oggetto di aggressività e a volte anche di condizioni veramente disarmanti per quanto attiene il bene comune della salute».